martedì 29 agosto 2017

RIASSUNTO ARTE CAROLINGIA

Il termine "arte carolingia" si utilizza soprattutto riferendosi alla produzione artistica francese e italiana dell'alto Medioevo; in Germania si parla invece di "arte ottoniana".
Più in generale questo periodo viene chiamato "Rinascimento carolingio" in riferimento al "risveglio" culturale e artistico basato sulla ripresa della cultura classica (in opposizione all'islamismo e alle culture barbariche), che coincise con gli anni al potere di Carlo Magno (742-811 d.C).
L'arte carolingia nacque e si sviluppò soprattutto nei centri del potere imperiale, cioè dove risiedevano Carlo Magno e la sua corte (ad esempio, Aquisgrana, Nimega, Ingelheim), ma anche nei moasteri in Francia, in Germania, in Svizzera e in Italia settentrionale (Milano).

Architettura


Chiesa a pianta basilicale
Chiesa a pianta a croce greca
Le chiese adottano la pianta basilicale, la pianta a croce greca, la pianta centrale e quella ottagonale.
In questo periodo vengono costruiti molti monasteri, sul modello di quello di San Gallo in Svizzera, risalente al IX secolo: gli edifici erano distribuiti intorno ad un chiostro centrale (cioè un cortile/giardino adatto alla meditazione) addossato ad un lato della chiesa e si componevano sostanzialmente di una sala capitolare (dove si riunivano i monaci), di una cucina, un refettorio, una foresteria e di vari edifici che ospitavano il dormitorio.
A seconda dell'ordine monastico si potevano avere anche biblioteche, sale di lavoro, granai, stalle per il bestiame, capanni per il ricovero di attrezzi agricoli, cimiteri, etc.
Nella foto sotto una pianta del monastero di San Gallo in Svizzera. 
Pianta del monastero di San Gallo in Svizzera


Affreschi della cripta di Saint Germain d'Auxerre

Pittura

Le chiese sono decorate soprattutto con affreschi.
I colori usati non variavano molto: erano sui toni del giallo, dell'oro e dell'ocra.
La prospettiva era sconosciuta e le proporzioni non venivano rispettate.






Le miniature


In questo periodo è notevole la produzione di miniature che risentono dell'influenza bizantina (soprattutto nei tratti del viso e nell'uso marcato del drappeggio). Centro fondamentale di quest'arte fu la Schola Palatina ad Aquisgrana, voluta proprio da Carlo Magno.
Spesso vi erano raffigurati i quattro evangelisti con i loro simboli (il cosiddetto tetramorfo): San Giovanni e l'aquila, San Matteo e l'angelo, San Luca e il toro e San Marco e il leone
I colori erano molto vivaci e si usava spesso la lamina d'oro (ad esempio per l'aureola dei santi).
Anche nelle miniature la prospettiva non era rispettata.



Scultura

Si hanno diverse notizie circa la produzione scultorea di questo periodo, ma non molte sono le opere giunte fino a noi. Si tratta soprattutto di stucchi e bassorilievi e statuette lignee equestri, raffiguranti Carlo Magno.
Stucco carolingio del Museo di Santa Giulia a Brescia

Oreficieria

L'arte orafa raggiunge in questo periodo livelli di eccellenza.
Si utilizzavano le principali tecniche di lavorazione come lo sbalzo, l'incisione, il niello, la filigrana, l'incastonatura, la smaltatura, etc.
Capolavoro dell'oreficeria carolingia è l'altare laminato d'oro e d'argento di Vuolvinio nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano.

Altare in Sant'Ambrogio



sabato 26 agosto 2017

RIASSUNTO LA TORMENTA DI PUSKIN

Maria Gavrilovna ha 17 anni ed è la figlia di un ricco possidente terriero di una provincia della Russia. La ragazza è innamorata, ricambiata, di Vladimir, un semplice sottotenente dell'esercito, che i genitori le proibiscono di vedere perché non all'altezza delle loro pretese economiche.
Maria e Vladimir continuano a vedersi segretamente, ma, quando arriva l'inverno, i loro incontri diventano quasi impossibile e i due ragazzi pianificano di sposarsi di nascosto per poi chiedere perdono ai genitori di Maria.
La notte prima della fuga la ragazza scrive alcune lettere ai genitori per spiegare la sua assenza.
Il giorno dopo, di mattina presto, Maria esce silenziosamente di casa e sale sulla slitta che la sta aspettando per portarla a Zadrino, nella chiesa dove è fissato il matrimonio.

