venerdì 23 dicembre 2022

RIASSUNTO NASCITA DEL MONACHESIMO

IL MONACHESIMO NASCE IN ORIENTE
La pratica del monachesimo prese avvio nel IV secolo dopo Cristo in Egitto, dove alcuni credenti particolarmente devoti iniziarono a condurre una vita ritirata e incentrata sull'autonegazione. Si pensa che questi monaci si siano ispirati alle privazioni patite da Gesù durante i suoi 40 giorni nel deserto.
Vi sono varie forme di monachesimo "primitivo", tutte caratterizzate dalla mortificazione del corpo e dalla penitenza. Le due forme principali di monachesimo sono:
EREMITISMO E CENOBITISMO
Gli eremiti sono coloro che scelgono di vivere in solitudine, in grotte o posti isolati, spogliandosi di tutti i beni materiali e rifugiandosi lontano dal mondo e dagli affetti, nutrendosi del poco che la natura elargisce.
I cenobiti, invece, sono coloro che scelgono di vivere la loro esperienza religiosa in comune.

Primo fra tutti fu Paolo l'Eremita che, intorno al 250 d.C.,  si rifugiò nel deserto per evitare le persecuzioni cristiane sotto l'imperatore Decio.
Gli storici tramandano che condusse una vita semplice e in riflessione e che visse eccezionalmente a lungo: il suo biografo ufficiale, San Girolamo, riporta infatti che morì all'età di 113 anni. 
Negli ultimi anni della sua vita Paolo ricevette la visita di Sant'Antonio Abate, monaco ascetico considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Nato in Egitto, Antonio si rifugiò nel deserto a causa delle persecuzioni di Diocleziano e vi rimase per moltissimi anni praticando l'ascesi e infliggendosi dure persecuzioni fisiche. Altri monaci furono attirati dalla sua esperienza e lo raggiunsero, vivendo in grotte vicine alla sua e imitando il suo stile di vita. 
Sull'esempio di Antonio Abate, San Pacomio fondò l'ascesi cenobitica, una comunità religiosa basata su una regola, cioè su specifiche caratteristiche, che tutti gli appartenenti dovevano seguire e rispettare. Anche altri ordini monastici avranno poi una loro regola, magari simile oppure diversa da quella dei cenobiti, ma era fondamentale che venisse rispettato ciò che la regola imponeva. 
Anche San Basilio fondò un suo ordine monastico, con una sua propria regola, la regola basiliana appunto, che predicava l'amore e l'aiuto del prossimo. Fu grazie a San Basilio che nacquero scuole, ospedali, ospizi, orfanotrofi e asili. 
IL MONACHESIMO IN OCCIDENTE
A Roma, nella metà del '300, iniziano a comparire i primi monasteri. Il più importante ordine monastico di quell'epoca fu fondato da San Benedetto da Norcia, padre della famosa regola "ora et labora" (prega e lavora). Nel monastero benedettino di Montecassino si viveva una vita di pace e operosità, nel nome di Gesù e seguendo soprattutto la regola basiliana dell'aiuto verso il prossimo. Nel monastero tutto era perfettamente organizzato, le attività lavorative e quelle di preghiera si alternavano durante il giorno e vi regnava una pace che non si poteva trovare al di fuori del convento. 
L'importanza dei monasteri nati in questo periodo è soprattutto dovuta al fatto che si impegnarono a conservare e a trascrivere le opere letterarie greche, latine e anche orientali. E' grazie al lavoro degli amanuensi (così erano detti i monaci che trascrivevano a mano i testi classici) che molte opere del passato sono giunte fino a noi.  
La scrittura, come il lavoro nei campi, faceva parte appunto della regola del "prega e lavora" voluta dal San Benedetto: un modo per impegnare l'uomo in attività umili e in linea con la vita semplice di Cristo. 


