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giovedì 8 dicembre 2022

PARAFRASI SPERANZA DI GUIDO GOZZANO

Guido Gozzano - Speranza


Il gigantesco rovere abbattuto
l’intero inverno giacque sulla zolla,
mostrando, in cerchi, nelle sue midolla
i centonovant’anni che ha vissuto.

Ma poi che Primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto,
dai monchi nodi qua e là rampolla
e sogna ancora d’essere fronzuto.

Rampolla e sogna - immemore di scuri -    
l’eterna volta cerula e serena
e gli ospiti canori e i frutti e l’ire

aquilonari e i secoli futuri...
Non so perché mi faccia tanta pena
quel moribondo che non vuol morire!


PARAFRASI

Un grande albero di rovere dopo essere stato abbattuto è rimasto tutto l'inverno disteso sul terreno e dal tronco tagliato si possono vedere i cerchi che indicano un'età di 190 anni. 
Quando poi è arrivata la primavera, che delicatamente ha fatto sbocciare nuovi fiori, il grande albero ha iniziato a mettere germogli dai nodi della corteccia come se volesse essere ancora coprirsi di fogliame. Dimenticando le accette che lo hanno abbattuto mette germogli e sogna il cielo azzurro e sereno, gli uccellini, i frutti e la furia dei venti settentrionali e una lunga vita da vivere per secoli... 
Il poeta non capisce il motivo per cui prova così tanta pena per quell' albero mezzo morto che non si dà per vinto. 

SCHEMA METRICO
La poesia di Gozzano è un sonetto, diviso in due quartine e due terzine di versi endecasillabi che rimano ABBA BABA CDE CDE. 

FIGURE RETORICHE
Sineddoche: v. 2 "zolla" sta per terreno (la parte per il tutto)
Personificazione: v. 5 "Primavera" - v. 8 e 9 "sogna" = il poeta attribuisce all'albero la facoltà di sognare - v. 14 "che non vuol morire" anche in questo caso l'albero sembra aggrapparsi disperatamente alla vita secondo le parole del poeta. 
Perifrasi: v. 6: "con mani di velluto" per indicare la delicatezza con cui i teneri germogli sbocciano a primavera - v. 
Ripetizione: vv. 7-8-9 "rampolla e sogna" il poeta ribadisce più volte il concetto per sottolineare la caparbietà dell'albero e della vita che rinasce, nonostante tutto. 
Metafora: v. 10 "l'eterna volta cerula" intendendo il cielo, appunto la volta celeste. - v. 11 "gli ospiti canori" cioè gli uccellini
Latinismo: v. 12 "aquilonari" il termine deriva dal latino aquilo - aquilonis, cioè "vento settentrionale".
Nella mitologia romana, Aquilone è la personificazione del vento del nord.
Ironia: vv. 13-14 "non so perché mi faccia tanta pena quel moribondo che non vuol morire"= il poeta sa benissimo perché quell'albero gli fa tanta pena, lo sa perché anch'egli sta vivendo con la paura di morire. L'ironia è appunto dire il contrario di quanto si vuole significare. 
Poliptoto: v. 14 "moribondo" e "morire"

ANALISI E COMMENTO
La poesia fa parte della raccolta "La via del rifugio" pubblicata nel 1907. Proprio in quell'anno Gozzano riceve la prima diagnosi della malattia che lo porterà alla morte: la tubercolosi. La poesia riflette lo stato d'animo di un uomo che non si arrende, che sta cercando di combattere il suo male così come l'albero abbattuto torna a mettere germogli con l'arrivo della primavera. Esemplificativo di questo stato d'animo è sicuramente il titolo "Speranza", che sottolinea appunto il desiderio di guarire e tornare a godere di una vita piena e in salute. L'uomo-albero della lirica sogna di vincere il male, è moribondo, ma non si arrende.
Il linguaggio è aulico, ci sono latinismi come "aquilonari" per intendere i venti del nord e alcune parole arcaiche come "fronzuto", ma la lirica ha comunque un'atmosfera intima e familiare. 
La disillusione del poeta nei confronti della vita è evidente nei due versi finali, dove opera quel distacco ironico che fa intendere quanto sia vano e inutile da parte della creature cercare di opporsi al destino e alla morte. 


sabato 3 dicembre 2022

LA RIFORMA DEL TEATRO DI GOLDONI

In che modo Goldoni attua la riforma del teatro?

