Tuesday, January 22, 2013

IL COLERA IN EUROPA E LA POVERTA' NEL 1800

Il colera, che dall'India arrivò in Europa e in Italia per la prima volta nel XIX secolo, è quella che si definisce una malattia “urbana” in quanto trova la sua linfa vitale nella sporcizia, nelle acque inquinate e nella mancanza di condizioni igieniche dei centri abitati.
E' per queste ragioni che il colera evidenziò in modo drammatico le carenze sanitarie dell'Europa di quegli anni e la grande povertà che affliggeva i ceti deboli della popolazione.
Furono infatti soprattutto i ceti economicamente più poveri a venire colpiti, dimostrando che le condizioni economico-sociali contribuiscono prepotentemente a determinare il quadro della morbilità di una data società.

La quarantena dei malati di colera a Quarcino, nel 1867, in una illustrazione dell'epoca
Il colera si affacciò in Italia per la prima volta nel luglio del 1835 e creò subito paura e allarme sia tra le forze governative che dovevano affrontare l'emergenza sanitaria, sia fra la popolazione che fino ad allora aveva sottovalutato la pericolosità di un'epidemia. Vennero istituite misure di quarantena e cordoni sanitari e si accesero dibattiti fra medici, intellettuali e governanti nei quali vennero evidenziate le lacune nell'igiene pubblica delle città italiane.
La gran parte dei comuni italiani, infatti, non aveva un adeguato sistema di fornitura di acqua potabile; c'era poi il grosso problema dei pozzi neri per lo smaltimento dei rifiuti, la sporcizia in cui interi quartieri erano immersi e un insufficiente nutrimento per mantenere le persone fisicamente in forma.


L'epidemia del 1835-37 fu la prima nel territorio italiano ma non l'ultima, né la più grave: il colera tornò nel 1854-55 e soprattutto nel 1865-67, triennio in cui il bilancio finale fu di oltre 160.000 morti. Lo Stato monarchico fu duramente messo alla prova, e vennero evidenziate ancora una volta le difficoltà nella comprensione della malattia, nell’attuazione di efficaci politiche sanitarie e soprattutto le arretratezze culturali di un paese, che, sebbene avesse rotto politicamente col passato, era composto ancora da una popolazione in gran parte analfabeta, legata a tradizioni e superstizioni antiche.


Il microbiologo tedesco Robert Koch al lavoro
Fu soltanto nell’ultimo ventennio del secolo che la questione sanitaria venne affrontata con fermezza in Italia, al fine di migliorare la capacità di controllo igienico e sanitario dell’ambiente urbano: ciò anche a seguito della scoperta del virus colerico da parte di Koch, avvenuta nel 1883, che contribuì a porre in primo piano per la prima volta il momento della prevenzione rispetto a quello terapeutico.
Difficile individuare invece sensibili cambiamenti nelle reazioni popolari, che innanzi alle successive epidemie di colera, (ve ne furono ancora, benché minori, per tutto il secolo), sarebbero state ancora caratterizzate da psicosi, pregiudizi e superstizioni, e la gente avrebbe reagito innanzi alla malattia di nuovo affidandosi più alla devozione religiosa ed alla tradizione che alla medicina.


(Le informazioni sono state tratte da questo articolo)

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