Cesare Pavese |
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908, a Santo Stefano
Belbo, paesino nelle Langhe piemontesi, da una famiglia borghese: il padre era
cancelliere presso il tribunale di Torino, mentre la madre era figlia di
commercianti benestanti. Pur abitando a Torino, egli rimase sempre legato ai luoghi della sua nascita che, più tardi, influenzeranno profondamente la sua opera.
Dopo il liceo classico si iscrive all’università, iniziando a scrivere i primi versi e appassionandosi alla letteratura americana. Dopo la laurea inizia la sua
attività di traduttore (nel frattempo aveva imparato benissimo l’inglese e lo
slang americano) e di insegnamento. Traduce opere importanti di Dos Passos (Il
42° Parallelo) e di James Joyce (Ritratto dell’artista da giovane). Nel
frattempo viene assunto presso la casa editrice Einaudi, fondata da Giulio, suo amico ai tempi del liceo. Qui Pavese dirige per un anno la rivista “La Cultura”.
Nel 1935 viene arrestato con l’accusa di antifascismo e
condannato a tre anni di confino in Calabria. Durante il confino, nel 1936, viene pubblicata la sua prima raccolta poetica
“Lavorare stanca” che passa praticamente inosservata.
Dedica autografa di Fernanda Pivano a Pavese |
Tornato a Torino riprende l’attività di traduttore,
occupandosi di opere di Steinbeck, Dickens e Defoe e, inizia il suo passaggio dalla
poesia alla prosa: è in questi anni, infatti, che inizia a scrivere racconti e il
suo primo romanzo breve “Il Carcere”.
Nel 1940, con l’Italia entrata in guerra, intensifica i suoi rapporti con gli antifascisti dell'epoca e la
frequentazione con Fernanda Pivano, alla quale propone di sposarlo: la Pivano
rifiuterà, ma fra i due rimarrà sempre una solida amicizia.
Nel 1941, con la pubblicazione di Paesi Tuoi, la critica
sembra finalmente accorgersi di lui.
Pavese riesce ad evitare il reclutamento obbligatorio per
una forma d’asma che lo affliggeva fin da bambino e, dopo un periodo trascorso a Roma,
nel 1943 torna in una Torino devastata dai bombardamenti. Rifugiatosi
nel Monferrato insieme alla sorella, per sfuggire alle retate dei tedeschi chiederà asilo nel Convitto dei Padri Somaschi a Casale Monferrato.
Pavese insieme all'attrice americana Constance Dowling |
Con la fine della guerra, scopre con amarezza che molti dei
suoi vecchi amici sono morti: alcuni caduti valorosamente in battaglia, altri torturati in
carcere dai fascisti. Pavese sente un forte senso di colpa per essersi nascosto e cerca di
placare i rimorsi iscrivendosi al Partito Comunista Italiano e
iniziando a collaborare con il giornale l’Unità. Inviato a Roma per
potenziare la sede del giornale, torna a Torino dove prosegue febbrilmente l’attività
di scrittore seppur con un crescente disagio interiore che sfocia in una depressione da cui non si riprenderà mai.
Nel 1950 riceve il Premio Strega per La Bella Estate, ma nemmeno questo riconoscimento sembra regalargli stimoli e nuova gioia. Dopo l’ennesima delusione d’amore con l’attrice americana
Constance Dowling (a cui aveva dedicato il romanzo La Luna e i Falò) Pavese si
suicida ingerendo barbiturici in una camera d’albergo di Torino.
Muore a soli 42 anni, il 27 Agosto 1950.
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