Goldoni voleva portare in scena la realtà, la vita vera e il modo migliore per farlo era servirsi della commedia, perché riteneva che fosse il genere teatrale più adatto a rappresentare la realtà di tutti i giorni. 



I punti della riforma goldoniana: 

  • Approfondimento psicologico dei personaggi
Fino ad allora la commedia dell'arte era basata su quelle che sono chiamate "maschere", cioè su personaggi stereotipati: i loro comportamenti sono predeterminati e gli spettatori li conoscono già perfettamente. Le maschere sono fisse e sempre uguali nel loro modo di agire e di pensare. 
Goldoni propone invece di portare sul palco personaggi "veri", presi dalla realtà, così che avessero un loro carattere e una loro psicologia. I personaggi di Goldoni non hanno un carattere "fisso", ma si modificano nel corso della commedia, sono in evoluzione.
In questo modo alla tradizionale "commedia per tipi" subentra "una commedia per caratteri". 


  • Porta in scena situazioni realistiche           
La commedia dell’arte era costruita con trame complicate e spesso inverosimili, mentre Goldoni propone un teatro fortemente impostato sull’analisi psicologica dei personaggi, eliminando tutti quegli intrecci secondari che rendevano la vicenda quasi improbabile e, appunto, poco vera.
Portando sul palco vicende reali, Goldoni voleva fare in modo che il pubblico potesse quasi specchiarsi in ciò che veniva rappresentato, ritrovando quei difetti, quelle debolezze e quelle passioni che caratterizzano ogni essere umano. 

  • Introduce il copione ed abolisce il canovaccio
La commedia dell’arte era recitata  "a soggetto", cioè non veniva scritta per intero, ma solo accennata in quello che è chiamato "canovaccio", cioè la vicenda narrata nei suoi aspetti principali. Gli attori quindi recitavano improvvisando per la maggior parte del tempo. 
Goldoni riuscì invece a far accettare il cambiamento, proponendo commedie scritte per intero (si chiamano commedie "distese") che gli attori dovevano imparare a memoria. 

LA PRIMA LETTERA DI JACOPO ORTIS

Di cosa parla la prima lettera di Jacopo Ortis?

Nella prima lettera del romanzo di Ugo Foscolo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", datata 11 ottobre 1797, il protagonista scrive all'amico Lorenzo Alderani, dopo essersi rifugiato sui colli Euganei, nei dintorni di Bologna, per sottrarsi alle persecuzioni contro i patrioti veneziani. 

Jacopo è un giovane moralmente sconfitto e sente che ormai tutto è perduto, prevedendo la perdita della libertà della Repubblica Veneta (cosa che puntualmente avverrà pochi giorni dopo, in seguito al trattato di Campoformio con cui Napoleone Bonaparte consegnava all’Austria la Repubblica veneta, in cambio della Lombardia). 

Per i sostenitori napoleonici iniziarono persecuzioni e arresti, quindi molti fuggirono proprio come fa Jacopo su consiglio della madre. Il giovane scrive all'amico che non teme la morte, ma che, fuggendo, almeno ha fatto in modo che il suo cadavere non cada in mano nemica. 

Il suo stato d'animo è evidente dalla sentenza implacabile con cui si apre la lettera "Il sacrificio della patria nostra è consumato". Anche se il romanzo è solo all'inizio si comprende bene come Jacopo sia un giovane finito, senza più speranze né sogni: il suo destino pare ormai segnato e questo stato d'animo lo condurrà inesorabilmente verso il suicidio. 

venerdì 2 dicembre 2022

DIFFERENZA TRA NATURALISMO E VERISMO

 Il Realismo è la corrente artistica in generale che nacque in Francia nel diciannovesimo secolo

Il Naturalismo è la corrente letteraria (e solo letteraria) che origina dal Realismo e che poi in Italia si chiamerà Verismo. 

