Di seguito troverete una delle pagine
più celebri e citate della letteratura mondiale: l'episodio della madeleine, un biscotto dolce inzuppato nel tè che ha il potere, col suo profumo e il suo sapore, di riportare all'infanzia la memoria dello scrittore.
Questa sensazione, e la necessità di
trasformarla in scrittura, ha dato origine all'intero ciclo di Allaricerca del tempo perduto, un romanzo dove le pagine legate al cibo sono numerose e molto intense: basti pensare al ruolo centrale di
Francoise, la cuoca della zia Léonie, alla passione per il gelato
dell'amata Albertine -e a quella di Odette de Crécy per il
cioccolato-, o alla straordinaria sinfonia popolare delle grida dei
venditori del mercato di Parigi; e ancora, ricordiamo le minuziose descrizioni del
ricevimento in casa di M.me de Villeparisis e del pranzo dalla
duchessa di Guermantes (che occupano complessivamente circa la metà
della Parte di Guermantes) o del ricevimento dalla principessa di Guermantes nel
Tempo ritrovato.
L'episodio della madeleine
Una sera d’inverno, appena rincasato,
mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere,
contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non
so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e
paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva
scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi
triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso,
portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale
avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la
sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato,
trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un
delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa.
E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i
rovesci, illusoria la brevità della vita...non mi sentivo più
mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella
gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della
maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della
stessa natura. Da dove veniva ? Che senso aveva ? Dove fermarla ?
Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una
terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la
virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che
cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non
la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con
la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so
interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e
ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno
schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito.
Tocca a lui trovare la verità...retrocedo mentalmente all’istante
in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo
stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo
di più...ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce;
allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a
pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo
tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui,
gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata
e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe
salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so
cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore
degli spazi percorsi...All’improvviso il ricordo è davanti a me.
Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la
domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua,
zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o
di tiglio...."
Da "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust
Ma non è scritta in francese...
RispondiEliminaè di gomma
RispondiEliminaGrazie mille
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