venerdì 31 ottobre 2014

CONFRONTO LUCIA MONDELLA E LADY ROWENA IVANHOE


Lady Rowena
Iniziando un confronto tra il personaggio di Rowena, protagonista femminile dell'Ivanhoe di Sir Walter Scott, e Lucia Mondella, dei Promessi Sposi, si può evidenziare subito un differente stato sociale: Lucia è povera, umile, appartiene al popolo, mentre Lady Rowena è una ricchissima nobildonna sassone.
Lucia Mondella
Entrambe sono belle, di una bellezza pudica, non sfacciata, non ostentata. Una bellezza che gli uomini notano e che le metterà spesso in situazioni difficili. Entrambe, infatti, sono vittime di un rapimento da parte di qualcuno che si è invaghito di loro ed entrambe riusciranno a sfuggire a questa condizione grazie al loro animo sensibile e ad una fede incrollabile.
Rowena e Lucia sono due creature apparentemente fragili e impotenti, ma in realtà dotate di grande forza di volontà. Lucia trema spesso, di fronte alle avversità sembra smarrirsi senza sapere cosa fare, ma poi è l’unica che non perde mai veramente la direzione, grazie anche alla sua cieca fiducia nel volere di Dio. E così è Lady Rowena, capace di affidarsi totalmente a Dio, profondamente religiosa e pura com'è.
Entrambe si oppongono con forza al proprio destino e lottano con caparbietà per i loro obiettivi.
Oltre a questo, entrambe si dimostrano sensibili e disposte al perdono per i loro nemici.
Anche l’amore le accomuna: Lucia è innamorata del suo Renzo, teme per lui quando si trova nei guai ed è il suo pensiero che l’accompagna e la sostiene per tutto il romanzo. Anche Lady Rowena prova un amore profondo per Ivanohe, un amore che non la abbandonerà mai, anche quando le circostanze sembrerebbero averli divisi per sempre, lei ha sempre fiducia di ritrovarlo e poterlo amare per sempre.
Sia Lucia che Rowena, dopo mille peripezie del destino, riusciranno infine a coronare il loro sogno d’amore e sposeranno gli uomini per cui il loro cuore ha battuto dall’inizio della storia.

mercoledì 29 ottobre 2014

PARAFRASI FARINATA DECIMO CANTO INFERNO

Parafrasi completa del X canto dell'Inferno di Dante, dedicato alla figura di Farinata degli Uberti, capo dei Ghibellini.

VV. 1-21
Dante e Virgilio camminano lungo uno stretto sentiero fra le mura della città di Dite e gli avelli infuocati (le tombe). Dante chiede se si possono vedere le persone che lì sono sepolte, visto che i coperchi sono tutti sollevati e non c'è alcun custode che vi faccia la guardia. Virgilio, dopo aver spiegato che tutte le tombe verranno richiuse dopo il Giudizio Universale, dice che in quel cimitero sono sepolti i negatori dell'immortalità dell'anima (gli Epicurei). Poi aggiunge che Dante sarà soddisfatto sia per ciò che ha chiesto sia per ciò che non osa chiedere apertamente.

VV. 21-51
All'improvviso una voce esce da una delle tombe (arche) e invita Dante a fermarsi, avendolo riconosciuto come un fiorentino per il suo accento. Dante, impaurito, si avvicina a Virgilio che però lo invita a voltarsi e lo sospinge verso la tomba da cui Farinata degli Uberti si erge maestoso dalla vita in su. Farinata, dopo aver guardato Dante fissamente in volto, non lo riconosce e gli chiede chi fossero i suoi antenati. Dopo averlo saputo, dichiara che essi furono suoi avversari (Dante e la sua famiglia erano di parte Guelfa) e aggiunge di averli scacciati due volte da Firenze. Dante, ferito nell'orgoglio familiare, risponde che se anche furono cacciati essi riuscirono a ritornare tutte e due le volte, cosa di cui invece non furono capaci gli Uberti.

