L'Africa è uno di quei paesi dove il divario è molto forte e non soltanto nei confronti del nord del mondo, ma anche fra i diversi stati del continente dove le differenze socio-economiche hanno creato uno sbilanciamento fra nazioni che si sono, in questo senso, evolute più di altre.
I dati, dal punto di vista dell'informazione, rivelano una situazione sconfortante: 1 africano su 4 possiede una radio, 1 su 12 ha un apparecchio TV, 1 su 30 un telefono cellulare, 1 su 45 è titolare di una linea telefonica fissa, 1 su 150 possiede un PC, 1 su 180 usa internet e solo 1 su 500 ha un abbonamento a una pay-TV.
Questa arretratezza tecnologica, accompagnata dai problemi ben noti di povertà e malnutrizione, va a rafforzare un isolamento economico e culturale della popolazione africana nei confronti del mondo.
La soluzione al problema vede coinvolti non solo i governi africani, ma soprattutto i paesi più industrializzati e le organizzazioni internazionali di aiuto che dovrebbero accordarsi per diffondere capillarmente fra la popolazione gli strumenti necessari allo sviluppo.
Qualche piccolo passo in tal senso è stato fatto: nel 2005 l'informatico statunitense Nicholas Negroponte ha lanciato un progetto, accolto dallo stato del Rwanda, chiamato One Laptop Per Child (un portatile per ogni bambino) proponendo la distribuzione di piccoli computer portatili ad un costo contenuto affinché i bambini potessero avvicinarsi alla tecnologia e al mondo dei computer.
Anche i governi nazionali hanno tentato di rimediare al problema: alcuni stati come il Burkina Faso, ad esempio, si sono concentrati sulla diffusione del telefono, proponendo di installare nel proprio territorio un telefono pubblico ogni 20 chilometri; il Ghana, invece, ha previsto una linea telefonica ogni 500 abitanti.
Nonostante questi sforzi, il problema resta ancora oggi di difficile risoluzione: non sarà facile per i governi ridurre in tempi brevi il digital divide in un territorio tanto vasto e popoloso.
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