sabato 13 febbraio 2021

PARAFRASI LA FAVOLA DEI SUONI GALILEO

Mi sembra, in base a diverse esperienze da me fatte, che l'atteggiamento degli uomini verso le questioni intellettuali sia questo, cioè che le persone meno conoscono una determinata cosa e più vogliono parlarne e che, al contrario, la gran mole di cose conosciute e comprese renda più lento e difficile l'esprimersi riguardo alle novità. 

In un luogo molto solitario nacque un uomo che era naturalmente dotato di un intelligenza acuta e di una straordinaria curiosità, il quale, come passatempo, allevava uccelli per godere del loro canto e, meravigliandosi molto, si rendeva conto che essi, con la stessa semplicità con cui respiravano, potevano anche emettere suoni diversi, ma tutti bellissimi.  

Una notte, vicino a casa sua, gli capitò di sentire un suono molto delicato e, pensando che potesse essere un nuovo tipo di uccello, andò per catturarlo, ma arrivato sulla strada, vide che era un giovane pastore che, soffiando in un legnetto forato e muovendo le dita sopra i fori, aprendoli e chiudendoli, riusciva ad emettere suoni simili a quelli di un uccello, ma in modo diverso. 

Stupito e incuriosito, regalò al pastore un vitello in cambio di quello zufolo e, dopo aver riflettuto, rendendosi conto che, se il pastore non si fosse trovato a passare di lì, lui non avrebbe mai conosciuto il modo di creare suoni così delicati, decise di andare via di casa per vivere qualche altra avventura. 

Così accadde che, il giorno seguente, passando accanto ad una povera abitazione, sentì nuovamente un suono simile e, per capire se fosse uno zufolo oppure un merlo, entrò e trovò un ragazzo che con la mano destra teneva un archetto e lo passava su alcune corde tese sopra ad un legno che aveva una rientranza, mentre con la sinistra teneva lo strumento e vi muoveva sopra le dita, e senza usare il fiato, riusciva a creare suoni diversi, ma molto dolci. Gli unici che possono capire il suo stupore sono coloro che possiedono la stessa intelligenza e curiosità di quell'uomo, il quale, colto alla sprovvista da due nuovi modi di creare voci e canti tanto inaspettati, iniziò a pensare che in natura potessero essercene molti altri. 

Grande fu la sua meraviglia quando, entrando in un tempio si era nascosto dietro una porta per vedere chi avesse suonato, ma il suono era provocato dal movimento dei ferri e dagli anelli (sono parte dei cardini della porta) quando si apriva la porta. Un'altra volta, mosso dalla curiosità, entrò in un'osteria pensando di vedere qualcuno che con l'archetto toccasse delicatamente le corde di un violino,  e invece trovò un uomo che, sfregando il polpastrello sull'orlo di un bicchiere, riusciva a produrre un suono dolcissimo. 

Ma poi, quando gli capitò di osservare che le vespe, le zanzare e i mosconi producevano suoni ininterrotti non con il fiato come facevano i suoi uccellini, ma con il rapidissimo battere delle ali, quanto più la sua meraviglia aumentava, tanto più si indebolivano le sue certezze riguardo al modo in cui un suono può essere creato; e tutte le cose che aveva visto non sarebbero bastate a fargli capire come i grilli, pur non volando, potessero creare un suono così forte solo con il muovere le ali. 

E quando credeva che non ci potessero essere altri modi di creare suoni, dopo aver visto, oltre a tutto ciò che già è stato detto, ancora molti organi, trombe, flauti, strumenti a corde di tantissimi tipi, fino a quella linguetta di ferro che, messa fra denti, usa la cavità della bocca come cassa di risonanza per veicolare il suono, quando, dicevo, egli credeva di aver visto tutto, si trovò più che mai immerso nell'ignoranza e nello stupore quando gli capitò di trovarsi in mano una cicala che, pur chiudendole la bocca o fermandole le ali, non smetteva di emettere quel suono rumoroso, e di cui non si vedevano muovere le scaglie né altra parte del corpo da cui potesse arrivare il suono, e alla fine solo alzandole la cassa toracica e trovando alcune cartilagini due e sottili, pensando che il suono derivasse da quelle, si decise a romperle per vedere se il suono smetteva, ma senza risultato, e allora spinse l'ago più a fondo nella cicala, fino ad ucciderla, così che non seppe mai come essa producesse il suo verso; allora l'uomo arrivò ad un punto tale di incertezza nella sua conoscenza che, se gli si domandava come si producessero i suoni, rispondeva di conoscere alcuni modi per farlo, ma che era certissimo che ce ne fossero altri cento sconosciuti e imprevedibili. 



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