VV. 52-72
A questo punto, a fianco di Farinata, si eleva un'ombra che, vedendo Dante, gli chiede come mai, essendo lui lì per i meriti del suo ingegno non abbia accanto suo figlio. Dante, che ha riconosciuto in quell'ombra il padre del suo amico Guido Cavalcanti, risponde di non essere lì per merito suo, ma per una Grazia che scende dall'alto e che lo conduce alla Teologia, verso cui Guido si rifiutò di essere portato. Il verbo al passato usato da Dante fa credere all'uomo che il figlio Guido sia morto e, poiché Dante esita davanti alla sua domanda, l'uomo interpreta quel silenzio come una conferma al suo timore e precipita nel sepolcro per non uscirne più.

VV. 73-93
Farinata è rimasto fermo, insensibile alla pietosa scena di Cavalcanti, sempre col pensiero a ciò che Dante aveva detto prima. Ripreso il discorso, Farinata profetizza a Dante il suo esilio e poi chiede perché i Fiorentini si accaniscano così tanto contro la sua famiglia. Dante risponde che è a causa del ricordo della battaglia di Montaperti. A questo punto Farinata dice di essere sì stato in gran parte responsabile dell'accaduto, ma non  è stato il solo e comunque c'erano delle ragioni. Solo, invece, lo fu quando si trattò di difendere Firenze da coloro che ne volevano la distruzione.

VV. 94-120
Dante, dopo aver augurato che i discendenti di Farinata trovino un giorno riposo in patria, chiede perché sembra che gli spiriti dell'Inferno, pur conoscendo il futuro, non conoscano nulla del presente. Farinata spiega che i dannati, come i presbiti, vedono bene le cose lontane, ma che, man mano che si avvicinano, gli avvenimenti scompaiono dalla loro conoscenza. Dante prega quindi Farinata di dire a Cavalcanti che sui figlio è ancora vivo e che quell'attimo di esitazione era dovuto a questo dubbio che aveva e che ora ha risolto. Dante domanda poi chi sono le anime che stanno con lui in quella tomba e Farinata risponde soltanto: Federico II di Svevia e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini e poi scompare.

VV. 121-136
Dante riprende il cammino, molto turbato dalla profezia di Farinata. Virgilio gli chiede il motivo del suo smarrimento e dopo averlo saputo lo consola dicendogli di ricordare sì ciò che ha udito, ma di aspettare il momento in cui Beatrice gli svelerà gli avvenimenti futuri della sua vita. Dopo di che i due poeti attraversano il cerchio giungendo all'orlo di quello seguente.




lunedì 27 ottobre 2014

RIASSUNTO CAPITOLO 20 PROMESSI SPOSI

E' il capitolo del rapimento di Lucia e dei primi segnali di turbamento da parte dell'Innominato.
Il rapimento di Lucia
Il capitolo inizia con una descrizione del luogo impervio in cui si trova il castello dell'Innominato che Don Rodrigo sta raggiungendo a cavallo. Dopo aver lasciato il cavallo, le armi e alcuni denari all'osteria della Malanotte, Don Rodrigo si avvia col Griso su per il pendio che conduce al castello. Qui incontra l'Innominato e gli spiega il suo intento di rapire Lucia, presentandogli l'affare come molto difficile per via del fatto che Lucia è custodita presso il monastero di Monza. Proprio l'idea di un'impresa difficile porta l'Innominato ad impegnarsi precipitosamente nell' aiutarlo, ma appena Don Rodrigo se ne è andato, l'Innominato inizia a sentire dentro di se' qualche moto di ripensamento ed esitazione. Per scacciare queste sensazioni, invia il più valente tra i suoi bravi, il Nibbio, affinché coinvolga Egidio (l'amante di Gertrude) nel rapimento. Quando Egidio informa Gertrude di ciò che devono fare, la donna vorrebbe opporsi, ma non ha la forza di farlo e alla fine acconsente a dare il suo aiuto. Il giorno stabilito Gertrude manda Lucia in paese con una scusa, ma durante il cammino una carrozza con gli uomini dell'Innominato la sta aspettando per rapirla. La giovane viene caricata a forza sulla vettura e portata al castello. Quando l'Innominato vede arrivare la carrozza manda a chiamare una vecchia servitrice perché assista Lucia nella prigionia, le faccia compagnia e, possibilmente, coraggio.

