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martedì 14 maggio 2013

RIPASSO SUL ROMANZO STORICO

Caratteristiche del romanzo storico--->


  • Verosimiglianza---->significa che le vicende sono verosimili, che potrebbero essere accadute davvero, che la cornice storica in cui sono inserite è riconoscibile e dettagliata
  • Il narratore è esterno alla storia ed onnisciente (cioè sa tutto della storia), conosce i fatti, i retroscena e la situazione storica e sociale in cui la storia è ambientata
  • I personaggi sono spesso persone comuni e non personaggi storici di rilievo


Primi romanzi storici

Il genere nasce all'inizio dell'800, in pieno Romanticismo, quando l'interesse verso la storia (soprattutto il Medio Evo) era molto sentito dagli intellettuali [anche precedentemente si pubblicarono romanzi ambientati nel passato, ma da parte degli scrittori non vi era alcun interesse ad approfondire lo scenario in cui erano ambientate le storie come invece accade ora]
Lo scrittore scozzese Walter Scott  è considerato il padre del romanzo storico con il suo Ivanohe pubblicato nel 1819 e ambientato nel 1100 ai tempi di Riccardo Cuor di Leone. 
Fra gli scrittori russi va ricordato sicuramente Tolstoj che in Guerra e Pace (1862-1865) racconta la campagna di Napoleone in Russia unitamente ad un dettagliato affresco sulla nobiltà russa dell'epoca.
In Francia il maggior esponente del romanzo storico è Victor Hugo con Notre Dame de Paris (ambientato nel tardo Medio Evo) e I miserabili ambientato dal 1815 al 1833 in cui l'autore affianca alcuni temi sociali (la povertà) ad alcune dettagliate descrizioni storiche (la battaglia di Waterloo)

Il romanzo storico in Italia

Il più grande esponente italiano di questo genere è sicuramente Manzoni con i Promessi Sposi.
Vanno ricordati anche Massimo D'Azeglio con il romanzo Ettore Fieramosca (ambientato nel 1500 durante la disfida di Barletta), Giovan Battista Bazzoni con Il Castello di Trezzo e Francesco Domenico Guerrazzi con La battaglia di Benevento


lunedì 4 marzo 2013

BREVE TRAMA I MISERABILI

Il romanzo di Victor Hugo "I Miserabili" è ambientato durante la Restaurazione francese agli inizi del 1800.


Il protagonista, Jean Valjean è un galeotto finito in prigione per aver rubato del cibo che viene rilasciato dopo diciannove anni di carcere. All'inizio Valjean incontra diffidenza e chiusura da parte della gente, solo il vescovo di Digne, Monsieur Myriel, lo tratta con gentilezza e riesce non soltanto a restituirgli quella fiducia negli uomini che Jean Valjean aveva perso, ma lo instrada verso una nuova vita. Valjean, infatti, assume la falsa identità di Monsieur Madeleine e, grazie all'aiuto del prelato, mette in piedi un'attività che lo renderà presto ricco e benvoluto, tanto da essere eletto sindaco di una piccola cittadina di provincia.

La sua fortuna, però, sembra allontanarsi quando incontra Fantine, una sua ex dipendente licenziata perché ragazza madre, che lui vorrebbe aiutare, ma che muore di tisi prima  di ricongiungersi con la figlia Cosette, affidata a due genitori adottivi. Sarà poi Valjean a prendersi cura della piccola come un padre. Nel frattempo, in una cttà vicina, un uomo sta per essere incarcerato perché scambiato per Jean Valjean; venutolo a sapere, l'uomo si reca presso il luogo del processo e si auto-denuncia rivelando la propria identità. Viene incarcerato, ma riesce nuovamente a fuggire vivendo a Parigi sotto falso nome.

Dopo alcuni anni scopre che Cosette, divenuta ormai una giovane donna, è innamorata di un giovane di nome Marius, e, almeno all'inizio, Valjean tenta, con varie peripezie, di ostacolare la loro relazione perché non vuole perdere l'affetto della ragazza. In seguito,  memore della magnanimità del suo benefattore Myriel, decide di fare un estremo sacrificio e di rinunciare a Cosette. I due giovani si sposano e poco dopo, anche per la solitudine e la lontananza da Cosette, Valjean si ammala gravemente e di fronte alla morte, lascia un messaggio importante alla giovane coppia: "C'è solo una cosa al mondo che è importante - ed è quella di amarsi".

