Dal 1978 in poi la Cina è passata da un'economia di tipo centralizzato ad un'economia più moderna (abbastanza vicina a quella che si chiama "economia di mercato"- per capirci il modello occidentale) che ha portato il paese ad un rapidissimo sviluppo economico e sociale.
Attualmente, con una popolazione di circa 1 miliardo e 300 mila persone, la Cina è la seconda potenza del mondo e la sua influenza all'interno del mercato globale è ormai consolidata.
Storia dell'economia cinese (dagli anni '70)
Negli anni Settanta l’economia del paese era in una fase stagnante, con una produttività industriale e agricola molto bassa, caratterizzata dall'uso tecnologie obsolete. Il tasso di analfabetismo era circa del 30% e il sistema di istruzione fortemente carente.
Dopo la morte di
Mao, avvenuta nel 1976, sotto la guida del nuovo leader
Deng Xiao Ping vengono approvate alcune riforme economiche e sociali miranti alla modernizzazione del paese e all'apertura del mercato agli investimenti esteri (
politica della Open Door o Porta Aperta).
Tra queste riforme ci fu l'istituzione di "
zone economiche speciali" (come Shenzhen
, Zhuhai
e Shantou) che furono aperte ad investimenti capitalistici stranieri (in pratica le aziende straniere erano fiscalmente agevolate nell'impiantare le loro industrie in queste aree).
Dal punto di vista della geografia, lo sviluppo
dell’industria è stato particolarmente
intenso nel Sudest, nelle zone vicine al mare, da Shanghai a Canton, e lungo il
fiume Chang Jiang.
Alla fine degli anni Ottanta, l'opera di riforma sembrò andare in crisi a causa dagli
eventi di piazza Tian’anmen (1989) e per il conseguente raffreddamento internazionale nei confronti della Cina.
Le riforme economiche riprendono poi allinizio degli anni Novanta con un importante punto di svolta: durante il XIV Congresso del Partito Comunista viene ufficialmente adottato il cosiddetto "socialismo di mercato".
La crescita economica cinese negli anni Novanta viene accelerata dallo sviluppo di imprese private, dalla costituzione di joint ventures e dagli investimenti stranieri. Questo processo di internazionalizzazione culmina nel 2001 con l'ingresso della Cina nella World Trade Organization (WTO).
Attualmente la Cina è il primo produttore mondiale di frumento ed è in testa alla classifica per produzione di riso e patate. Oltre a ciò possiede più di 1/3 degli allevamenti mondiali di suini, ed è ai primi posti nel settore ittico.
Per quanto riguarda il settore secondario, la Cina ha attirato sul proprio territorio le industrie dei paesi in cerca di manodopera a buon mercato, diventando così l'officina manifatturiera del mondo.
Fra le industrie principali vi sono le industrie minerarie, alluminio, carbone, macchinari, armi, tessili, abbigliamento, petrolio, cemento,fertilizzanti, industria alimentare, automobili, macchinari per il trasporto tra cui locomotive e binari, navi ed aeroplani. A questi si aggiungono altri beni per il consumo quali calzature, giocattoli, elettrodomestici ed il settore tecnologico quali telecomunicazioni e tecnologie per l'informatica. L'industria chimica copre un ruolo importantissimo, essendo la Cina il paese leader nella produzione di fertilizzanti, plastiche e fibre sintetiche.
Nel terziario sono in crescita il commercio e il turismo, favoriti dal miglioramento delle vie di comunicazione.
Le cifre del prodotto interno lordo (PIL) parlano oggi di una crescita che è passata dai 150 miliardi di dollari del 1978 agli 8.220 miliardi (circa) del 2012. In questo processo circa 600 milioni di cinesi sono usciti da uno stato di grave povertà e molti altri cambiamenti hanno interessato il paese.
|
La mappa mostra le zone più povere della Cina (in rosa) e quelle economicamente più avanzate (in blu)
(la foto è stata presa su China.Mike) |
Nonostante questi dati la Cina resta un paese in via di sviluppo e le riforme che ha attuato sono ancora troppo parziali per parlare di una vera modernizzazione.
Intanto, una crescita così rapida ha prodotto fortissimi squilibri tra le diverse aree del paese: ci sono province
e città costiere (come Shanghai) molto ricche e altre zone, più interne, che
hanno invece un PIL pro capite da paese sottosviluppato. Le famiglie contadine hanno mediamente condizioni di
vita più povere e culturalmente limitate; addirittura
nelle zone più isolate ci sono ancora villaggi dove mancano elettricità e acqua corrente.
I dati parlano di più di 135 milioni di cinesi con un reddito al di sotto della soglia di povertà (circa il 10% della popolazione).
La rapida industrializzazione, inoltre, ha portato a conseguenze fortemente negative sull'ambiente: alti livelli di inquinamento atmosferico, delle acque e del suolo pongono un serio problema alla viabilità dell'industria cinese nel lungo termine, specialmente a causa delle limitate risorse naturali del paese.
|
Questa interessante cartina mostra l'economia e il PIL delle varie province cinesi paragonate all'economia di altri paesi del mondo. Come si vede ci sono zone addirittura equiparabili agli Emirati Arabi o alla Svizzera ed altre decisamente più povere come Vietnam ed Etiopia.
(Crediti per la foto su From Poverty to Power) |