Il Realismo è una tendenza artistica sviluppatasi in Francia nel clima politico e culturale della rivoluzione del 1848, della quale i principali esponenti, oltre a Gustave Courbet furono Bonvin, Gigoux, Honoré Daumier e Jean-François Millet.
Il naturalismo è il movimento letterario che nasce in Francia alla fine dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze sociali.

venerdì 16 gennaio 2015

GIULIETTA E ROMEO BREVE SINTESI

Tragedia scritta da William Shakespeare
Ambientata a Verona
Data di composizione incerta (fra il 1593 e il 1596 circa)

Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti sono due giovani nobili veronesi, figli di due famiglie rivali.
Durante una festa in maschera si innamorano e, nonostante l'odio che divide i loro genitori, decidono di sposarsi segretamente con l'aiuto di Lorenzo, un frate loro amico.
Il giorno dopo, Tebaldo, cugino di Giulietta si scontra in duello con Mercuzio, amico di Romeo, e lo uccide.
Romeo allora vendica l'amico, uccidendo Tebaldo e, per questo delitto, viene bandito da Verona.
Prima che Romeo lasci la città, i due giovani, con l'aiuto della balia di Giulietta, riescono a passare insieme la loro prima, e unica, notte d'amore.
A questo punto, il padre di Giulietta cerca di affrettare le nozze della figlia con Paride, un giovane a cui era stata promessa in sposa.
Giulietta, che ama Romeo e non vuole sposare Paride, chiede aiuto a frate Lorenzo che le consiglia uno stratagemma: il giorno delle nozze Giulietta avrebbe dovuto bere una pozione che l'avrebbe fatta credere morta mentre, in realtà, sarebbe stata solo profondamente addormentata.
Dopo qualche giorno, al suo risveglio, lui stesso l'avrebbe prelevata dalla cripta dove l'avrebbero sepolta e portata a Mantova dove, intanto, si era rifugiato Romeo. Quest'ultimo, nel frattempo, sarebbe stato avvertito del piano e così, nelle intenzioni del frate, i due amanti avrebbero potuto ricongiungersi.
Il giorno delle nozze, come stabilito, Giulietta beve la pozione, viene creduta morta e viene sepolta nella cripta. Romeo, però, a causa di un imprevisto, non non riesce ad essere avvertito del piano, ma, appresa la notizia della morte di Giulietta, decide di tornare a Venezia nonostante il divieto.
Arrivato alla cripta incontra Paride e lo uccide e poi, vedendo l'amata morta, decide anch'egli di morire bevendo una fiala di veleno. Risvegliatasi dal sonno, Giulietta scopre il cadavere di Romeo accanto a sé e, per la disperazione, si uccide con il pugnale del suo sposo.
A questo punto le due famiglie, di fronte alla tragedia accaduta, decidono di riappacificarsi, dimenticando le antiche rivalità.

martedì 16 dicembre 2014

RIASSUNTO IL CONIGLIO VELENOSO DI CALVINO

Questo racconto fa parte del libro "Marcovaldo e le stagioni in città", pubblicato per la prima volta nel 1963.
La storia si apre con Marcovaldo che sta per lasciare l'ospedale dove è stato ricoverato alcuni giorni. Mentre aspetta la firma del medico per le dimissioni, Marcovaldo trova un coniglio dentro una gabbia e decide di portarlo a casa con sé, nascondendolo dentro alla giacca. Quello che l'uomo non sa è che l'animale è stato oggetto di sperimentazioni scientifiche ed è ora affetto da una malattia mortale e contagiosissima. Arrivato a casa, mostra orgoglioso il coniglio alla sua famiglia e fa sapere alla moglie Domitilla che potranno mangiarlo, non prima però, di averlo fatto ingrassare, visto che la bestiola è alquanto magrolina.
Il giorno dopo Domitilla decide comunque di cucinare il coniglio perché in casa non c'è più niente da mangiare e tutti i soldi sono stati spesi per l'acquisto delle medicine. Non avendo il coraggio di ammazzarlo, Domitilla manda i suoi figli dalla signora Diomira, una vicina, affinché uccida e spelli lei l'animaletto, ma i bambini lo portano sul tetto e lo lasciano libero.
La bestia, girando per i tetti, si accorge che gli umani gli offrono cibo soltanto perché vogliono catturarlo e fargli del male, e se ne tiene a distanza.
Nel frattempo, al lavoro, Marcovaldo viene raggiunto da un medico che, preoccupatissimo, gli chiede conto del coniglio sparito. Insieme al dottore ci sono ambulanze e poliziotti, tutti allarmati per la pericolosità della malattia. Una volta tornati a casa scoprono che il coniglio è stato lasciato libero di circolare sui tetti e la polizia è costretta a diramare un allarme generale a tutta la città.
Il coniglio, a questo punto, si accorge che gli umani hanno un comportamento diverso nei suoi confronti: chiudono le finestre al suo passaggio e non gli offrono più ne' carote ne' cibo. Addirittura, viene preso a fucilate da un cacciatore che lo manca per un soffio. E' allora che la bestia decide morire, lasciandosi scivolare giù da un tetto, ma invece di schiantarsi a terra,  finisce tra le mani di un pompiere e, caricato su un'ambulanza, ritrova Marcovaldo e la sua famiglia, trasportati d'urgenza in ospedale per essere sottoposti a cure e vaccini.