sabato 25 ottobre 2014

ANALISI LOGICA PRIMO CAPITOLO BARONE RAMPANTE

Analisi logica svolta dell'incipit del romanzo di Italo Calvino "Il Barone Rampante"


Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l'ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d'Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell'ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d'andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: - Ho detto che non voglio e non voglio! - e respinse il piatto di lumache. Mai s'era vista disubbidienza piú grave.

A capotavola era il Barone Arminio Piovasco di Rondò, nostro padre, con la parrucca lunga sulle orecchie alla Luigi XIV, fuori tempo come tante cose sue. Tra me e mio fratello sedeva l'Abate Fauchelafieur, elemosiniere della nostra famiglia ed aio di noi ragazzi. Di fronte avevamo la Generalessa Corradina di Rondò, nostra madre, e nostra sorella Battista, monaca di casa. All'altro capo della tavola, rimpetto a nostro padre, sedeva, vestito alla turca, il Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega, amministratore e idraulico dei nostri poderi, e nostro zio naturale, in quanto fratello illegittimo di nostro padre.


Fu=pred. verb.
il 15= soggetto
di giugno=comp. di denominazione
del 1767=comp. di tempo determinato
che=congiunzione
Cosimo Piovasco di Rondò=soggetto
mio fratello=apposizione del soggetto
sedette=pred. verb.
per l'ultima volta=comp. tempo determinato
in mezzo a noi= compl. di stato in luogo
(Noi)=soggetto sottinteso
eravamo=pred. verbale
nella sala=compl. stato in luogo
da pranzo=compl. di fine (o scopo)
della d'Ombrosa=compl. di specificazione
nostra villa= apposizione del complemento di specificazione
le finestre=soggetto
inquadravano=pred. verbale
i folti rami=compl. oggetto + attributo
del grande elce=compl. di specificazione + attributo
del parco=compl. di specificazione
Era=pred. verbale
mezzogiorno=soggetto
e la nostra famiglia=soggetto + attibuto
per vecchia tradizione=compl. di causa + attributo
sedeva=pred. verbale
a tavola=compl. stato in luogo
a quell'ora=compl. di tempo determinato
nonostante=congiunzione
fosse già invalsa=pred. nominale
tra i nobili=stato in luogo figurato
la moda=soggetto
venuta=pred. verbale
dalla poco mattiniera Corte= compl. moto da luogo + attributo
di Francia=compl. di specificazione
d'andare=pred. verbale
a desinare=pred verbale
a metà pomeriggio=compl. tempo determinato
Tirava=pred. verbale
vento=soggetto
dal mare=compl. moto da luogo
(io)= sogg. sottinteso
ricordo=pred. verbale
si muovevano=pred. verbale
le foglie=soggetto
Cosimo= soggetto
disse=pred. verbale
(Io)= sogg. sottinteso
ho detto=pred. verbale
che non voglio=pred verbale + sogg sottinteso (io)
e non voglio=pred. verbale + sogg. sottinteso (io)
e respinse=pred. verbale
il piatto=compl. oggetto
di lumache= compl. di specificazione
Mai= compl. di tempo determinato
s'era vista=pred. verbale
disubbedienza più grave=soggetto + attributo
A capotavola=stato in luogo
era=pred. verbale
Arminio Piovasco di Rondò=soggetto
il Barone=apposizione del soggetto
nostro padre=apposizione del soggetto
con la parrucca lunga=compl. di unione + attributo
sulle orecchie=stato in luogo
alla Luigi XIV=compl. di modo
fuori tempo=compl. di modo
come tante cose sue=compl. di paragone + 2 attributi
Tra me e mio fratello=stato in luogo + attributo
sedeva=pred. verbale
Fauchelafleur=soggetto
l'Abate=apposizione del soggetto
elemosiniere=apposizione del soggetto 
della nostra famiglia=compl. specificazione + attributo
e aio=apposizione del soggetto
di noi=compl. di specificazione
ragazzi=apposizione del compl. di specificazione
Di fronte=stato in luogo
(noi)=sogg. sottinteso
avevamo=pred. verbale
Corradina di Rondò=compl. oggetto 
la Generalessa=apposizione del compl. oggetto
nostra madre=apposizione del compl. oggetto
e Battista=compl. oggetto
nostra sorella=apposizione del compl. oggetto
la monaca=apposizione del compl. oggetto
di casa=compl. di specificazione
All'altro capo=stato in luogo
della tavola=compl. specificazione
sedeva=pred. verbale
vestito=pred. verbale
alla turca=compl. di modo
Enea Silvio Carrega=soggetto
Cavalier Avvocato=apposizione del soggetto
amministratore e idraulico= apposizioni del soggetto
dei nostri poderi=compl. di specificazione + attributo
e nostro zio naturale=apposizione del soggetto + 2 attributi
in quanto fratello illegittimo=compl. di causa + attributo
di nostro padre=compl. specificazione + attributo



