Il comandante dell'equipaggio è Ferrante La Selvi, poi ci sono i due fratelli Talamonte- Cirù e Massaccese- il mozzo Nazareno e infine Gialluca.
Quest'ultimo lamenta un dolore al collo dove ha una specie di grosso foruncolo rosso.
Inizialmente il tempo è buono, ma presto si leva un forte vento che tiene impegnati gli uomini nel governo della barca. Gialluca intanto sente aumentare il fastidio e chiede ai compagni di guardare com'è il foruncolo che in effetti si è molto ingrossato. Si mette allora a pregare tutti i santi affinché lo facciano guarire e scende sottocoperta per riposare. La tempesta si fa più forte e tutti gli uomini salgono sul ponte; anche Gialluca vorrebbe dare una mano, ma ha troppo male per essere d'aiuto.
Le coste dalmate sono ancora lontane e i compagni, visto lo stato sofferente di Gialluca, decidono di provare a incidere la ferita per far uscire il pus. Massaccese, che aveva visto un cerusico operare un conoscente, prende il coltello più affilato e inizia a praticare dei tagli sul tumore purulento. Dalla ferita sgorgano sangue e pus in quantità. Gialluca è terrorizzato, vorrebbe sottrarsi a quell'operazione, ma i compagni, ormai presi da uno stato di febbrile agitazione, portano a termine la loro opera, cercando infine di suturare la ferita con due legni incatramati.
Gialluca, ormai moribondo, viene portato sottocoperta dove muore poco dopo.
Presi dall'angoscia e dal timore di averne causato la morte, i pescatori decidono di gettare il corpo di Gialluca in mare e di dire che era stato sbalzato fuori bordo a causa della tempesta.
Poco dopo incontrano altre barche che stanno rientrando a Pescara e fra i saluti, gridano all'equipaggio di dar notizia della morte di Gialluca alla sua mamma.
Inizialmente il tempo è buono, ma presto si leva un forte vento che tiene impegnati gli uomini nel governo della barca. Gialluca intanto sente aumentare il fastidio e chiede ai compagni di guardare com'è il foruncolo che in effetti si è molto ingrossato. Si mette allora a pregare tutti i santi affinché lo facciano guarire e scende sottocoperta per riposare. La tempesta si fa più forte e tutti gli uomini salgono sul ponte; anche Gialluca vorrebbe dare una mano, ma ha troppo male per essere d'aiuto.
Le coste dalmate sono ancora lontane e i compagni, visto lo stato sofferente di Gialluca, decidono di provare a incidere la ferita per far uscire il pus. Massaccese, che aveva visto un cerusico operare un conoscente, prende il coltello più affilato e inizia a praticare dei tagli sul tumore purulento. Dalla ferita sgorgano sangue e pus in quantità. Gialluca è terrorizzato, vorrebbe sottrarsi a quell'operazione, ma i compagni, ormai presi da uno stato di febbrile agitazione, portano a termine la loro opera, cercando infine di suturare la ferita con due legni incatramati.
Gialluca, ormai moribondo, viene portato sottocoperta dove muore poco dopo.
Presi dall'angoscia e dal timore di averne causato la morte, i pescatori decidono di gettare il corpo di Gialluca in mare e di dire che era stato sbalzato fuori bordo a causa della tempesta.
Poco dopo incontrano altre barche che stanno rientrando a Pescara e fra i saluti, gridano all'equipaggio di dar notizia della morte di Gialluca alla sua mamma.
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