E' per queste ragioni che il colera
evidenziò in modo drammatico le carenze sanitarie dell'Europa di
quegli anni e la grande povertà che affliggeva i ceti deboli della
popolazione.
Furono infatti soprattutto i ceti
economicamente più poveri a venire colpiti, dimostrando che le
condizioni economico-sociali contribuiscono prepotentemente a
determinare il quadro della morbilità di una data società.
Il
colera si affacciò in Italia per la prima volta nel luglio del 1835
e creò subito paura e allarme sia tra le forze governative che
dovevano affrontare l'emergenza sanitaria, sia fra la popolazione che
fino ad allora aveva sottovalutato la pericolosità di un'epidemia.
Vennero istituite misure di quarantena e cordoni sanitari e si
accesero dibattiti fra medici, intellettuali e governanti nei quali
vennero evidenziate le lacune nell'igiene pubblica delle città
italiane.
La quarantena dei malati di colera a Quarcino, nel 1867, in una illustrazione dell'epoca |
L'epidemia del 1835-37 fu la prima nel territorio italiano ma non l'ultima, né la più grave: il colera tornò nel 1854-55 e soprattutto nel 1865-67, triennio in cui il bilancio finale fu di oltre 160.000 morti. Lo Stato monarchico fu duramente messo alla prova, e vennero evidenziate ancora una volta le difficoltà nella comprensione della malattia, nell’attuazione di efficaci politiche sanitarie e soprattutto le arretratezze culturali di un paese, che, sebbene avesse rotto politicamente col passato, era composto ancora da una popolazione in gran parte analfabeta, legata a tradizioni e superstizioni antiche.
Il microbiologo tedesco Robert Koch al lavoro |
Difficile individuare invece sensibili cambiamenti nelle reazioni popolari, che innanzi alle successive epidemie di colera, (ve ne furono ancora, benché minori, per tutto il secolo), sarebbero state ancora caratterizzate da psicosi, pregiudizi e superstizioni, e la gente avrebbe reagito innanzi alla malattia di nuovo affidandosi più alla devozione religiosa ed alla tradizione che alla medicina.
(Le informazioni sono state tratte da questo articolo)
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