FP

mercoledì 22 ottobre 2014

LE RIFORME AD ATENE: SOLONE, PISISTRATO E CLISTENE

Atene prima di Solone
All'inizio Atene era governata da un re (monarchia), ma, a partire dall'VIII secolo, il potere passa nelle mani dell'aristocrazia, cioè dei nobili, che erano ricchi proprietari di terre.

Prima di Solone gli organi politici della città erano: l'Ecclesia e l'Areopago.
L'Ecclesia era l'assemblea dei cittadini che eleggeva 9 arconti (sempre fra i nobili!) e ne approvava le decisioni, ma aveva pochi altri poteri.
Gli arconti restavano in carica per un anno e poi andavano a formare l'Areopago: un consiglio dai poteri molto ampi che decideva soprattutto in materia di giustizia (delitti e reati vari). Gli aristocratici in pratica avevano in mano l'amministrazione della giustizia e, poiché non esistevano ancora leggi scritte, le prepotenze e le ingiustizie a danno delle classi sociali più deboli erano numerosissime.
Questa situazione di predominio degli aristocratici provoca malcontento fra la popolazione finché, nel VII secolo, il legislatore Dracone redige le prime leggi scritte per limitare appunto i poteri dell'aristocrazia. La sua opera, seppur non risolutiva, fu molto importante perché, per la prima volta, venivano fissate delle regole che tutti potevano conoscere.
Ad Atene, comunque, i contrasti sociali fra popolo e aristocratici continuarono fino a quando venne eletto arconte Solone, nel 549 a.C. 
Si deve a lui l'inizio della democratizzazione della polis. 

Riforme di Solone--->timocrazia
  • vuole cancellare i debiti dei cittadini
  • restituisce in parte le terre sequestrate
  • abolisce la schiavitù per debiti
Il suo sistema è anche conosciuto come "sistema timocratico" o timocrazia che significa appunto "governo dei ricchi" e per far questo Solone divide i cittadini in 4 classi:
  1. Grandi proprietari terrieri (pentacosiomedimni)
  2. Medi proprietari terrieri (cavalieri)
  3. Piccoli proprietari terrieri (Zeugiti)
  4. Salariati (Teti)-->che non possedevano terre e, quindi, erano considerati nullatenenti
Con questa divisione, però, soltanto gli appartenenti alle prime 3 classi potevano votare e partecipare alle guerre. --->l'unica istituzione veramente democratica di Solone fu l'Eliéa-->un tribunale popolare formato da 6000 cittadini estratti a sorte fra TUTTE le 4 classi sociali, anche i salariati quindi erano rappresentati in questa importante istituzione.
Anche se le riforme di Solone non mutarono completamente la situazione sociale di Atene, hanno il merito di aver comunque allargato le basi della partecipazione politica e iniziato, di fatto, la democratizzazione della polis. 


