Viene considerato il primo romanzo femminista della letteratura italiana e racconta le vicende autobiografiche della scrittrice, che, con questo libro, ha voluto affrontare il tema della condizione femminile nell'Italia di quegli anni (siamo nei primi del '900) e portare la propria testimonianza sulla difficoltà di farsi accettare dalla società come Donna e non solo come moglie o madre di qualcuno.
Trama
A 12 anni l'autrice si trasferisce da Milano in un piccolo paese delle Marche. Qui incontra un ragazzo, rozzo e poco colto, di cui per un periodo si crede innamorata. Lo sposa e nasce un bambino. Ben presto, però, si renderà conto che quello non è il mondo dove vuole vivere e che quella vita non fa per lei. Durante un periodo di assenza del marito capisce di non averlo mai amato e chiede la separazione. Il marito non vuole saperne, la picchia e rifiuta assolutamente di lasciarla andare. La donna, ancora troppo debole per farcela da sola, rimane col marito, ma inizia per lei un periodo di profondo dolore: il piccolo paese l'angustia, le violente liti col marito proseguono fino a che, stremata, decide di tornare a Milano. Questa volta il marito acconsente, a patto che Sibilla lasci il bambino con lui. La donna accetta, disperata, sperando che quella separazione dal figlio sia solo momentanea. In realtà il bambino non andrà mai a Milano e la donna decide di scrivere il suo romanzo anche per far sapere al ragazzo come sono andate realmente le cose e le motivazioni che furono dietro a quel doloroso abbandono.
Note Biografiche
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, fu attivamente coinvolta nel movimento femminista, non solo come scrittrice, ma anche con l'impegno di costituire sezioni del movimento delle donne e nella partecipazione a manifestazioni per il diritto divoto e per la lotta contro la prostituzione.
Sibilla Aleramo fotografata da Nunes Vais |
Una Donna, edito nel 1906, è la vicenda
della sua stessa vita, dall'infanzia fino alla sofferta decisione di
lasciare il marito e soprattutto il figlio, in nome dell'affermazione
di una vita libera e consapevole e contro la costrizione e
l'umiliazione dell'esistenza che un'ipocrita ideologia del sacrificio
intende imporre alle donne.
Continuò la propria attività nel
movimento femminista, partecipando al Primo congresso femminile
nazionale e impegnandosi negli interventi sociali e umanitari, di cui
si era fatto promotore il Cena, con la creazione di scuole nella
provincia di Roma e del Comitato per l'istruzione delle popolazioni
nel Mezzogiorno costituito dopo il terremoto del 1908.
Dal movimento femminista si distaccò
poco dopo, giudicandolo «una breve avventura, eroica all'inizio,
grottesca sul finire, un'avventura da adolescenti, inevitabile ed
ormai superata».
Al termine della seconda guerra
mondiale si iscrisse al PCI, impegnandosi intensamente in
campo politico e sociale e collaborando con l'Unità.
Morì a Roma a ottantatré anni
nel 1960, dopo una lunga malattia.
È sepolta presso il Cimitero
del Verano di Roma.
intressante!
RispondiEliminamezzogiorno???? nelle marche? ma la geografia non la sapete???? CENTRO ITALIA!!!
RispondiEliminaGrazie mille, abbiamo corretto.
EliminaEra evidentemente un refuso, di geografia non siamo delle cime, ma fino alle regioni d'Italia ci arriviamo ^^
Grazie ancora per averci segnalato l'errore.
Un caro saluto :-)