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martedì 20 dicembre 2022

PARAFRASI DONNA CHE SI PETTINA MARINO

DONNA CHE SI PETTINA - GIAMBATTISTA MARINO

Onde dorate, e l’onde eran capelli,
Navicella d’avorio un dì fendea;
1' una man pur d’avorio la reggea
per questi errori prezïosi e quelli;

e, mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l’òr de le rotte fila Amor cogliea,
per formarne catene a’ suoi rubelli.

Per l’aureo mar, che rincrespando apria
il procelloso suo biondo tesoro,
agitato il mio core a morte gìa.

Ricco naufragio, in cui sommerso io moro,
poi ch’almen fûr, ne la tempesta mia,
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro. 


PARAFRASI

Un giorno i capelli biondi erano percorsi da un pettine d'avorio, sorretto da una mano bianchissima, che si muoveva qua e là fra le ciocche disordinate e mentre il pettine divideva i capelli in una riga drittissima, Amore raccoglieva i fili di capelli spezzati per formare delle catene destinate a chi voleva ribellarsi a lui. Il cuore del poeta batteva agitato solo a intravedere la capigliatura bionda mossa dai movimenti del pettine. L'innamoramento del poeta è prezioso, perché la tempesta d'amore lo ha gettato su uno scoglio di diamante immerso in un golfo dorato.  

 
ANALISI METRICA
La lirica è un sonetto diviso in 2 quartine e due terzine che rimano ABBA ABBA CDC DCD

FIGURE RETORICHE
Metafora= v. 1 "onde dorate" sono i capelli - v. 2 "navicella" è il pettine - v. 2 "errori" sono le ciocche disordinate - v. 5 "flutti tremolanti e belli" = sono i capelli - v. 12 "ricco naufragio" è l'innamoramento del poeta per la donna. E' ricco perché avviene anche a causa dell' oro dei capelli.
Ossimoro= v. 2 "errori preziosi" - v. 12 "ricco naufragio"
Arcaismo= v. 11 "gìa", dal verbo gire, che a sua volta deriva dal latino ire, cioè andare. 

ANALISI E COMMENTO
La lirica di Marino riprende un topos classico, la donna dai bei capelli biondi che fa innamorare il poeta, stravolgendolo e portandolo verso quella ricerca dello stupore e della meraviglia che caratterizza tutta la letteratura del Barocco. La poesia ricorda immediatamente Petrarca e i ritratti della sua amata, colta in momenti anche privati, ma in questo caso Marino esaspera l'azione quotidiana del pettinarsi i capelli con la metafora del mare e della navicella che costituisce tutto l'asse della lirica. Non c'è approfondimento psicologico, le sensazioni del poeta e il suo amore sono anch'esse appena accennate e si risolvono anch'esse nella metafora del naufragio. 

giovedì 15 dicembre 2022

RIASSUNTO NERVA, TRAIANO E ADRIANO

Dopo aver abbattuto Domiziano (appartenente alla dinastia dei Flavi), i congiurati portarono al trono NERVA: una figura rassicurante per il Senato. Nerva era già anziano, era tradizionalista, non aveva figli. Alla sua morte designa come suo successore TRAIANO, autorevole generale e legato della Germania. Traiano, nato in Spagna, apparteneva all'aristocrazia di una provincia romana---> fatto molto importante perché per la prima volta sale al potere un abitante della provincia. Traiano regna per vent'anni e gode dell'approvazione generale. In politica estera conquista la Dacia (attuale Romania) che era ricca di giacimenti d'oro. Per questa impresa fa erigere nel Foro la Colonna Traiana.

Poi sposta la sua attenzione militare verso Oriente e combatte contro i Nabatei (arabi) che controllavano le vie commerciali verso il Mar Rosso e l'India. Traiano riesce a sconfiggerli e crea la provincia romana dell'Arabia. 

