La
possibilità di trasferire la tecnologia in campo agricolo dai Paesi del
Nord a quelli del Sud del mondo potrebbe rappresentare un decisivo
passo avanti nella risoluzione di moltissimi problemi legati a fame,
povertà e sopravvivenza.
Secondo
l'UNCTAD, sono circa 800 milioni le persone che vivono in paesi
sottosviluppati e il 70% della loro forza lavoro è impiegata
nell'agricoltura. Tuttavia, negli ultimi anni, gli stati donatori non
hanno fornito abbastanza risorse per sostenere la ricerca agricola (si parla
di circa 22 milioni di dollari all'anno: 9 milioni per la
divulgazione in campo agricolo e 12 per l'istruzione e la formazione). Il
pericolo è che i paesi sottosviluppati saranno sempre più emarginati e lontani da un vero progresso, se non riescono ad aumentare il livello di conoscenza delle loro economie e
non le differenziano attraverso la formazione e l'innovazione.
Anche l'emigrazione di operai specializzati dai paesi poveri costituisce un grosso limite per la loro crescita tecnologica ed economica e alcuni di questi, negli ultimi
anni, hanno perso più della metà dei loro laureati a causa dei
processi migratori verso i paesi industrializzati.
In merito
agli aiuti da parte di paesi esteri, alcune ricerche dell'UNCTAD affermano che sono
stati molto meno efficaci di quanto previsto. Tale fenomeno è stato
causato da una sottovalutazione del ruolo della tecnologia
nello sviluppo economico. I paesi ad alto-reddito dei G8, infatti, hanno adottato misure per promuovere l'incremento dei commerci su scala
locale, ma il trasferimento di tecnologie è stato spesso omesso dai programmi di sussidio. Ne deriva che l'acquisizione di tecnologia,
attraverso i mercati internazionali, da parte dei paesi poveri, resta ancora troppo scarsa per costituire davvero l'aiuto di cui l'Africa e altri paesi del Sud del mondo avrebbero bisogno.
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