sabato 20 febbraio 2021

RIASSUNTO GENOCIDIO ARMENO

Il Genocidio degli Armeni è stato il primo genocidio di massa del XX Secolo e  solo recentemente è stato portato all'attenzione di tutto il mondo occidentale. Ancora oggi, purtroppo, non si conosce la reale entità delle sue dimensioni, anche se gli storici parlano di almeno 1.500.000 vittime.

Un po' di storia dell'Armenia
Anticamente l'Armenia occupava un territorio molto vasto rispetto a quello attuale (nella cartina si può vedere l'antico territorio colorato in arancione e quello attuale contornato in rosso).

Gli Armeni, che si convertirono al Cristianesimo a partire dalla metà del I° Secolo grazie all'opera San Gregorio, furono i primi a riconoscere il Cristianesimo come religione ufficiale. Si può dire quindi che l'Armenia è stata la prima nazione cristiana del mondo

In seguito alla divisione tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, l'Armenia aderisce alla Chiesa Orientale Ortodossa, conservando i propri rituali (Rito Armeno). Questo popolo quindi, conservando una propria religione (quella Cristiana Ortodossa) e una propria lingua, si è sempre distinto da tutti gli altri popoli per la sua forte identità culturale . 


L'Armenia viene conquistata
Trovandosi proprio a metà fra Oriente e Occidente, cioè su un'importantissima via di comunicazione che conduceva verso l'Asia, queste terre furono spesso contese fra diversi popoli che ne volevano il dominio. A livello politico l'Armenia venne infatti conquistata e dominata prima dai Turchi Selgiucidi (1071), poi nel 1375 dai Mamelucchi egiziani e infine nel 1500 dai Turchi Ottomani che imposero agli infedeli (cioè ai Cristiani e agli Ebrei) il pagamento di tributi straordinari per continuare a vivere all'interno del territorio. 

Gli armeni furono quindi sottomessi e per secoli vissero nell’ombra dell’Impero Ottomano, considerati come cittadini di seconda classe, a cui venivano imposte molte limitazioni. Ad esempio gli veniva impedito di indossare i loro vestiti tradizionali, le loro chiese non potevano affacciarsi sulla pubblica strada, era molto difficile per loro trovare un impiego nella pubblica amministrazione.  

Primo genocidio - Fine 1800

Alla fine dell’Ottocento, il Sultano turco Abdul Hamid diede inizio ad una serie di persecuzioni contro gli Armeni che chiedevano maggiori garanzie e libertà per la loro comunità. Queste persecuzioni (avvenute tra il 1893 e il 1896) causarono circa 300 mila morti. Questo è considerato il Primo Genocidio Armeno e, nonostante ci siano state ampie testimonianze di quanto stava accadendo, le potenze europee, come la Francia, la Gran Bretagna e la Russia, che erano tradizionalmente a favore della “causa armena”, non intervennero nei confronti della Turchia. In seguito al Primo Genocidio, ci fu una forte emigrazione di Armeni verso i Paesi Europei (soprattutto verso la Francia) e l’America del Nord.

Il Genocidio del 1915

All'inizio del '900, nell’impero ottomano si fece strada il movimento dei “Giovani Turchi” che avevano in progetto di rovesciare il sultanato per portare più libertà ai cittadini. Anche gli Armeni li appoggiarono sperando in un sistema più libero e democratico, ma dovettero presto fare i conti con un'altra realtà: infatti, dopo aver preso il potere con un colpo di stato, i Giovani Turchi ripresero con più forza le persecuzioni a danno degli armeni. L'ala ultranazionalistica del partito, infatti, voleva raggiungere il Panturchismo, ma si trovava di fronte due ostacoli: il primo erano i Curdi, che però essendo mussulmani e non avendo una forte cultura nazionale potevano essere facilmente assimilati nella nuova società. Il secondo ostacolo era rappresentato dagli Armeni, che non solo erano cristiani, ma avevano anche una cultura millenaria, con proprie tradizioni e una propria lingua. Quindi dovevano essere eliminati. 