Infine si scontra con i Parti. Nella lotta contro uno dei nemici più ostici dell'impero romano, Traiano ottiene prima alcune successi (infatti conquista sia l'Armenia che la Mesopotamia), però l'insorgere di alcune rivolte in Palestina, a Cipro e in alcuni territori della Mesopotamia provoca una frammentazione dell'avanzata dell'esercito romano che piano piano porta Traiano a ritirarsi fino a quando viene ucciso in battaglia, in Cilicia. Con la sua morte, anche le conquiste di questa parte di Oriente vanno perdute.

A Traiano succede il cugino, ADRIANO, anch'egli originario della Spagna. Adriano fu uno dei più grandi personaggi a caratterizzare la storia di Roma: aveva una vasta cultura, una grande saggezza e diede il via alla costruzione di monumenti e opere pubbliche.


Adriano viaggiò moltissimo per cercare di riorganizzare l'Impero a livello militare e amministrativo. Le numerose e infruttuose guerre avviate contro i Parti gli fecero capire che i Romani dovevano rinunciare alla conquista dell'Oriente e dovevano iniziare a fortificare i confini dell'Impero per renderlo più sicuro. 

Il limes prima era una linea immaginaria che segnava il confine dei territori appartenenti all'Impero. Con Adriano il limes diventa una vera e propria zona fortificata e difensiva, come ad esempio il Vallo di Adriano, fatto costruire per difendere il territorio della Britannia dai popoli del nord (gli Scuti).

Come proprio successore Adriano scelse Antonino (più tardi definito Pio), adottandolo. Con Antonino inizia la dinastia degli Antonini. 

lunedì 12 dicembre 2022

RIASSUNTO GUERRA SOCIALE O GUERRA ITALICA

Siamo intorno al 90 a.C.

Le popolazioni italiche, alleate dei Romani, pur fornendo un grosso contributo alla potenza militare di Roma, erano escluse dalle decisioni politiche, militari ed economiche. Inoltre non potevano comandare l'esercito ed erano sfruttate economicamente.   


Livio Druso, tribuno della plebe, propose alcune riforme tra cui la concessione della cittadinanza romana agli Italici. Quando era quasi riuscito a convincere il Senato a votare a favore della sua riforma, viene ucciso. A questo punto scoppia una rivolta praticamente in tutti i territori della penisola---> inizia la GUERRA SOCIALE (cioè dei socii=gli alleati).

Dopo una serie di feroci battaglie Roma riesce a vincere sul piano militare, ma nel frattempo aveva concesso la cittadinanza a tutti quei popoli che avevano giurato fedeltà a Roma (e non le si erano ribellati) e anche a quelli che si erano arresi... Alla fine quindi Roma vince sì la guerra, ma i rivoltosi ottengono quanto avevano richiesto, cioè la cittadinanza!

TEMA: GUARDANDO FUORI DALLA MIA FINESTRA

Panorama in città

Guardando fuori dalla mia finestra non è che il panorama offra granché: vivo alla periferia di una grande città e di fronte a me ho un altro palazzo del tutto simile al mio. Posso vedere le finestre degli altri appartamenti, i balconi ingombri di oggetti che non trovano posto nelle piccole case in cui viviamo qui in periferia.
C'è solo un appartamento che si distingue dagli altri: ha un terrazzino ordinato e pulito, con tante piante che in primavera fanno fiori colorati. Mi ero sempre chiesta chi potesse abitarvi, forse una signora sola o una giovane mamma amante del giardinaggio, poi un giorno è uscito sul balcone un vecchietto, un po' curvo sulle spalle. Si è chinato è ha cominciato a togliere alcune foglie secche dalle piante, con le dita smuoveva la terra dei vasi e con una bottiglia di plastica le ha bagnate tutte. Da allora ogni tanto mi è capitato di rivederlo, sempre lui e sempre solo a occuparsi del suo mini-giardino di città.
A parte questo i miei occhi non trovano occasioni per gioire nell'osservare il panorama che ho di fronte. Per vedere il cielo devo alzare un bel po' la testa e anche in questo caso non sono molto fortunata: ne intravedo un piccolo spicchio, sempre che non sia grigio e ingombro di nuvole cariche di pioggia. 
Se invece mi affaccio e guardo di sotto, posso osservare il movimento frenetico della via che si trova sotto casa mia: auto e traffico a tutte le ore, negozi etnici e verdurai indiani che espongono le loro mercanzie in scaffali colorati a ridosso dei palazzi. Almeno in questo caso ho una vista piacevole, piena di colori e profumi esotici. 