Nel frattempo una tempesta si profila all'orizzonte e Vladimir, che ha organizzato la cerimonia con la presenza di un prete e di alcuni testimoni, si avvia verso la chiesa. Quasi subito, però, la tormenta di neve si fa violenta e il giovane perde la strada verso Zadrino. Quando vi arriva, molte ore dopo, la chiesa è ormai chiusa e vuota, anche se scopre cosa vi è accaduto poco prima.

Maria intanto è tornata a casa, ha bruciato le lettere e si è rimessa nel letto senza che nessuno scoprisse nulla. Nei giorni seguenti la ragazza viene colta da una fortissima febbre che la porta a delirare e a rischiare di morire. I genitori credono che quel malessere sia dovuto all'amore che Maria prova per Vladimir e decidono di scrivere al giovane per acconsentire al matrimonio. Vladimir però risponde loro di non voler mai più vedere Maria e si arruola nell'esercito russo, morendo in battaglia poco dopo.
Dopo qualche tempo anche il padre di Maria muore, lasciandole una notevole eredità.

La ragazza, insieme alla madre, si trasferisce in un'altra tenuta, dove viene corteggiata da moltissimi pretendenti, ma Maria, ancora troppo legata al ricordo di Vladimir, non ha intenzione di fidanzarsi con nessuno.

Un giorno arriva presso la loro casa un ufficiale in convalescenza di nome Burmin che mostra subito interesse per Maria. La ragazza, pur sentendo che l'uomo non le è indifferente, continua ad avere un comportamento freddo e distaccato. 
Un pomeriggio, durante un incontro in giardino, il soldato le apre il suo cuore dicendole di amarla, ma confessa anche di essere già sposato e di non sapere chi sia sua moglie.
Burmin racconta che anni prima, durante una violenta tempesta di neve aveva perso la strada ed era arrivato stremato in una chiesa dove c'erano alcune persone intorno ad una bellissima fanciulla svenuta su una panca. Appena entrato, l'officiante gli aveva chiesto se si poteva cominciare e Burmin, smarrito e stanchissimo, aveva acconsentito allo sposalizio senza capire nulla di quanto stava accadendo. Al momento del bacio fra gli sposi, però, la ragazza si era ripresa e aveva gridato che lui non era lo sposo ed era svenuta nuovamente.
Burmin ne aveva approfittato per fuggire e da allora non sapeva più nulla di sua moglie. 
A questo punto Maria gli rivela di essere lei la sua giovane sposa.


mercoledì 23 agosto 2017

PARAFRASI IL SOGNO DI ENEA

Parafrasi dell'episodio in cui Ettore appare in sogno ad Enea Libro II dell'Eneide
dal v. 268 al v. 205


Era il momento in cui gli uomini stanchi si lasciano prendere dal sonno che, essendo dono degli dei, è per loro piacevolissimo.
Enea racconta che nel sogno gli appare Ettore, addolorato, mentre piange copiosamente, come nel giorno della sua morte, quando le bighe lo avevano trascinato, sporco di fango e di polvere, coi piedi gonfi e trafitti dalle cinghie.
Enea vede Ettore molto diverso rispetto a quando era tornato vestito delle armi di Achille o quando aveva lanciato le torce troiane contro le navi dei Greci: la sua barba è incolta, i capelli sono impastati di sangue e si vedono le tante ferite che gli furono inferte sotto le mura di Troia.
Enea nel sogno chiama l'eroe troiano e pronuncia parole tristi nel chiedere a lui, che era l'onore della terra di Dardanio, la speranza più concreta dei Troiani, quale lunga sosta lo abbia trattenuto lontano.
Gli chiede poi da quali terre stia tornando, lui così amato. Continua dicendo che solo adesso hanno potuto rivederlo, dopo che tanti uomini sono morti in battaglia e dopo la terribile sciagura che ha colpito la città di Troia e i suoi abitanti. Gli chiede anche perché il suo volto sia deturpato in quel modo e perché abbia tutte quelle ferite.
Ettore non risponde alle domande di Enea, ma emette un terribile singhiozzo col petto e poi gli dice di scappare da Troia, di fuggire da quella città in fiamme ormai in mano al nemico. Prosegue dicendo che il destino ha concesso molto a Priamo e che lui, se fosse servito, avrebbe difeso la rocca di Pergamo anche con un solo braccio.
Dice poi che ad Enea sono adesso affidati i simboli religiosi e gli Dei Penati e che è suo compito portarli con sé, cercando per loro una nuova città che lui stesso dovrà fondare dopo aver attraversato il mare.