Pisistrato-->la tirannide
Fu grazie a Pisistrato che l'Iliade
e l'Odissea vennero trascritte su papiro
Nonostante queste importanti riforme, i contrasti non si placano: i nobili ritengono di aver perduto troppo, i contadini solo delusi per la mancata distribuzione della terra. In questo clima di malcontento, Pisistrato, appoggiato dai contadini, riesce a conquistare il potere e diventa tiranno di Atene (560 a.C.)
Con lui la città conobbe un periodo di grande sviluppo sia economico che culturale e si trasformò da piccola città a grande centro di traffici e attività artigianali, abbellendosi tra l'altro di nuovi edifici e monumenti. Pisistrato governa Atene per più di 30 anni e alla sua morte gli succedono i figli Ippia e Ipparco che, però, si rivelano non all'altezza dell'importante compito e vengono presto cacciati dall'aristocrazia che, nel 510 a.C., torna al potere, anche grazie all'aiuto di Sparta.


Clistene-->fondatore della democrazia
Il predominio dei nobili però dura poco--->già nel 508 a.C. viene eletto arconte Clistene che realizza una riforma della Costituzione non più basata sulla nobiltà di nascita o sulle ricchezze possedute, ma su una divisione territoriale. Clistene si basava sul principio dell'isonomia, cioè il principio secondo cui tutti sono uguali davanti alla legge. Anche per questo, è ritenuto il fondatore della democrazia ad Atene.

Per togliere potere all'aristocrazia Clistene divide il territorio dell'Attica (territorio che aveva come polis centrale Atene) in demi---> che erano come i nostri odierni comuni in 3 tipi:

  • i demi dell'area urbana
  • i demi della fascia costiera
  • i demi dell'entroterra
Ogni cittadino o nuovo nato doveva quindi registrarsi presto il proprio demo di nascita e a questo far riferimento per ogni questione politica o amministrativa. 
La regione dell'Attica al cui 
centro era Atene
I demi vennero quindi organizzati in 10 tribù: in ogni tribù erano presenti demi di tutte e 3 le aree --->quindi ogni demo aveva lavoratori cittadini, marinai, contadini. 
Le tribù avevano compiti militari e politici: dovevano fornire soldati per l'esercito della polis (gli opliti) e inviare 50 rappresentanti per la Boulé, la cui presidenza toccava a turno ad ognuna delle tribù.
La Boulé era l'organo di governo della polis: si occupava delle finanze dello stato, della guerra, della politica estera e prepara i disegni di legge che poi venivano approvate o respinte dall'Ecclesia. 
La direzione delle forze armate è affidata a 10 strateghi (uno per ogni tribù) che sono eletti ogni anno e che, in guerra, comandano un giorno per uno. 
Per garantire la polis contro il pericolo della tirannide viene istituito l'ostracismo--->cioè una legge per cui un cittadino sospetto di volersi impadronire del potere poteva essere esiliato da Atene per 10 anni. 





martedì 21 ottobre 2014

RIASSUNTO SUI FATTORI CLIMATICI

Il clima è influenzato dai cosiddetti fattori climatici. Vediamo quali sono i principali--->

1)Inclinazione dei raggi del sole 
All'Equatore i raggi solari sono quasi sempre perpendicolari-->sono + diretti=+ caldo.
Man mano che ci si avvicina ai Poli i raggi arrivano più inclinati=sono + deboli= meno caldo.


2)Posizione di un luogo rispetto al mare
In primavera e in estate il mare ci mette il doppio del tempo a riscaldarsi (rispetto alla terraferma), ma in autunno e in inverno trattiene più a lungo il calore
--->lungo le coste l'inverno è mite e l'estate è fresca.


