Ulisse si finge pazzo per non andare in guerra
Prima della guerra di Troia, i messaggeri di Agamennone vanno a Itaca per reclutare Ulisse e portarlo in guerra. Ma Ulisse non ha nessuna intenzione di lasciare la propria famiglia e per questo si finge pazzo: aggioga ad un aratro un cavallo ed un bue e fa trovare mentre ara la spiaggia e vi semina del sale. Però, tra coloro che sono venuti a prenderlo, c'è qualcuno più furbo di lui. Palamede, infatti, prende il figlio di Ulisse, Telemaco, e lo mette davanti all'aratro per vedere se il padre è veramente così pazzo da travolgerlo. Ulisse in questo modo viene smascherato ed è costretto a partire per Troia.
Il ratto del Palladio
Il Palladio è un antichissimo
simulacro ligneo di Minerva che viene custodito nella rocca di
Pergamo (la rocca di Troia). Secondo un'antica tradizione la città che lo
custodisce non può essere conquistata dai nemici. Ulisse, però, insieme a Diomede, si introduce in città travestito da mendicante, ruba l'immagine della dea e, scavalcando le mura, lo porta nell'accampamento degli Achei. Quest'avventura viene raccontata come una delle cause della sconfitta troiana.
Dopo la morte di Achille i Greci
non pensano di riuscire più a conquistare Troia, ma l'astuzia di
Ulisse muta le sorti di una guerra che è in stallo da ben 10 anni. Una
mattina, infatti, le sentinelle troiane si accorgono che le navi greche sono salpate e trovano sulla spiaggia, ormai deserta, un gigantesco cavallo di legno lasciato come dono (pensano!) alla dea Atena. Priamo acconsente a farlo entrare in città contro il volere di
Cassandra, la profetessa che è a conoscenza dell'inganno. La porta della
città viene così distrutta al fine di permettere il passaggio del
cavallo. Dopo una notte di festa le sentinelle
troiane si addormentano convinte che i Greci se ne siano andati, ed è a quel punto che dal cavallo di legno si apre un pertugio da cui scendono Ulisse e una trentina tra i più valorosi guerrieri achei. I guerrieri sgozzarono le
sentinelle addormentate e aprono le porte della città ai compagni
che aspettavano di fuori con i quali conquistano finalmente Troia.
Il Ciclope
Ulisse e i suoi compagni durante il viaggio di ritorno ad Itaca sbarcano sull'isola dei Ciclopi in cerca di cibo. Qui, però, rimangono intrappolati nella grotta dove vive Polifemo: la grotta, infatti, ha l'uscita bloccata da una gigantesca pietra che solo il ciclope riesce a spostare. Molti dei compagni di Ulisse muoiono divorati dal gigante, finchè Ulisse mette a punto un piano per riuscire a fuggire. Per prima cosa appuntisce un grosso tronco di ulivo, poi insieme ai compagni fa ubriacare il Ciclope che gli domanda quale sia il suo nome e Ulisse risponde "Nessuno". Quando il Ciclope cade addormentato, i naufraghi arroventano la punta del tronco e la conficcano nell'unico occhio del gigante. Quando Polifemo esce per chiedere aiuto agli altri Ciclopi non viene aiutato in quanto dichiara che ad accecarlo è stato "Nessuno". Al mattino, infine, il ciclope fa uscire le sue pecore dalla grotta non vedendo che Ulisse e i suoi compagni sono nascosti sotto il ventre degli animali. In questo modo riescono a raggiungere la spiaggia e a fuggire.
Ulisse inganna i Proci
Arrivato ad Itaca Ulisse si imbatte in un pastorello - che in realtà è Minerva - il quale gli chiede chi fosse e lui con la sua proverbiale astuzia inventa una storia di marinai fenici che lo avevano ospitato nella loro nave per poi abbandonarlo addormentato su quella spiaggia. Minerva poi, riassunte le sembianze della dea, gli consiglia di trasformarsi in un vecchio mendicante. Così travestito, Ulisse va dal suo fedele porcaro, Eumeo, al quale raccontò un’altra falsa storia; lì lo raggiunge il figlio Telemaco e anche a lui, subito, Ulisse non rivela la sua vera identità. Poi insieme a Eumeo e ad Atena, visibile solo a lui, si aggira fra i Proci per rendersi conto di chi fossero i pretendenti al suo trono. Il principale di questi era Antinoo di Itaca al quale Ulisse, sempre sotto le spoglie di mendicante, narra un'altra falsa versione della sua storia. Ulisse, quindi, continua a presentarsi a tutti sotto le false spoglie di un mendicante, anche alla stessa Penelope; alla moglie, infatti, raccontò di aver visto Ulisse, il quale gli avrebbe detto che si stava recando a Dodona a consultare l’oracolo di Zeus per poi fare rientro a Itaca. L’unica a scoprire la sua identità, oltre al fedele cane Argo, è la vecchia nutrice Euriclea la quale, nel lavargli i piedi come ordinatogli da Penelope, nota la cicatrice che Ulisse aveva sulla gamba, ma questi le ordina di non rivelare il suo segreto. L’inganno di Ulisse dura fino al giorno seguente quando, alle pressanti richieste dei pretendenti al trono, Penelope, ispirata da Atena, risponde che il successore di Ulisse sarebbe stato colui il quale fosse riuscito a scagliare una freccia, con l’arco di Ulisse, facendola passare attraverso i dodici anelli delle asce messe in fila.
Arrivato ad Itaca Ulisse si imbatte in un pastorello - che in realtà è Minerva - il quale gli chiede chi fosse e lui con la sua proverbiale astuzia inventa una storia di marinai fenici che lo avevano ospitato nella loro nave per poi abbandonarlo addormentato su quella spiaggia. Minerva poi, riassunte le sembianze della dea, gli consiglia di trasformarsi in un vecchio mendicante. Così travestito, Ulisse va dal suo fedele porcaro, Eumeo, al quale raccontò un’altra falsa storia; lì lo raggiunge il figlio Telemaco e anche a lui, subito, Ulisse non rivela la sua vera identità. Poi insieme a Eumeo e ad Atena, visibile solo a lui, si aggira fra i Proci per rendersi conto di chi fossero i pretendenti al suo trono. Il principale di questi era Antinoo di Itaca al quale Ulisse, sempre sotto le spoglie di mendicante, narra un'altra falsa versione della sua storia. Ulisse, quindi, continua a presentarsi a tutti sotto le false spoglie di un mendicante, anche alla stessa Penelope; alla moglie, infatti, raccontò di aver visto Ulisse, il quale gli avrebbe detto che si stava recando a Dodona a consultare l’oracolo di Zeus per poi fare rientro a Itaca. L’unica a scoprire la sua identità, oltre al fedele cane Argo, è la vecchia nutrice Euriclea la quale, nel lavargli i piedi come ordinatogli da Penelope, nota la cicatrice che Ulisse aveva sulla gamba, ma questi le ordina di non rivelare il suo segreto. L’inganno di Ulisse dura fino al giorno seguente quando, alle pressanti richieste dei pretendenti al trono, Penelope, ispirata da Atena, risponde che il successore di Ulisse sarebbe stato colui il quale fosse riuscito a scagliare una freccia, con l’arco di Ulisse, facendola passare attraverso i dodici anelli delle asce messe in fila.
Nessuno dei Proci ci riesce e quando il vecchio mendicante chiede di poter provare viene deriso da tutti. Ma riesce nell'impresa e rivela così a tutti la sua identità. Con l'aiuto del figlio Telemaco e di alcuni servi fedeli, Ulisse uccide i Proci e si ricongiunge all'amata Penelope.
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