lunedì 1 dicembre 2014

SCHEMA OPERE DI DANTE

SCHEMA OPERE DI DANTE
SCHEMA OPERE DI DANTE
TITOLO
DATA
TIPO
LINGUA
TEMA
COMPLETA
La Vita Nuova
1293/1295
poesia+prosa
volgare
amore x Beatrice
De Vulgari Eloquentia
1303/1305
prosa
latino
trattato sulla lingua volgare
no (1 libro e metà del secondo su 4)
Convivio
1304/1307
prosa + poesia
volgare
trattato di filosofia
no (4 trattati su 15)
De Monarchia
1312/1313
(incerto)
prosa
latino
saggio politico
La Commedia
1307/1320
(incerto)
poesia
volgare
poema dottrinario
Le Rime
tutta la vita di Dante
poesia
volgare
esperienze della sua vita
(raccolta fatta a posteriori)
Le Epistole
tutta la vita di Dante
prosa
latino
lettere di Dante a personaggi dell’epoca
raccolte a posteriori

venerdì 10 ottobre 2014

SINTESI ROMANZO CAVALLERESCO

L'amore cortese trova la sua espressione letteraria in due modi-->
  • al NORD, in lingua d'oil, nel ROMANZO CAVALLERESCO
  • al SUD, in lingua d'oc, nella POESIA PROVENZALE
Nel romanzo cavalleresco (come nelle chansons de geste) il tema  della guerra e delle imprese militari è sempre presente, ma ciò che lo differenzia dalle chansons è il ruolo dell amore che in questi romanzi diventa centrale. Insieme all'amore anche la figura femminile riveste un importanza fondamentale.
Il romanzo cavalleresco, a differenza delle chansons, non ha base storica--->vi si narrano leggende in cui è importantissimo l'elemento magico, fantastico, fiabesco.

I protagonisti sono i cavalieri che partono in cerca di avventura. Il più delle volte non c'è un vero motivo alla base di questa partenza: semplicemente il cavaliere parte per mettere alla prova se' stesso, la propria 
abilità, il proprio coraggio.
In alcuni romanzi è presente il motivo della queste, cioè la ricerca di un oggetto particolare o di una fanciulla da salvare. (es. Santo Graal).

METRO: ottonario a rima baciata

PUBBLICO: la società di corte, elegante e raffinata.

Questi romanzi nascono principalmente per essere letti-->questo indica la presenza di una società più evoluta, più colta (leggevano anche le donne).

AUTORI: chierici colti, vivono nelle corti e scrivono per compiacere i loro signori

FONTI: Leggende bretoni (popolazioni celtiche della Francia e dell'Inghilterra.

L'autore più significativo del genere è Chrètien de Troyes che operò nella seconda metà del 110 alla corte di Troyes. Compose una serie di romanzi dedicati ai Cavalieri della Tavola Rotonda che affrontano avventure straordinarie per realizzare la quete . 

