Azione (o titolo azionario)= è un pezzettino (una quota) di una società che chiunque può comprare diventando così "socio" di una determinata azienda che ha appunto scelto di quotarsi in Borsa (cioè di "vendersi in quote, in piccoli pezzetti").
A questa pagina potete trovare l'elenco delle società attualmente quotate presso la Borsa Italiana: ci sono banche, assicurazioni, squadre di calcio, marchi di abbigliamento, etc.
Le azioni vengono vendute in "pacchetti" di un certo numero (lotto minimo), ma in alcuni casi è possibile acquistare anche un singolo titolo azionario.
Ma cosa significa diventare socio di un'azienda? Significa che i soldi che abbiamo speso per comprare quelle azioni ora andranno a far parte del capitale sociale (cioè dei soldi che l'azienda può utilizzare in vario modo) e noi potremo godere di alcuni diritti amministrativi (ad esempio il diritto di voto nelle decisioni dell'azienda) e patrimoniali (ad esempio partecipare ai guadagni che l'azienda produce).
La Borsa è il luogo (un tempo fisico ora più che altro virtuale) dove effettivamente si comprano e si vendono i titoli azionari.
Ogni grande capitale finanziaria ha la sua Borsa: Wall Street è il nome della strada dove ha sede la Borsa newyorchese (che in realtà si chiama New York Stock Exchange), Piazza Affari è la sede della borsa di Milano, etc.
Situazione economica USA dopo la prima guerra mondiale.
Negli anni '20 (dopo la fine della Prima Guerra Mondiale) gli Stati Uniti vissero un momento di grande floridezza economica: la produzione industriale aumentò del 64%, la produttività del lavoro del 43%, i profitti del 76% e i salari del 30%. Tutti questi numeri significano semplicemente che gli USA conobbero in quegli anni una crescita economica senza precedenti: si diffusero beni di consumo come radio, automobili, frigoriferi, lavatrici...
Sull'onda di questo entusiasmo e della fiducia nel benessere e nella ricchezza facile, anche il mercato finanziario iniziò la sua incredibile crescita. Tutti si arricchirono comprando e vendendo azioni e presto venne coniata l'espressione ancora oggi in uso "giocare in Borsa", perché tutto questo era proprio visto come un gioco: facile, divertente, remunerativo.
Ora cerchiamo di capire cosa successe nel 1929 e perché il sistema finanziario della borsa di Wall Street ad un certo punto crollò.
Ad un certo punto l'andamento del mercato azionario si staccò dall'economia reale, cioè dal reale valore delle società quotate in borsa: le azioni venivano vendute e comprate come un bene che aveva valore in se stesso, senza che al prezzo delle azioni corrispondesse un valore reale (cioè ai redditi che l'azienda effettivamente produceva per i soci).
Per di più, tutte le transazioni non avvenivano in contanti, ma a credito... cosa significa questo?
Che la maggior parte degli investitori, oltre a farsi fare un prestito dalla banca per comprare i titoli, pagava solo il 10% del loro prezzo, dando come garanzia proprio il valore del titolo che andavano ad acquistare. Le banche, naturalmente, erano ben contente di concedere questi prestiti perché guadagnavano molto sugli interessi (circa il 10-12%)
Un esempio in cifre:
Un investitore si fa prestare 10.000 dollari per comprare azioni.
Paga alla banca 1.000 dollari subito (il 10%).
Si fa fare un prestito per i restanti 9.000 (dando in garanzia il valore stesso del titolo!!)
La banca guadagna il 10% di interesse su quei 9.000 dollari (cioè 900 dollari).
Quindi l'investitore si ritrova con-->
1000 dollari in meno in tasca.
9.900 dollari di debito con la banca.
100.000 dollari virtuali di azioni che ha acquistato.
La cosa importante da capire è che questi 100.000 dollari su cui si basa tutta la sua ricchezza e il suo guadagno sono appunto "non reali", non corrispondono ad un valore economico reale dell'azienda.
Comunque sia, per un certo periodo, il sistema funzionò.
Seguendo il nostro esempio l'investitore comprava azioni e le rivendeva quasi subito--> in pochissimo tempo aveva guadagnato 90.000 dollari.
