Nei primi anni del '900 l'Italia, governata da Giolitti, passa da paese agricolo a paese industrializzato. Lo stato ampliò la rete ferroviaria e vennero date commesse per aiutare l'industria (produzione di navi e armi). Lo sviluppo interessò anche le industrie siderurgiche, meccaniche, chimiche.
L' elettricità, fondamentale per il funzionamento fabbriche, era garantita dalle centrali idroelettriche concentrate vicino alle grandi città: Torino, Milano e Genova.
Questo portò alla formazione di una numerosa classe operaia e a uno squilibrio tra nord e sud: il nord più evoluto e industrializzato e il sud arretrato e agricolo. Furono gli anni della discussa "questione meridionale": si cercava di risolvere il problema con riforme che però non vennero attuate dal governo di Giolitti.
Da qui iniziò una grande ondata migratoria verso il Sud America e soprattutto gli USA.
All'industrializzazione si accompagna il cambiamento nei costumi italiani: sorsero osterie, sale da ballo, cinema e aumentò l'informazione di massa. In pratica c'erano i liberali divisi in due gruppi: i conservatori di destra e i progressisti di sinistra di cui faceva parte anche Giolitti.
Altri partiti erano i repubblicani e i socialisti. Questi ultimi avevano l'appoggio della classe operaia che cercava di organizzarsi un sindacati.
Giolitti governò dal 1900 al 1914 e la sua riforma più importante fu l'estensione del diritto di voto (suffragio universale maschile). In politica estera l'Italia mirava alla conquista della Libia, che ottenne nel 1912 con la pace di Losanna. Nel 1914 Giolitti si dimette, anche in seguito ad una serie di incomprensioni con il partito socialista che si era opposto all'impresa coloniale.
molto bello
RispondiEliminamolto utile ed interessante
RispondiEliminamolto ben spiegato
RispondiEliminainutile
RispondiEliminaOttima spiegazione
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