mercoledì 8 ottobre 2014

PARAFRASI ULISSE E CALIPSO VV. 149-224

Lei, la ninfa potente, va in cerca del grande Odisseo dopo aver sentito il messaggio di Zeus.
Lo trova seduto sulla spiaggia: non aveva mai gli occhi asciutti di lacrime, ma consumava la sua vita sospirando il ritorno a casa perché non gli piaceva più la ninfa. 
Certo la notte, pur non volendolo, le dormiva vicino nella profonda grotta perché lei lo voleva, ma di giorno, seduto fra le rocce e la riva, si straziava il cuore piangendo e gemendo, e guardava lo sterile mare, lasciando scorrere le lacrime. 
Mettendosi al suo fianco la dea luminosa gli dice di non piangere più e di non rovinarsi la vita, che lei lo lascerà partire. Gli dice di tagliare dei tronchi con l'ascia di bronzo e di costruirsi una grande zattera con dei fianchi sui bordi in modo da poter navigare nel mare cupo. Dice che gli darà cibo, acqua e vino rosso affinché non abbia a sentire la fame; lo vestirà di abiti e solleverà per lui il vento affinché possa arrivare incolume nella sua isola, sempre che gli dei vogliano, gli dei che abitano il cielo e che hanno più potere di lei nel volere le cose.
Dopo aver detto questo, Odisseo ha un brivido e le si rivolge dicendole parole leggere, affermando che non è questo che lei vuole veramente, quando lo esorta a partire per mare, che è così pericoloso, con una zattera: neanche navi ben costruite e veloci, che per di più godono del vento favorevole che spira da Zeus, possono attraversare quel mare. Dice anche che lui non salirà su quella zattera contro la volontà della dea, a meno che lei non faccia un giuramento solenne di non compiere altre azioni malvagie a suo danno.
Così dice Odisseo e Calispo sorride, dea luminosa, e lo accarezza con la mano dicendogli che è proprio un furfante e che non è per niente stupido visto che le ha fatto un discorso simile. Quindi si impegna nel giuramento e chiama a testimoni la terra e il grande cielo e il fiume Stige che lei non sta pensando ad altre azioni cattive a danno di Odisseo. Piuttosto, dice che penserà e desidererà per lui ciò che anche lei vorrebbe se si trovasse nelle sue condizioni, perché anche lei ha pensieri corretti e non ha un animo così duro, ma sentimenti di pietà.

Dopo aver detto questo, la dea luminosa, lo guida nella grotta. Lì Odisseo si siede dove poco prima si era alzato Hermes, Calipso gli offre ogni tipo di cibo e bevande. Anche lei si siede di fronte e a lui e le ancelle portano ambrosia e nettare. I due mangiano e quando si sentono sazi Calipso inizia a parlare, dicendo a Odisseo, figlio di Laerte e uomo molto astuto, che lui vuole partire subito per tornare a casa, in patria, e per questo è giusto che lui si rallegri. Ma Odisseo non sa quante pene e quanti pericoli dovrà attraversare prima di arrivare a casa, mentre se restasse con lei diventerebbe immortale, anche se gli rimarrebbe il desiderio di rivedere la moglie, cosa che gli capita ogni giorno. Continua dicendo di non sentirsi inferiore alla moglie di Odisseo, perché comunque le dee non possono gareggiare con le donne mortali riguardo alla bellezza e all'aspetto fisico.
Allora le risponde il furbo Odisseo di non arrabbiarsi per questo: lui lo sa bene che Penelope è meno bella di lei, anche perché Penelope è una mortale mentre lei è immortale e non ha addosso i segni della vecchiaia. Eppure, anche così, lui la desidera e vuole tornare a casa e che venga finalmente il giorno del ritorno. Anche se un dio lo facesse naufragare nel mare scuro e pericoloso, lui saprà sopportare, perché ha un animo paziente e già altre volte ha sopportato tante altre sventure sia in guerra che per mare e saprà sopportare anche questa.



giovedì 2 ottobre 2014

BREVE RIASSUNTO CHANSON DE GESTE

Le Chansons de geste nascono in Francia.
Non si conoscono gli autori. 
Sono in lingua volgare (quella parlata nel nord del paese, cioè la lingua d’oil) e raccontano vicende avvenute secoli prima.
Si chiamano chansons perché venivano cantate.

ARGOMENTI
Carlo Magno e i suoi paladini (conti palatini, in origine). La base è quindi storica, ma non vi è fedeltà ai fatti reali. Esempio: si parla di guerra santa contro gli infedeli (i musulmani che al tempo della diffusione delle chansons occupavano la Spagna e i luoghi sacri al cristianesimo in Palestina), ma al tempo di Carlo Magno questo spirito di difesa della fede cristiana era totalmente assente.
A cosa servivano i poemi?
Ad auto celebrare i guerrieri che volevano presentarsi in una luce eroica ed ideale. Nelle chansons si esprimono quindi i valori militari dei cavalieri.