3)Correnti oceaniche
Contribuiscono a rendere mite il clima di intere regioni quando portano acqua calda dai Tropici verso i Poli (es. corrente del Golfo) o rendono fredda una zona quando portano acqua dalle zone artiche (es. corrente del Labrador)

4)Catene montuose
Le montagne formano una specie di barriera naturale alle masse d'aria umida provenienti dal mare-->la
conseguenza per queste zone sono le piogge intense (dal versante del mare, mentre dall'altra parte il clima è più secco)

5)Altitudine
Altezza di un luogo sul livello del mare: man mano che si sale le temperature diminuiscono (0,56° C ogni 100 metri di salita)

mercoledì 15 ottobre 2014

RIASSUNTO L'AMORE E GLI STRACCI DEL TEMPO

Il libro di Anilda Ibrahimi è ambientato durante la guerra dei Balcani degli anni '90 e racconta le vicende di Ajkuna e Zlatan, due giovani innamorati che vivono a Pristina, nella regione del Kosovo.

Le famiglie dei due giovani, nonostante siano di diversa etnìa (Zlatan è serbo, Ajkuna è di origine albanese), si conoscono da molto tempo e sono legate da una profonda amicizia che risale agli anni '70.
E' in quel periodo, infatti, che Milos, padre di Zlatan, insegna alla facoltà di medicina dove è iscritto Besor, padre di Ajkuna. Nel 1981 Besor, dopo aver partecipato ad una manifestazione di protesta contro le discriminazioni serbe nei confronti degli albanesi, viene incarcerato e costretto a scontare 10 anni di prigionia. Milos, per non lasciare solo l'amico, si trasferisce a Pristina, rinunciando alla carriera universitaria, e accoglie in casa propria Donika, moglie di Milos, e la piccola Ajkuna che cresce insieme a suo figlio Zlatan.

Dopo la prigionia le due famiglie sono ancora più unite e i due giovani hanno finito con l'innamorarsi. La loro vita sembra già programmata, il loro futuro quasi certo, ma negli anni '90 la loro città si trova al centro di un conflitto fra serbi e albanesi che li porterà ad allontanarsi per sempre.  Zlatan è costretto ad arruolarsi in una guerra che non sente sua e a combattere per ideali che non gli appartengono, mentre Ajkuna inizia un lungo periodo da profuga, rifugiandosi prima in Svizzera, dove partorirà Sarah figlia di Zlatan, e poi in lungo pellegrinaggio europeo dove incontrerà facce, persone e destini diversi. Zlatan, invece,  dove incontra Ines la donna di cui si innamorerà e che gli darà un figlio.

Durante la loro forzata separazione, entrambi hanno come unica risorsa il pensiero di potersi un giorno riabbracciare e insieme riprendere la loro esistenza da dove era stata così bruscamente interrotta. Ma la guerra non lascia inalterate le vite di chi l’ha attraversata, e nulla sarà mai o tornerà più come prima. Quando dopo dieci anni - tempo in cui ognuno dei due ha cercato di organizzare la propria esistenza nella lunga attesa di un ritorno dell’altro - si ritroveranno, niente corrisponderà più alle loro aspettative e ai loro desideri: la guerra si è portata via tutto il loro futuro da vivere insieme.

ANALISI LE BIANCHE SCOGLIERE DI RUGEN

Questo quadro è un olio su tela, misura 90x70 e venne dipinto da Caspar David Friederich fra il 1818 e il 1819.
Il dipinto rappresenta un momento vissuto durante la sua luna di miele in Germania con Caroline Bommer. E’ ormai accertato che le persone ritratte nel dipinto siano la moglie Caroline (seduta a sinistra), il fratello di lei (in piedi a destra) e Friederich stesso (inginocchiato al centro).
Soggetto del quadro sono le scogliere di Rugen, che si trovano su un’isola tedesca nel Mar Baltico, e che qui sembrano aprirsi per offrire allo sguardo una "fuga" verso l'infinito.
Caroline, seduta a terra con un abito rosso, sembra trovarsi pericolosamente in bilico sul precipizio che si stende sotto di lei e ha il braccio teso, come ad indicare qualcosa che si trova più in basso.
Suo fratello Christian è invece ritratto alla destra del quadro, anch’egli si trova sull’orlo del crepaccio e ha i piedi appoggiati su un piccolo arbusto come se volesse proteggersi da un’eventuale scivolone. La figura di Friederich è disposta centralmente nel dipinto. L’uomo è ritratto in ginocchio sul terreno, sporto in avanti nell’atto di guardare ciò che ha catturato l’attenzione della moglie. La sua posizione è la più pericolosa di tutte e l’uomo, probabilmente conscio del rischio che stava correndo, prima di sporgersi si è tolto il cappello e ha appoggiato il bastone sul terreno al suo fianco.