(280 parole, circa 28 righe di un foglio A4)   



Panorama in campagna

Al di là della finestra il mio sguardo può spaziare sulla campagna circostante. 
Proprio di fronte a me corre la strada che collega il mio paese con la città più vicina. 
E' una strada piuttosto ampia, costeggiata da un filare di alberi ad alto fusto, che fa una curva proprio in fondo, nel punto in cui inizia una serie di piccoli rilievi.
Queste colline costituiscono la fine del mio orizzonte: oltre ad esse non posso vedere, ma il panorama che mi offrono è sempre molto piacevole. Sui pendii ci sono alcune case bianche, col tetto di legno spiovente, e alcuni spazi coltivati. Spesso posso vedere i proprietari al lavoro nei loro orti, mentre tagliano le erbacce o raccolgono i frutti di quello che hanno seminato. 
In lontananza, sulla destra, posso scorgere alcuni raggruppamenti di alberi, dei veri e propri boschetti, intorno a cui si vedono spesso volare uccelli di varia specie. 
La natura intorno a me cambia moltissimo a seconda delle stagioni, variando dai caldi colori autunnali, quando le foglie degli alberi ingialliscono, ai tanti fiori primaverili che punteggiano i prati che ho davanti a casa mia. Il cielo è ampio sopra di me: posso vedere le nuvole rincorrersi spinte dal vento e accorgermi subito se un temporale si sta avvicinando. 
D'estate il sole tramonta proprio oltre le colline e posso così godermi uno degli spettacoli naturali più affascinanti senza neanche muovermi dalla mia casa. 
 

(235 parole, circa 23 righe di un foglio A4)

domenica 11 dicembre 2022

CARATTERISTICHE DELLA GUERRA LAMPO O BLITZKRIEG

Caratteristiche fondamentali della guerra lampo o Blitzkrieg:


  • movimenti ampi e rapidi delle truppe meccanizzate
  • non lasciare tempo al nemico di organizzare una difesa stabile
  • uso massiccio di carri armati
  • truppe organizzate in forze mobili 
  • eccellenti comunicazioni fra reparti
  • meno combattimento diretto col nemico
  • interruzione dei rifornimenti, della logistica, delle comunicazioni nelle linee nemiche


Tattica della guerra lampo


  • effettuare uno sfondamento nel fronte nemico con la combinazione carri-artiglieria-aviazione
  • dirigere i carri verso i centri logistici per tagliare le linee di rifornimento e di comunicazione
  • sempre coi carri accerchiare il fronte nemico a medio raggio 
  • la fanteria doveva seguire i mezzi corazzati per proteggere fianchi e retrovie dei mezzi corazzati






giovedì 8 dicembre 2022

PARAFRASI SPERANZA DI GUIDO GOZZANO

Guido Gozzano - Speranza


Il gigantesco rovere abbattuto
l’intero inverno giacque sulla zolla,
mostrando, in cerchi, nelle sue midolla
i centonovant’anni che ha vissuto.

Ma poi che Primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto,
dai monchi nodi qua e là rampolla
e sogna ancora d’essere fronzuto.

Rampolla e sogna - immemore di scuri -    
l’eterna volta cerula e serena
e gli ospiti canori e i frutti e l’ire

aquilonari e i secoli futuri...
Non so perché mi faccia tanta pena
quel moribondo che non vuol morire!


