Galleggia in alto un cinguettìo canoro.
È la calandra, immobile nel sole
meridïano, come un punto d’oro.
E le sue voci pullulano sole
dal cielo azzurro, quando è per tacere
la romanella delle risaiole;
e non più tintinnìo di sonagliere
s’ode passare per le vie lontane,
chè già desina all’ombra il carrettiere.
Nè più cicale, nè più rauche rane,
non un fil d’aria, non un frullo d’ale:
unica, in tutto il cielo, essa rimane.
Rimane e canta; ed il suo canto è quale
di tutto un bosco, di tutto un mattino;
vario così com’iride d’opale.
Canta; e tu n’odi il lungo mattutino
grido del merlo; e tu senti un odore
acuto di ginepro e di sapino.
senti un odore d’ombra e d’umidore;
di foglie, di corteccia e di rugiada;
un fragrar di corbezzole e di more.
Vai per un bosco, e senti, ove tu vada,
quei fischi uscir più liquidi e più ricchi;
poi, come colpi da remota strada
di spaccapietre, il martellar de’ picchi.
PARAFRASI
Si sente nell'aria un canto cinguettante, è la calandra che, alta nel cielo, contro il sole del pomeriggio assume un colore dorato.
E i suoi versi sembrano sgorgare dal cielo azzurro, quando le mondine smettono di cantare e per le vie lontane non si sentono più i sonagli del carro perché il carrettiere è già andato a cena; non si sentono più le cicale né i versi rauchi delle rane, l'aria è immobile, nessun battito d'ali, si sente solo il verso della calandra.
Lei resta lì e canta e il suo canto è come quello di un intero bosco, di una mattinata intera, è un canto vario come l'iridescenza di un'opale.
(La calandra) Canta e tu senti il lungo verso del merlo al mattino, senti l'odore pungente del ginepro e dell'abete. Senti l'odore del fitto bosco e dell'umidità, odore di foglie, di corteccia e di rugiada, un intenso profumo di corbezzoli e di more.
Cammini per il bosco e senti, ovunque tu sia, i suoi fischi che sono più limpidi e più potenti; senti anche il ritmico battere dei picchi, come se fossero i colpi degli spaccapietre su una strada lontana.
ANALISI METRICA
Prima parte di una lirica più lunga, questa poesia composta da 25 versi divisi in 8 terzine e un verso finale. Lo schema ritmico è ABA BCB CDC DED EFE FGF GHG HIH
FIGURE RETORICHE
Enjambement= vv. 2-3 "nel sole/meridiano" - vv. 16-17 "mattutino/grido"
Similitudine= v. 3 "come un punto d'oro" - v. 15 "vario così com’iride d’opale"
Paronomasia= v. 2 e v. 4 "sole" (la stella) e "sole" (da sole, soltanto loro)
Iperbato= vv. 5-6 "quando è per tacere/la romanella" - vv. 24-25 "poi, come colpi da remota strada
di spaccapietre, il martellar de’ picchi"
Tecnicismo= v. 6 "romanella" è un tipico canto popolare della Romagna - v. 18 "sapino" (termine regionale che sta per abete rosso)
Onomatopea= v. 7 "tintinnìo" -
Metonimia= v. 10 "rauche rane" (è il gracidio che è un verso di gola ad essere roco, non certo la rana)
Ripetizione= vv. 10 e 11 "nè...nè" , "non... non"
Poliptoto= v. 13 "canta"-"canto" - v.22 "vai" - "vada"
Sinestesia= v. 19 "odore d'ombra" "(odore) di rugiada"
Enumerazione= vv. 19-20-21 "un odore d’ombra e d’umidore; di foglie, di corteccia e di rugiada;
un fragrar di corbezzole e di more"
SPIEGAZIONE
La calandra è un uccello della famiglia delle allodole, in grado di imitare e riprodurre i versi di molti altri uccelli. Di solito canta elevandosi alta nel cielo e sfarfallando le ali.
Questo particolare uccello offre quindi un intero mondo poetico da esplorare: col suo particolare verso essa rappresenta non solo il tempo (una mattina) e lo spazio (un intero bosco), ma anche animali diversi che sono legati all'uomo e alla sua giornata.
Quando tutti si ritirano e smettono le loro occupazioni (le mondine e il carrettiere), quando anche le rane smettono di gracidare e tutti gli altri uccelli si sono ritirati nei loro nidi, la calandra resta e canta.
E mentre lo fa tu senti in quel canto molti altri suoni: ti pare di sentire il merlo e il ritmico battere dei picchi contro i tronchi. Ma la cosa più straordinaria è che il suo canto è in grado di trasportarti altrove: ti fa sentire come se fossi dentro un bosco ombroso, ti fa avvertire la sensazione di umido, di fresco.
E' in grado di farti percepire quell'odore tipico del legno e quei profumi di frutti selvatici.
E' la natura che si svela all'uomo attraverso il canto di un uccello. Un canto che dà ritmo allo spazio e al tempo e che accompagna la vita del poeta, attraverso un linguaggio sconosciuto, ma nello stesso tempo familiare. Ci troviamo di fronte al simbolismo pascoliano: il mistero del mondo e della natura si rivelano all'uomo grazie al poeta (poetica del fanciullino) e alla sua familiarità con lo spazio naturale e le sue creature. Il lessico è tipicamente pascoliano: ricco, con presenza di tecnicismi, onomatopee, parole auliche e altre più popolari.