PUBBLICO
Inizialmente era un pubblico “militare” o comunque legato alla cavalleria, poi questi ideali esercitarono un grande fascino anche su pubblici diversi (come si vedrà poi gli ideali della cavalleria “penetrano” nelle corti francesi dove daranno inizio all’ideale cortese).
Come venivano trasmesse le chansons?
Oralmenteà erano cantate da cantori con un accompagnamento musicale piuttosto semplice.
Sono arrivate fino a noi perché poi sono state trascritte.
Chi cantava le chansons? I giullari che potevano essere dei giocolieri, dei mimi, oppure persone colte, anch'essi poeti.
Venivano accolto nelle corti e nelle abbazie per intrattenere un pubblico che poteva essere di volta in volta popolare oppure nobile.

VERSI
Decasillabi in strofe di varia lunghezza (chiamate LASSE)
Non avevano rime, ma assonanze.
Tipica della trasmissione orale è la ripetizione sempre uguale di alcune formule stereotipate (avviene anche nell’Odissea e nell’Iliadeà epiteti che servivano a memorizzare le caratteristiche dei personaggi, es. “Atena dalle bianche braccia”).

Diffusione delle chansons
Ebbero grande popolarità anche fuori dalla Franciaàes. nel Nord Italia diedero origine a poemi in lingua franco-veneta.
In Spagnaà “Il cantare del Cid” (1140 circa) incentrato sulla figura del Cid Campeador, un cavaliere che riuscì a sottrarre alcuni territori spagnoli ai Mori (nello specifico la città di Valencia).
In Germaniaà”La canzone del Nibelunghi”.

martedì 23 settembre 2014

ANALISI POESIA AUTUNNO CARDARELLI

Nella poesia si ritrovano alcuni temi cari all'autore, che sono presenti in tutta la sua produzione poetica: la malinconia per lo scorrere della vita umana, la maturità, che segue la primavera-giovinezza e che condurrà l'uomo, inesorabilmente, verso la fine della sua esistenza.  


Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.



Parafrasi
Già sentimmo arrivare le prime avvisaglie d'autunno nel vento di agosto, nelle piogge di settembre, violente e simili ad un pianto, già allora un alito freddo percorse la terra che, adesso, spoglia e triste, è illuminata da un sole tiepido. La nostra giovinezza passa e tramonta, in questo autunno che avanza con terribile lentezza e che ci dice addio ripetutamente.

Analisi metrica e figure retoriche
Versi  liberi organizzati in un'unica, lunga strofa costituita da soli due periodi.
"Sole smarrito"=sinestesia
"Autunno che incede"=personificazione

Commento
L'autunno rappresenta qui la maturità della vita, una maturità di cui l'uomo ha sentito le prime avvisaglie quando era ancora nel fiore degli anni (agosto), ma che adesso è diventata il suo presente.
La parola "autunno" del primo verso è in posizione di rilievo: ce lo indica il punto che ne sottolinea la forza, l'inesorabilità. Sembra quasi una condanna e un'invocazione nello stesso momento: l'autunno arriverà per tutti gli uomini.
Le parole chiave che indicano lo stato d'animo del poeta sono soprattutto gli aggettivi riferiti alle piogge "torrenziali e piangenti", alla terra, che ormai è "nuda e triste", al sole che ha perso la sua forza e il suo calore ed è ormai pallido, tiepido, "smarrito".
La stagione estiva, cioè la giovinezza, qui non viene rappresentata in alcun modo, se non nei presagi d'autunno che ha rivelato (il vento d'agosto e le piogge settembrine).
Non c'è quindi una vera contrapposizione fra le due stagioni (come avviene ad esempio in Pascoli), ma piuttosto un passaggio delicato, continuo, impercettibile... Dalla bella stagione, proprio attraverso quelle prime piogge, quei primi aliti freddi, si è passati all'autunno senza quasi rendersene conto. Ed è un po' quello che avviene nella realtà: si cresce, si matura, si invecchia in un cammino lento, ma inesorabile, costellato da momenti diversi, positivi e negativi, che sfumano l'uno nell'altro, formando il nostro essere e la nostra personalità.
La scelta del verso libero, organizzato in due soli lunghi periodi, fa pensare alla poesia come ad una lenta riflessione, come ad un flusso di pensieri che il poeta ha voluto trasferire su carta.
La lentezza del tempo autunnale è suggerita dalle numerose virgole presenti nel testo, dalla calma di questa stagione che è "indicibile" e anche dall'avverbio "lungamente" che suona come un'eco di addio alla vita.