Protagonista del dipinto è la natura, che si stende magnifica di fronte ai personaggi- spettatori che la osservano. Le rocce, alte, bianche e spigolose, contrastano con il mare sottostante che è invece calmo, dipinto con colori che vanno dal verde, all'azzurro, al rosa. Nello specchio d'acqua sono visibili due minuscole imbarcazioni bianche. I rami si chiudono intorno al paesaggio, formando quasi una cornice naturale in cui i tre protagonisti diventano spettatori di qualcosa che va oltre ciò che noi possiamo vedere. Il loro atteggiamento, in parte incosciente, rivela una curiosità che Friederich è riuscito a instillare anche in coloro che vedono il dipinto.
Il quadro, oltre a questa dimensione “reale” offre anche una lettura più profonda: i tre sono colti in bilico sul vuoto, la loro posizione sottolinea la caducità dell’esistenza umana, quel filo sottile che lega insieme la vita e la fine di essa. Tutto sembra protendersi verso il precipizio, così come l’artista si è sempre sentito spinto verso un infinito che però non è possibile raggiungere (ricerca del sublime, tema tipicamente romantico).


venerdì 10 ottobre 2014

SINTESI ROMANZO CAVALLERESCO

L'amore cortese trova la sua espressione letteraria in due modi-->
  • al NORD, in lingua d'oil, nel ROMANZO CAVALLERESCO
  • al SUD, in lingua d'oc, nella POESIA PROVENZALE
Nel romanzo cavalleresco (come nelle chansons de geste) il tema  della guerra e delle imprese militari è sempre presente, ma ciò che lo differenzia dalle chansons è il ruolo dell amore che in questi romanzi diventa centrale. Insieme all'amore anche la figura femminile riveste un importanza fondamentale.
Il romanzo cavalleresco, a differenza delle chansons, non ha base storica--->vi si narrano leggende in cui è importantissimo l'elemento magico, fantastico, fiabesco.

I protagonisti sono i cavalieri che partono in cerca di avventura. Il più delle volte non c'è un vero motivo alla base di questa partenza: semplicemente il cavaliere parte per mettere alla prova se' stesso, la propria 
abilità, il proprio coraggio.
In alcuni romanzi è presente il motivo della queste, cioè la ricerca di un oggetto particolare o di una fanciulla da salvare. (es. Santo Graal).

METRO: ottonario a rima baciata

PUBBLICO: la società di corte, elegante e raffinata.

Questi romanzi nascono principalmente per essere letti-->questo indica la presenza di una società più evoluta, più colta (leggevano anche le donne).

AUTORI: chierici colti, vivono nelle corti e scrivono per compiacere i loro signori

FONTI: Leggende bretoni (popolazioni celtiche della Francia e dell'Inghilterra.

L'autore più significativo del genere è Chrètien de Troyes che operò nella seconda metà del 110 alla corte di Troyes. Compose una serie di romanzi dedicati ai Cavalieri della Tavola Rotonda che affrontano avventure straordinarie per realizzare la quete . 