PARAFRASI

Un grande albero di rovere dopo essere stato abbattuto è rimasto tutto l'inverno disteso sul terreno e dal tronco tagliato si possono vedere i cerchi che indicano un'età di 190 anni. 
Quando poi è arrivata la primavera, che delicatamente ha fatto sbocciare nuovi fiori, il grande albero ha iniziato a mettere germogli dai nodi della corteccia come se volesse essere ancora coprirsi di fogliame. Dimenticando le accette che lo hanno abbattuto mette germogli e sogna il cielo azzurro e sereno, gli uccellini, i frutti e la furia dei venti settentrionali e una lunga vita da vivere per secoli... 
Il poeta non capisce il motivo per cui prova così tanta pena per quell' albero mezzo morto che non si dà per vinto. 

SCHEMA METRICO
La poesia di Gozzano è un sonetto, diviso in due quartine e due terzine di versi endecasillabi che rimano ABBA BABA CDE CDE. 

FIGURE RETORICHE
Sineddoche: v. 2 "zolla" sta per terreno (la parte per il tutto)
Personificazione: v. 5 "Primavera" - v. 8 e 9 "sogna" = il poeta attribuisce all'albero la facoltà di sognare - v. 14 "che non vuol morire" anche in questo caso l'albero sembra aggrapparsi disperatamente alla vita secondo le parole del poeta. 
Perifrasi: v. 6: "con mani di velluto" per indicare la delicatezza con cui i teneri germogli sbocciano a primavera - v. 
Ripetizione: vv. 7-8-9 "rampolla e sogna" il poeta ribadisce più volte il concetto per sottolineare la caparbietà dell'albero e della vita che rinasce, nonostante tutto. 
Metafora: v. 10 "l'eterna volta cerula" intendendo il cielo, appunto la volta celeste. - v. 11 "gli ospiti canori" cioè gli uccellini
Latinismo: v. 12 "aquilonari" il termine deriva dal latino aquilo - aquilonis, cioè "vento settentrionale".
Nella mitologia romana, Aquilone è la personificazione del vento del nord.
Ironia: vv. 13-14 "non so perché mi faccia tanta pena quel moribondo che non vuol morire"= il poeta sa benissimo perché quell'albero gli fa tanta pena, lo sa perché anch'egli sta vivendo con la paura di morire. L'ironia è appunto dire il contrario di quanto si vuole significare. 
Poliptoto: v. 14 "moribondo" e "morire"

ANALISI E COMMENTO
La poesia fa parte della raccolta "La via del rifugio" pubblicata nel 1907. Proprio in quell'anno Gozzano riceve la prima diagnosi della malattia che lo porterà alla morte: la tubercolosi. La poesia riflette lo stato d'animo di un uomo che non si arrende, che sta cercando di combattere il suo male così come l'albero abbattuto torna a mettere germogli con l'arrivo della primavera. Esemplificativo di questo stato d'animo è sicuramente il titolo "Speranza", che sottolinea appunto il desiderio di guarire e tornare a godere di una vita piena e in salute. L'uomo-albero della lirica sogna di vincere il male, è moribondo, ma non si arrende.
Il linguaggio è aulico, ci sono latinismi come "aquilonari" per intendere i venti del nord e alcune parole arcaiche come "fronzuto", ma la lirica ha comunque un'atmosfera intima e familiare. 
La disillusione del poeta nei confronti della vita è evidente nei due versi finali, dove opera quel distacco ironico che fa intendere quanto sia vano e inutile da parte della creature cercare di opporsi al destino e alla morte. 


lunedì 5 dicembre 2022

TEMA SULLO SPORT E I SUOI VALORI

Le squadre e le discipline sportive devono rappresentare un modello educativo per le giovani generazioni ?

Lo sport da sempre rappresenta un momento positivo di forza e vitalità umana. Sin dai giochi olimpici nell'antica Grecia, per arrivare ai giochi romani fino alle Olimpiadi moderne, l'uomo si è sempre misurato coi propri limiti, arrivando a stabilire record e prestazioni inimmaginabili. 