sabato 20 settembre 2014

RIASSUNTO CAPITOLO 18 PROMESSI SPOSI

In questo capitolo si conclude momentaneamente la vicenda di Renzo e si riapre quella di Lucia.
Il podestà ha ricevuto l’ordine di perquisire la casa del giovane per vedere se ci siano segni di un suo passaggio recente. A poco a poco tutto il paese viene a sapere della vicenda che ha coinvolto Renzo a Milano e tutti i suoi conoscenti vengono chiamati a testimoniare sulla sua condotta abituale.
I conoscenti di Renzo vengono invitati
a deporre
Don Rodrigo, saputo l’accaduto, è contento della piega che hanno preso gli eventi, ma è anche attraversato da qualche timore nel portare avanti la questione con Lucia. Alla fine, però, soprattutto per tenere alta la sua reputazione e per non venir canzonato dal cugino Attilio, si convince ad andare avanti col suo disegno malvagio anche perché le circostanze sembrano adesso più favorevoli che mai.
Attilio, infatti, si è recato a Milano per chiedere al conte zio di far allontanare Fra Cristoforo da Pescarenico; Renzo è fuggito e non si sa dove sia; Agnese è tornata in paese lasciando sola Lucia a Monza, proprio dopo aver saputo di quanto capitato a Renzo e dopo aver cercato invano Fra Cristoforo al convento di Pescarenico.
A Don Rodrigo sembra proprio il momento giusto per portare a termine il suo piano e rapire Lucia. 

giovedì 18 settembre 2014

SPIEGAZIONE MARCOVALDO DI CALVINO

Nel romanzo di Calvino, organizzato in 20 racconti divisi per stagione, sono narrate le vicende di Marcovaldo, un moderno impiegato intrappolato in una realtà cementificata cui sente di non appartenere e, per questo, alla perenne ricerca di una natura idilliaca e ormai scomparsa.
Va specificato che la sua ricerca non si configura come un "ritorno alla natura": Marcovaldo non si è trasferito in città da un ambiente rurale a cui vorrebbe tornare. Egli rappresenta piuttosto il cittadino per eccellenza, l'uomo che, avendo sempre vissuto in città, vede la natura come un ideale mitico, quasi un paradiso, di cui  ignora praticamente tutto--->(vedi i suoi clamorosi errori nell'episodio dei funghi e in quello dei piccioni...)

Funghi in città
Periodo di ambientazione delle vicende: anni '50/'60--->cioè in pieno boom industriale ed economico italiano.
Sono gli anni delle grandi fabbriche del nord, degli operai emigrati a cercar fortuna con la valigia di cartone; gli anni del boom edilizio, dei palazzoni di periferia, dei beni di consumo che invadono la vita e le case degli italiani.

Marcovaldo è sposato con Domitilla, ha 5 figli, un impiego alla ditta SVAMP, guadagna poco, non è felice e non riesce a offrire alla sua famiglia tutto ciò che la modernità offre (subendo per questo le continue critiche di Domitilla).
Ogni giorno si reca al lavoro sognando di guardare il cielo o di poter dormire sotto le stelle e, ogni giorno, è costretto invece a confrontarsi con una realtà ben diversa: cemento, asfalto, case e palazzi. Nonostante l'ambiente che lo circonda, Marcovaldo conserva uno stupore innocente, un desiderio di scoprire la natura anche in città e per questo resterà deluso da un ambiente che lo illude e delude. E' una natura dispettosa, quella rappresentata da Calvino. Una natura che mortifica le aspettative dell'individuo/Marcovaldo che, comunque, continua a fidarsi e a credere di poter trovare un angolo incontaminato in un mondo ormai ingrigito e imbruttito dal progresso.

Da un lato quindi abbiamo l'industrializzazione con tutte le sue conseguenze sulla vita quotidiana e sulle esperienze umane e dall'altro la nostalgia verso un'esistenza che non è più possibile e che si configura come un' illusione. La comicità scaturisce proprio dall'ostinazione del protagonista nel voler trovare a tutti i costi quei segnali di un mondo perduto, di uno stile di vita che non può esistere più, perché ha perso la sua battaglia contro la modernità.

