martedì 10 settembre 2013

RIASSUNTO ARTE DEL 500 E DEL 600

L'uomo al centro del mondo
La cultura del Rinascimento si formò sullo studio degli autori dell'antichità classica ed ebbe una concezione dell'uomo sotto molti aspetti opposta a quella del Medio Evo--->l'uomo, nel Rinascimento, è al centro di tutto, è il sovrano della terra, è il capolavoro della creazione (nel Medio Evo era Dio ad essere fulcro e centro di ogni cosa).

Esempi arte Rinascimentale

La Cappella Pazzi di Filippo Brunelleschi a Firenze
I richiami al classicismo sono evidenti nella Cappella Pazzi del Brunelleschi (1478) in cui il colonnato della facciata richiama i colonnati greci per il senso delle proporzioni, per l'eleganza, per l'armonia generale. Oltre a ciò, sono però presenti degli elementi innovativi--->la divisione geometrica degli spazi, i "vuoti" e i "pieni" della facciata grazie a cui la materia si alleggerisce, coniugando solidità e leggerezza. Allargando questo concetto alla sfera della spiritualità, si può dire che nell'arte rinascimentale si cercò di unire il naturale (l'umano) al soprannaturale (il divino).
Il David di Michelangelo

L'opera che forse rappresenta meglio di tutte gli ideali rinascimentali è il David di Michelangelo (1504).
Allontanandosi dalla tradizione biblica - secondo cui il pastore che riuscì a sconfiggere il gigante Golia era poco più di un giovinetto- Michelangelo rappresenta Davide nel pieno della maturità: la statua ha un
portamento fermo, maestoso, sereno. Lo sguardo è fiero e fa capire che Davide è l'Uomo in grado non solo di sfidare Golia, ma anche ogni altro ostacolo che si frapponga fra lui e la propria affermazione, il proprio volere. E' un Uomo-Eroe, fermamente consapevole della propria forza e delle proprie possibilità.

L'arte del '500 non innalzerà mai più l'uomo a simili livelli---> ci sarà infatti una grave crisi religiosa (culminata nella riforma protestante) che si concluderà con il Concilio di Trento. L'Europa sarà teatro di gravi e lunghissime guerre. Lo slancio positivo, fiducioso, così ben espresso dall'arte rinascimentale conoscerà quindi un battuta d'arresto: quell'Uomo fiero e capace di tutto si trova adesso di fronte a sensazioni di incertezza, angoscia e inquietudine. Nuove domande si affacciano alla sua mente: egli sente che c'è qualcosa di impenetrabile nel mondo fisico: qualcosa che egli non può arrivare a conoscere senza l'aiuto di Dio.


L'arte nel 600

Tale nuova concezione è ben espressa nella "Vocazione di San Matteo" del Caravaggio (1599-1600) --->la scena ritratta è ambientata all'interno di una locanda/bettola, dove Matteo siede insieme ad alcuni amici. Da destra proviene un fascio di luce che ricade in parte sul volto di  Cristo (accompagnato da San Pietro) e in parte sul volto dei presenti e che rappresenta, appunto, il miracolo della chiamata divina. [C'è stato recentemente un dibattito su chi sia il "Matteo" indicato da Gesù: se l'uomo al centro ben vestito, che sembra puntare il dito verso se' stesso, o il ragazzo con la testa china che sta contando i soldi. Per approfondire potete leggere qui)
La scena e i particolari sono dipinti in modo molto realistico, ma nel complesso è il "divino" a permeare l'atmosfera generale del quadro: se anche la figura di Cristo non fosse presente basterebbe quel fascio di luce e lo stupore sui volti  dei presenti a far comprendere il miracolo e il mistero della Grazia (intesa come chiamata divina, vocazione). Altre novità rispetto all'arte rinascimentale sono: l'assenza di uno schema centrale --->tipico di Giotto ad esempio e l'ambiente che riveste tanta importanza quanta ne hanno i personaggi.

Il passaggio definitivo all'arte barocca è evidente nel Baldacchino della Basilica di San Pietro (1624-1633) in Vaticano del Bernini. La solennità e la compostezza che avevano caratterizzato il Caravaggio sono qui del tutto abbandonate: la colonna tortile (cioè che si attorciglia) sembra animata, quasi in movimento, in una sorta di fuga verso l'alto.
In quest'opera sono espressi tutti i caratteri principali del Barocco: il gusto per lo scenografico, per il teatrale. La tendenza allo sfarzo, l'utilizzo di motivi
ornamentali che conferiscono un'impressione generale di inquietudine.

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