The New Colossus
Not like the brazen giant of Greek fame
With conquering limbs astride from land
to land;
Here at our sea-washed, sunset gates
shall stand
A mighty woman with a torch, whose
flame
Is the imprisoned lightning, and her
name
Mother of Exiles. From her beacon-hand
Glows world-wide welcome; her mild eyes
command
The air-bridged harbor that twin cities
frame,
"Keep, ancient lands, your storied
pomp!" cries she
With silent lips. "Give me your
tired, your poor,
Your huddled masses yearning to breathe
free,
The wretched refuse of your teeming
shore,
Send these, the homeless,
tempest-tossed to me,
I lift my lamp beside the golden door!"
di Emma Lazarus, New York, 1883
Traduzione
Il Nuovo Colosso
Non come il gigante di bronzo di greca fama,
che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti conquistatori:
Qui, dove si infrangono le onde del nostro mare
Si ergerà una donna potente con la torcia in mano,
la cui fiamma è un fulmine imprigionato, e avrà come
nome Madre degli Esuli. Il faro
nella sua mano darà il benvenuto al mondo, i
suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace fra due città.
Antiche terre, – ella dirà con labbra mute
– a voi la gran pompa! A me date
i vostri stanchi, i vostri
poveri,
le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi,
i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate.
Mandatemi loro,
i senzatetto, gli scossi dalle tempeste,
e io solleverò la mia
fiaccola accanto alla porta dorata.
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L'incisione su rame del sonetto The New Colossus |
Questa poesia, dedicata alla Statua che troneggia al centro della baia di New York, venne scritta da
Emma Lazarus, giovane poetessa ebrea.
Era il 1881 quando a New York iniziarono ad arrivare i primi profughi ebrei, cacciati dalla Russia dopo l’assassinio dello zar Alessandro II. Per Emma, che era figlia di un ricchissimo mercante di New York e che fino ad allora aveva vissuto una vita dorata, protetta fra il lusso e i privilegi della sua classe sociale, fu come un risveglio: si rese conto di come poteva essere terribile la vita della sua stessa gente. Assistette con dolore all'arrivo delle navi dei profughi, vide il terribile spettacolo di gente lacera, digiuna, malmenata e perseguitata. La sofferenza che lesse negli occhi di quelle persone mosse in lei la voglia di lottare contro l'ingiustizia e il desiderio di affermare gli ideali di libertà e fratellanza. Si può dunque immaginare come Emma
accogliesse la notizia dell'arrivo di una statua della Libertà da collocare nella baia di New
York, e con quale ardore rispondesse all'invito, da parte del
presidente del Comitato per l’accoglienza della “più grande
statua del mondo”, di donare un suo manoscritto che, assieme a
quelli di altri poeti, sarebbe stato messo in vendita ad un'asta pubblica, allo scopo di raccogliere i fondi
necessari all'operazione.
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La statua venne realizzata a Parigi, smontata in pezzi e ri-assemblata una volta giunta a New York |
Lo
stesso Comitato aveva bandito un concorso per il miglior sonetto da
incidere sul piedistallo della statua e fu proprio Emma a vincerlo. Lei che, forse più di altri, sentiva sulla propria pelle la tragedia di un popolo oppresso da pregiudizi secolari; lei che sentiva come proprio il terrore degli ebrei costretti ad emigrare in cerca di
pane, di libertà, di sicurezza politica e di fratellanza.
Il sonetto venne composto nel 1883, quando Emma non aveva ancora
veduto la statua e tre anni dopo, il 28
ottobre 1886, quando il
Presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland, scoprì la “
Liberta
che illumina il mondo”, Emma era in Europa, alle prese
col terribile male che l'avrebbe uccisa pochi mesi dopo,
il 19 novembre 1887.
Fu soltanto grazie all'interessamento di Georgina Schuyler che il sonetto venne inciso su una lapide affissa al piedistallo (poi ricollocato, nel 1945, sopra l'ingresso principale della statua.)