Le grandi imprese sportive mettono l'uomo a confronto non soltanto con gli altri, ma soprattutto con sè stesso, con le proprie difficoltà e debolezze. 
Prima che superare gli altri, per me il vero significato dello sport è sfidare sè stessi e provare a fare meglio.
In questo senso lo sport non può che rappresentare un modello positivo per chiunque si avvicini per la prima volta ad una disciplina. 
E' anche vero che, come in altri settori, anche nello sport esistono scorrettezze e slealtà. 
Basti pensare alla pratica del doping che negli ultimi anni ha visto tanti atleti squalificati e deturpati nella loro fulgida carriera. 
Molti premi sono stati ritirati a quegli sportivi che, si è scoperto, avevano vinto grazie all'uso di sostanze che ne facilitassero le prestazioni sportive. 
Non solo: alcune discipline più di altre sembrano mettere in evidenza le debolezze umane, quando mostrano atleti che danno sfogo alla propria frustrazione con gesti davvero poco esemplificativi. Penso ad esempio ad alcuni calciatori nei confronti dei loro avversari, a quei colpi sferrati in campo, in preda all'ira e alla rabbia. 
Certamente questi non possono essere considerati gesti sportivi degni di essere ricordati, ma, come dicevo prima, non è solo lo sport che ci offre esempi di disonestà: la politica prima di tutto, dove la corruzione è all'ordine del giorno, o l'amministrazione pubblica sono solo alcuni settori dove possiamo trovare esempi di scorrettezze. 
Preso atto della presenza di alcuni aspetti meno positivi, secondo me è giusto concentrarsi su tutto ciò che di buono può derivare dall'esercitare una determinata attività e in questo senso lo sport ci offre davvero tanti esempi che è giusto ricordare, a cominciare dagli atleti paraolimpici, che lottano ogni giorno con le proprie difficoltà e riescono a raggiungere sportivamente livelli eccezionali. 

(340 parole, circa 35 righe di un foglio A4)

sabato 3 dicembre 2022

LA RIFORMA DEL TEATRO DI GOLDONI

In che modo Goldoni attua la riforma del teatro?

Goldoni voleva portare in scena la realtà, la vita vera e il modo migliore per farlo era servirsi della commedia, perché riteneva che fosse il genere teatrale più adatto a rappresentare la realtà di tutti i giorni. 



I punti della riforma goldoniana: 

  • Approfondimento psicologico dei personaggi
Fino ad allora la commedia dell'arte era basata su quelle che sono chiamate "maschere", cioè su personaggi stereotipati: i loro comportamenti sono predeterminati e gli spettatori li conoscono già perfettamente. Le maschere sono fisse e sempre uguali nel loro modo di agire e di pensare. 
Goldoni propone invece di portare sul palco personaggi "veri", presi dalla realtà, così che avessero un loro carattere e una loro psicologia. I personaggi di Goldoni non hanno un carattere "fisso", ma si modificano nel corso della commedia, sono in evoluzione.
In questo modo alla tradizionale "commedia per tipi" subentra "una commedia per caratteri". 


  • Porta in scena situazioni realistiche           
La commedia dell’arte era costruita con trame complicate e spesso inverosimili, mentre Goldoni propone un teatro fortemente impostato sull’analisi psicologica dei personaggi, eliminando tutti quegli intrecci secondari che rendevano la vicenda quasi improbabile e, appunto, poco vera.
Portando sul palco vicende reali, Goldoni voleva fare in modo che il pubblico potesse quasi specchiarsi in ciò che veniva rappresentato, ritrovando quei difetti, quelle debolezze e quelle passioni che caratterizzano ogni essere umano. 

  • Introduce il copione ed abolisce il canovaccio
La commedia dell’arte era recitata  "a soggetto", cioè non veniva scritta per intero, ma solo accennata in quello che è chiamato "canovaccio", cioè la vicenda narrata nei suoi aspetti principali. Gli attori quindi recitavano improvvisando per la maggior parte del tempo. 
Goldoni riuscì invece a far accettare il cambiamento, proponendo commedie scritte per intero (si chiamano commedie "distese") che gli attori dovevano imparare a memoria. 