Luoghi
La città, cementificata, grigia, inquinata.
La natura illusoria, dispettosa, avara.

La scelta di non dirci esattamente in quale città del nord siano ambientate le vicende è assolutamente voluta dall'autore: egli intende così rappresentare non una città precisa, ma tutte le metropoli---> luoghi che si assomigliano tutti nella bruttezza, nel grigiume, nella spersonalizzazione dell'uomo e nella scomparsa degli elementi naturali.
Lo stesso espediente viene utilizzato da Calvino per quanto riguarda il lavoro di Marcovaldo: non sappiamo cosa si produca alla SVAMP perché non è questo l'importante. L'importante è ciò che la fabbrica rappresenta per l'uomo moderno: un lavoro monotono, triste, mal pagato---> questo voleva essere sottolineato dall'autore: l'alienazione dell'uomo, costretto a trascorrere la maggior parte della sua giornata intento in un'occupazione che non lo gratifica affatto.

La narrazione è organizzata in stagioni, più che in capitoli: è un metodo narrativo insolito per scandire lo scorrere del tempo dei protagonisti, i quali, proprio in base alla stagione, vivranno avventure diverse.

Lo stile è semplice, scorrevole, gli episodi raccontati sono buffi e fanno sorridere il lettore-->si potrebbe pensare che Calvino abbia voluto soltanto scrivere un libro comico per ragazzi, ma dietro questa apparente semplicità si celano temi importanti come l'alienazione della civiltà industriale, il consumismo, la povertà, il rapporto città-natura, l'inquinamento, l'ecologia...
Insomma, sembra che Calvino abbia precorso i tempi, che sia riuscito a vedere nel futuro: oggi questi sono temi profondamente attuali, mentre negli anni '60 erano problematiche appena accennate nella loro gravità.

Personaggi
Marcovaldo è un sognatore, un ingenuo, un illuso. Rappresenta l'uomo moderno, costretto dalla società dei consumi a lavorare per ottenere beni superflui ma visti, e presentati!, come indispensabili.
Marcovaldo è un uomo in cerca di autenticità, di uno stile di vita meno spersonalizzato, frettoloso, alienato. Per questo egli vede nella natura ormai scomparsa, e di cui ricerca segnali ovunque, un luogo mitico ed ideale, un paradiso perduto che sogna di ri-trovare.
Sogna le stelle, l'aria buona, i frutti della terra.
E' agli elementi naturali che Marcovaldo riconosce la possibilità di salvare l'uomo da un progresso che lo stritolerà, inevitabilmente.
Figli di Marcovaldo
Pallidi, smunti, non conoscono la natura, non hanno mai visto un bosco perché non possono permettersi di andare in vacanza.
Domitilla, moglie di Marcovaldo, è casalinga, si occupa dei figli e rimprovera il marito di continuo perché non guadagna abbastanza.

Temi più importanti divisi per episodi

Funghi in città--->rapporto città-natura, inquinamento
La villeggiatura in panchina--->rapporto città-natura, inquinamento
Il piccione comunale--->Rapporto città-natura, povertà
La città smarrita nella neve--->Rapporto città-natura
La cura delle vespe--->Rapporto città-natura, povertà
Un sabato di sole, sabbia e sonno--->Alienazione, povertà
La pietanziera--->Alienazione, povertà
Il bosco sull'autostrada--->Alienazione, povertà, rapporto città-natura
L'aria buona--->Povertà
Un viaggio con le mucche--->Rapporto città-natura, povertà, inquinamento, alienazione
Il coniglio velenoso--->Povertà
La fermata sbagliata--->Alienazione, rapporto città-natura, inquinamento
Dov'è più azzurro il fiume--->inquinamento, povertà
Luna e gnac--->Alienazione, rapporto città-natura
La luna e le foglie--->Natura illusoria
Marcovaldo al supermaket--->Consumismo, povertà
Fumo, vento, bolle di sapone--->Povertà, inquinamento
La città tutta per lui--->Alienazione, rapporto città-natura
Il giardino dei gatti ostinati--->Alienazione, rapporto città-natura, povertà
I figli di Babbo Natale--->Alienazione, consumismo, povertà


martedì 25 febbraio 2014

VERIFICA SU METRICA E FIGURE RETORICHE

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