Nell’aprile 1909 nella zona di Adanà  ci fu una violenta azione contro gli Armeni, che il Governo tacitamente permise. In pochi giorni vennero uccisi circa 30.000 Armeni. Nel 1913, si formò una Dittatura militare e, nel febbraio 1915, il Governo turco decise la sistematica eliminazione degli Armeni, attraverso la costituzione di una struttura paramilitare, denominata Organizzazione Speciale. 

Il genocidio fu realizzato in quattro fasi: 

  • elite culturale e politica
La prima fase iniziò nella notte tra venerdì 23 ed sabato 24 aprile del 1915 a Costantinopoli, quando vennero arrestate circa 2.500 persone, che rappresentavano l'elite culturale e religiosa armena (cioè erano politici, professionisti, giornalisti, avvocati, medici, scrittori, sacerdoti, etc.). Gli arrestati furono deportati nelle zone interne della Turchia e poi eliminati perché rappresentavano una “minaccia” per lo Stato turco in quanto “guida” politica, civile e religiosa della Comunità armena. 
  • forze armate
La seconda fase del genocidio riguardò l'eliminazione dei militari armeni che prestavano servizio nelle Forze Armate: i soldati vennero disarmati ed inseriti in Reparti del Genio e poi mandati a lavorare nelle Regioni di confine, dove vennero progressivamente eliminati. Nel complesso, vennero uccisi circa 350.000 Armeni. Si procedette inoltre ad una vera e propria “pulizia etnica” in tutti i settori della Pubblica Amministrazione.

  • deportazione nei campi di internamento
La terza fase del genocidio doveva realizzarsi mediante il “trasferimento” nelle regioni meridionali dell’Impero Ottomano della popolazione armena, che risiedeva vicino al confine russo, dato che erano sospettati di tradimento proprio a favore della Russia. L’obiettivo in realtà era quello di eliminare la popolazione armena mediante la deportazione nei deserti della Siria e della Mesopotamia. Questo "trasferimento" si rivelò infatti una vera e propria “deportazione forzata”: si marciava a piedi ed in condizioni molto dure a livello climatico. Moltissimi morirono di fatica, di fame e di sete, molto prima di arrivare ai Centri di raccolta o ai Campi di internamento.
  • Morte nei campi di internamento
La quarta fase del genocidio interessò circa 870.000 Armeni che erano riusciti ad arrivare vivi nei campi di internamento, collocati in zone molto isolate della Siria e della Mesopotamia. Questi campi non erano vere e proprie prigioni: non c'erano né recinzioni né sorveglianza armata. Ma i deportati vi morivano comunque per la fame, la sete e a causa delle epidemie che si sviluppavano nei campi. Alla fine i pochi sopravvissuti furono eliminati con metodi brutali e cruenti (ad esempio, infilzandoli con le baionette o annegandoli nel fiume Eufrate). 

Annientamento culturale

L'annientamento del popolo armeno proseguì poi anche a livello culturale: il governo turco cercò infatti di "turchizzare"  le Regioni Orientali, abitate fino al 1915 prevalentemente da Armeni e da altre minoranze cristiane, cancellando ogni traccia della presenza e della cultura armena, fino a negare addirittura che gli Armeni, in quelle regioni, fossero mai esistiti. A molte località armene venne              “ turchizzato” il nome, ad esempio il Monte Ararat (dove si sarebbe fermata l’Arca di Noè, dopo il Diluvio Universale) fu chiamato Agri Dagi. Anche il patrimonio culturale armeno venne in gran parte distrutto: nel 1915 c’erano oltre 3.500 monumenti armeni (monasteri, chiese, scuole, biblioteche…); di questi, nel 1916, ne rimanevano appena 500, alcuni gravemente danneggiati.




A Yerevan, la capitale dell’Armenia oggi sorge il monumento che ricorda le vittime del genocidio. Il suo nome è Tzitzernakaberd che letteralmente significa “la fortezza delle rondini". E' un luogo meta di pellegrinaggio in ogni giorno dell’anno, ma il 24 aprile (data simbolo dell’inizio del genocidio) sono migliaia gli armeni che si mettono in fila per deporre un fiore davanti alla fiamma perenne. 

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