A volte ripagava subito il debito con la banca, più spesso si faceva prestare altro denaro e ripartiva con un altro investimento.. altro prestito, altro acquisto di azioni, altra vendita, altro guadagno altissimo e così via..
Questo esempio, semplicistico, va moltiplicato sia nel numero degli investimenti (tutti giocavano in borsa: casalinghe, operai, industriali, impiegati... tutti!) sia nelle cifre, altissime, che venivano impegnate in questi scambi di denaro..
Il dato che emerge è questo: nessuno tirava fuori realmente dei soldi---> queste transazioni (di somme molto grandi!!) erano per lo più "virtuali".. si diventava ricchi comprando e vendendo "titoli" (le azioni) a cui non corrispondeva più un valore reale sul mercato e la cui somma per iniziare ad investire era frutto di un prestito (debito!) bancario..
Molti investirono praticamente tutto il loro patrimonio nella borsa, perché era visto come un sistema sicuro e di facile arricchimento (ed in effetti lo fu, fin tanto che le cose andarono bene e la finzione resse...).. quindi i cosiddetti "ricconi" di quel periodo erano in realtà fortemente indebitati con le banche, ma vivevano tranquilli perché sapevano di avere un grande valore in titoli azionari che avrebbero potuto vendere in qualsiasi momento recuperando i soldi (come vedremo non funzionerà esattamente così!)
La situazione delle aziende
Anche per le aziende di cui si compravano le azioni la situazione era "finta" allo stesso modo: erano compagnie super-valutate, il cui valore borsistico/azionario non corrispondeva al valore reale dell'azienda e ai profitti che poteva garantire ai propri soci a fine anno.
Pensate ad un'azienda che a fine anno può effettivamente dividere 100 dollari di profitti coi propri soci (perché quello è realmente quanto è rimasto a bilancio come profitto), ma si trovi davanti a un valore in titoli di 10.000 dollari!!
Il sistema crolla
Ad un certo punto il sistema iniziò a crollare. E lo fece rapidamente, con conseguenze tragiche.
Perché ad un certo punto avvenne questo crollo? Non si poteva andare avanti all'infinito visto che il sistema funzionava e tutti diventavano ricchissimi?
No, non si poteva: le banche (alcune, non tutte!) iniziarono a rendersi conto della portata di quella enorme speculazione finanziaria (nel 1929 le banche statunitensi si erano "esposte" per 6/7 miliardi di dollari!) ciò significa che avevano avevano crediti enormi da riscuotere e chiesero ai loro clienti di rientrare di quel famoso "margine" che ancora non era stato pagato---> ricordate che agli investitori era permesso acquistare azioni pagando solo il 10% del valore? Ebbene ora veniva chiesto loro il pagamento del restante 90%.
Ma gli investitori, lo sappiamo, erano ricchi soprattutto virtualmente, cioè perché possedevano azioni che "teoricamente" valevano molti soldi. Quindi, per recuperare il denaro e rientrare dei loro debiti con le banche, gli investitori iniziarono a vendere azioni....
prima uno poi un altro e un altro ancora e così in una catena senza fine, gli investitori iniziarono a vendere, generando un effetto domino che coinvolse tutto il mercato azionario newyorchese, ma questa volta al ribasso...
Tutti vendevano azioni che nessuno comprava e il valore di ogni singola azione crollava sempre più.. Pensate di voler vendere un'azione che avete pagato 1000 dollari e che nessuno voglia comprarla a quella cifra... ad un certo punto, pur di recuperare qualcosa, siete costretti a vendere la vostra azione a 10 dollari... I vostri 10 milioni di dollari in titoli diventano così improvvisamente 100.000 dollari... ma il debito con le banche ammontava a molto, molto di più.. perché era stato contratto sulla base di quel margine che ora voi non riuscite più a saldare... vi mancano improvvisamente 9 milioni e 900 mila dollari...
Fu così che immense fortune furono dilapidate in una sola giornata, i famosi ricconi si ritrovarono all'improvviso senza più un dollaro e molti di loro scelsero di suicidarsi per non dover affrontare una tale rovina economica.
Disoccupati in fila presso l'ufficio di collocamento |
Fu solo qualche anno più tardi, grazie al programma del New Deal messo in atto dal presidente Roosevelt, che gli Stati Uniti poterono risollevarsi dal baratro in cui erano precipitati.
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