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sabato 3 dicembre 2022

LA PRIMA LETTERA DI JACOPO ORTIS

Di cosa parla la prima lettera di Jacopo Ortis?

Nella prima lettera del romanzo di Ugo Foscolo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", datata 11 ottobre 1797, il protagonista scrive all'amico Lorenzo Alderani, dopo essersi rifugiato sui colli Euganei, nei dintorni di Bologna, per sottrarsi alle persecuzioni contro i patrioti veneziani. 

Jacopo è un giovane moralmente sconfitto e sente che ormai tutto è perduto, prevedendo la perdita della libertà della Repubblica Veneta (cosa che puntualmente avverrà pochi giorni dopo, in seguito al trattato di Campoformio con cui Napoleone Bonaparte consegnava all’Austria la Repubblica veneta, in cambio della Lombardia). 

Per i sostenitori napoleonici iniziarono persecuzioni e arresti, quindi molti fuggirono proprio come fa Jacopo su consiglio della madre. Il giovane scrive all'amico che non teme la morte, ma che, fuggendo, almeno ha fatto in modo che il suo cadavere non cada in mano nemica. 

Il suo stato d'animo è evidente dalla sentenza implacabile con cui si apre la lettera "Il sacrificio della patria nostra è consumato". Anche se il romanzo è solo all'inizio si comprende bene come Jacopo sia un giovane finito, senza più speranze né sogni: il suo destino pare ormai segnato e questo stato d'animo lo condurrà inesorabilmente verso il suicidio. 

lunedì 21 gennaio 2013

PARAFRASI E SIGNIFICATO DI A ZACINTO


Né più mai toccherò le sacre sponde                                          
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde                                          mito dell'esilio   
del greco mar da cui vergine nacque 

Il poeta prova dolore per l’esilio, ha la nostalgia verso la propria patria in cui sa di non poter fare ritorno.

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde                                               mito della bellezza
l'inclito verso di colui che l'acque 

Si fa un richiamo alla bellezza, impersonata da Venere, e alla poesia rappresentata dal poeta Omero, che cantò Ulisse.

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. 

Si torna al concetto della patria.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse                                          mito della poesia
il fato illacrimata sepoltura.                                                         mito della sepoltura

Si allude alla poesia e alla tomba 




Nel sonetto sono presenti tutti i valori più importanti che la poesia di Foscolo ha narrato: 
-
  • il mito dell'esilio---> cioè il rifiuto del Foscolo di accettare i valori della società in cui viveva e  l'esilio era visto come una ribellione nei confronti della società
  • il mito della bellezza----> la bellezza in Foscolo ha una funzione serenatrice, cioè solo attraverso la bellezza e la sua contemplazione l'uomo può sollevarsi dalla tristezza che è la condizione naturale dell'animo umano
  • il mito del sepolcro-----> la tomba conserva il ricordo del defunto presso i vivi, quindi è per Foscolo  un valore fondamentale della civiltà umana: e' il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte; è la conservazione delle tradizioni di un popolo, centro dei suoi valori civili. 
  • il mito della poesia---> la poesia è per Foscolo eternatrice, cioè è il mezzo che, sfidando il tempo, può  tramandare alle generazioni successive i più grandi valori della civiltà umana. 
Tomba di Ugo Foscolo in Santa Croce - Firenze