LA PRIMA LETTERA DI JACOPO ORTIS

Di cosa parla la prima lettera di Jacopo Ortis?

Nella prima lettera del romanzo di Ugo Foscolo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", datata 11 ottobre 1797, il protagonista scrive all'amico Lorenzo Alderani, dopo essersi rifugiato sui colli Euganei, nei dintorni di Bologna, per sottrarsi alle persecuzioni contro i patrioti veneziani. 

Jacopo è un giovane moralmente sconfitto e sente che ormai tutto è perduto, prevedendo la perdita della libertà della Repubblica Veneta (cosa che puntualmente avverrà pochi giorni dopo, in seguito al trattato di Campoformio con cui Napoleone Bonaparte consegnava all’Austria la Repubblica veneta, in cambio della Lombardia). 

Per i sostenitori napoleonici iniziarono persecuzioni e arresti, quindi molti fuggirono proprio come fa Jacopo su consiglio della madre. Il giovane scrive all'amico che non teme la morte, ma che, fuggendo, almeno ha fatto in modo che il suo cadavere non cada in mano nemica. 

Il suo stato d'animo è evidente dalla sentenza implacabile con cui si apre la lettera "Il sacrificio della patria nostra è consumato". Anche se il romanzo è solo all'inizio si comprende bene come Jacopo sia un giovane finito, senza più speranze né sogni: il suo destino pare ormai segnato e questo stato d'animo lo condurrà inesorabilmente verso il suicidio. 

venerdì 2 dicembre 2022

DIFFERENZA TRA NATURALISMO E VERISMO

 Il Realismo è la corrente artistica in generale che nacque in Francia nel diciannovesimo secolo

Il Naturalismo è la corrente letteraria (e solo letteraria) che origina dal Realismo e che poi in Italia si chiamerà Verismo. 

Il Realismo è una tendenza artistica sviluppatasi in Francia nel clima politico e culturale della rivoluzione del 1848, della quale i principali esponenti, oltre a Gustave Courbet furono Bonvin, Gigoux, Honoré Daumier e Jean-François Millet.
Il naturalismo è il movimento letterario che nasce in Francia alla fine dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze sociali.

giovedì 1 dicembre 2022

TEMA SUI REALITY SHOW

 Al giorno d'oggi i programmi televisivi hanno invaso qualunque aspetto della vita privata: c'è chi va in TV mentre è in sala parto, chi mentre sta facendo un ritocchino dal chirurgo estetico, qualcuno si sposa in diretta nazionale e qualcun altro porta le telecamere nelle aule dei tribunali.

E' diventato tutto così normale che ormai siamo abituati a metterci in mostra e a "spiare" le vite degli altri non solo tramite il mezzo televisivo, ma anche grazie a tutte le applicazioni "social" come Instagram o Facebook che rivelano tutto di noi: come viviamo, dove andiamo in vacanza, le persone che frequentiamo e quelle con cui tagliamo ogni rapporto.
La dimensione del "reality" oggi non è più solo quella dei programmi come il Grande Fratello, ma appartiene alla maggior parte delle persone che, in misura diversa, mettono a disposizione degli altri la propria vita pubblicando fotografie e scrivendo post su fatti a volte anche molto personali.
Secondo me i reality hanno successo proprio perché mettono in mostra la vita delle altre persone nella quotidianità, rendendola simile alla vita che tutti facciamo normalmente.
E' come se vedendo un vip nella sua normalità o addirittura in una situazione ridicola lo vedessimo in modo meno "mitico" e più umano.
Tenendo in considerazione questo aspetto ritengo difficile definire spazzatura i programmi televisivi come i reality, in quanto non viene mostrato niente di più di ciò che normalmente rendiamo pubblico ogni giorno: la nostra vita privata esibita con orgoglio e sfacciataggine anche in quegli aspetti che sarebbe più decoroso tenere riservati.

(255 parole - 1600 caratteri - circa 25 righe di un foglio A4)