sabato 9 febbraio 2013

LA SCIAGURA DEL TITANIC SEGNA LA FINE DELLA BELLE EPOQUE

Il termine belle époque indica il periodo immediatamente precedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e fu davvero un momento di intenso sviluppo, spensieratezza e fiducia nel progresso.
Catalogo di moda della Belle Epoque
Ne sono testimoni le grandi esposizioni internazionali dove venivano esibite le strabilianti conquiste della tecnica. Il momento storico era troppo favorevole perché venisse dato il giusto peso alle crescenti tensioni internazionali che, infatti, vennero sottovalutate fino al punto che lo scoppio della guerra fu inevitabile.
Durante gli anni della belle époque vi è l’impressione di vivere nel più solido e ricco dei mondi possibili: di grandissimo rilievo era infatti il benessere economico proveniente dall' espansionismo sia economico (capitalismo) che territoriale (imperialismo), attraverso cui si ottennero enormi ricchezze e capitali da investire a scapito dei paesi colonizzati.
In questo particolare clima sociale e politico si assiste ad una sorta di rinnovamento in generale: ovunque risplendono grandi iniziative artistiche e culturali, le città si accendono di luci e di mondanità, inizia una “gara” al rinnovamento urbanistico e architettonico e fra gli intellettuali si diffonde sempre più un fermo ottimismo nel progresso economico e scientifico.
La sciagura del Titanic anticipò solo di un paio d'anni quella che sarebbe stata la fine di un periodo così favoloso: con il grande transatlantico della White Star, infatti, affondano anche i sogni e le speranze di un intero secolo, l'800. 
Lo choc nelle coscienze europee fu enorme: la solidità, la tecnica, il progresso non erano valsi a nulla di fronte a pochi metri cubi di ghiaccio. 
Dopo di ciò e con il primo conflitto mondiale,  il progresso non era più qualcosa a favore dell'uomo, ma sembrò asservirsi soprattutto alla creazione di armi per lo sterminio e la distruzione di massa.  

sabato 29 dicembre 2012

LO SFRUTTAMENTO DEL SOTTOSUOLO DURANTE LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Alla base della rivoluzione industriale europea ci fu soprattutto la ricerca di nuove fonti di energia che vennero trovate nel sottosuolo ed estratte da fossili organici come carbone, coke, petrolio greggio e benzina.
L'Europa industrializzata

Fino ad allora l'energia fondamentale era stata fornita dalla combustione del legno (riscaldamento) e dalla forza dell'acqua (movimento pale dei mulini e altre macchine).

Ma, nel 1800, il mondo entrò in quella che viene chiamata "l'era del carbone e del vapore": lo sfruttamento di queste sostanze aumentò la possibilità di utilizzare l'energia per moltissimi scopi, sia a livello industriale che civile.

Carbone, petrolio e i gas naturali sono chiamati combustibili fossili perché sono composti da piante e batteri fossili: in pratica l' energia solare si è conservata in questa sorta di "batterie naturali" per milioni di anni.

Inquinamento
Durante la rivoluzione industriale la crescita della popolazione e la grande diffusione dell'agricoltura accelerarono il ritmo della deforestazione a cui si accompagnò quel riscaldamento dell'atmosfera di cui oggi si sente tanto parlare e che, già allora, faceva prospettare una crisi energetica globale.
Insieme a questo bisogna si verificò una crescita nell'inquinamento delle acque dovuto soprattutto ai composti chimici  che venivano riversati dalle industrie nei fiumi e nei laghi.

venerdì 14 dicembre 2012

MILANO CAPITALE CULTURALE DELL'800

Nel periodo napoleonico e, più tardi, sotto il restaurato governo austriaco, Milano fu il centro della vita culturale dell'intera nazione: molti intellettuali, infatti, vi giungevano da ogni luogo ritenendola l'unica città dove poter trarre guadagno e soddisfazione dal proprio lavoro. Uno di questi intellettuali fu Giacomo Leopardi che, dal borgo di Recanati dove era nato, guardava quasi con invidia alle numerose iniziative culturali che avevano luogo a Milano in quegli anni e che così scriveva all'Abate Cancellieri "Chiunque abbia la fortuna di vivere a Milano può pubblicare qualunque cosa, avendo le spese coperte dagli editori [...]. Tutti possono pubblicare, mentre noi poveri infelici non riusciamo a pubblicare niente".
E in effetti a Milano era fiorita una consistente industria editoriale che non aveva concorrenti in altre città italiane. Nel Proemio alla Biblioteca Italiana, l'editore Giuseppe Acerbi, riferisce dell'assoluta supremazia milanese sulle altre città citando i 653 titoli pubblicati nel 1816 a Milano contro i 114 del Regno di Napoli.
Un'altra iniziativa di grande successo su la Società tipografica dei classici italiani, nata all'inizio del secolo con lo scopo di raccogliere una serie di scritti che celebrassero la cultura italiana.
La raccolta, che contava 249 volumi da Petrarca a Bembo al Guicciardini, fu pubblicata nell'arco di 12 anni.