mercoledì 8 ottobre 2014

PARAFRASI ULISSE E CALIPSO VV. 149-224

Lei, la ninfa potente, va in cerca del grande Odisseo dopo aver sentito il messaggio di Zeus.
Lo trova seduto sulla spiaggia: non aveva mai gli occhi asciutti di lacrime, ma consumava la sua vita sospirando il ritorno a casa perché non gli piaceva più la ninfa. 
Certo la notte, pur non volendolo, le dormiva vicino nella profonda grotta perché lei lo voleva, ma di giorno, seduto fra le rocce e la riva, si straziava il cuore piangendo e gemendo, e guardava lo sterile mare, lasciando scorrere le lacrime. 
Mettendosi al suo fianco la dea luminosa gli dice di non piangere più e di non rovinarsi la vita, che lei lo lascerà partire. Gli dice di tagliare dei tronchi con l'ascia di bronzo e di costruirsi una grande zattera con dei fianchi sui bordi in modo da poter navigare nel mare cupo. Dice che gli darà cibo, acqua e vino rosso affinché non abbia a sentire la fame; lo vestirà di abiti e solleverà per lui il vento affinché possa arrivare incolume nella sua isola, sempre che gli dei vogliano, gli dei che abitano il cielo e che hanno più potere di lei nel volere le cose.
Dopo aver detto questo, Odisseo ha un brivido e le si rivolge dicendole parole leggere, affermando che non è questo che lei vuole veramente, quando lo esorta a partire per mare, che è così pericoloso, con una zattera: neanche navi ben costruite e veloci, che per di più godono del vento favorevole che spira da Zeus, possono attraversare quel mare. Dice anche che lui non salirà su quella zattera contro la volontà della dea, a meno che lei non faccia un giuramento solenne di non compiere altre azioni malvagie a suo danno.
Così dice Odisseo e Calispo sorride, dea luminosa, e lo accarezza con la mano dicendogli che è proprio un furfante e che non è per niente stupido visto che le ha fatto un discorso simile. Quindi si impegna nel giuramento e chiama a testimoni la terra e il grande cielo e il fiume Stige che lei non sta pensando ad altre azioni cattive a danno di Odisseo. Piuttosto, dice che penserà e desidererà per lui ciò che anche lei vorrebbe se si trovasse nelle sue condizioni, perché anche lei ha pensieri corretti e non ha un animo così duro, ma sentimenti di pietà.

Dopo aver detto questo, la dea luminosa, lo guida nella grotta. Lì Odisseo si siede dove poco prima si era alzato Hermes, Calipso gli offre ogni tipo di cibo e bevande. Anche lei si siede di fronte e a lui e le ancelle portano ambrosia e nettare. I due mangiano e quando si sentono sazi Calipso inizia a parlare, dicendo a Odisseo, figlio di Laerte e uomo molto astuto, che lui vuole partire subito per tornare a casa, in patria, e per questo è giusto che lui si rallegri. Ma Odisseo non sa quante pene e quanti pericoli dovrà attraversare prima di arrivare a casa, mentre se restasse con lei diventerebbe immortale, anche se gli rimarrebbe il desiderio di rivedere la moglie, cosa che gli capita ogni giorno. Continua dicendo di non sentirsi inferiore alla moglie di Odisseo, perché comunque le dee non possono gareggiare con le donne mortali riguardo alla bellezza e all'aspetto fisico.
Allora le risponde il furbo Odisseo di non arrabbiarsi per questo: lui lo sa bene che Penelope è meno bella di lei, anche perché Penelope è una mortale mentre lei è immortale e non ha addosso i segni della vecchiaia. Eppure, anche così, lui la desidera e vuole tornare a casa e che venga finalmente il giorno del ritorno. Anche se un dio lo facesse naufragare nel mare scuro e pericoloso, lui saprà sopportare, perché ha un animo paziente e già altre volte ha sopportato tante altre sventure sia in guerra che per mare e saprà sopportare anche questa.



lunedì 6 ottobre 2014

RIASSUNTO SCUOLA SICILIANA

La scuola siciliana non va considerata un scuola nel senso tradizionale del termine, bensì un movimento poetico e culturale che fiorì alla corte di Federico II di Svevia nella prima metà del ‘200. 
Federico II di Svevia (nipote di Federico Barbarossa) venne incoronato re di Sicilia nel 1220. Fu un sovrano illuminato, amante della cultura, dell’arte e della scienza tanto da essere soprannominato “stupor mundi” cioè meraviglia del mondo. E’ per suo volere che attorno alla sua corte, in Sicilia, si riunirono i più grandi intellettuali dell’epoca non soltanto italiani, ma anche di provenienza araba e normanna. Non c’erano distinzioni di razza o di fede religiosa: tutti collaboravano attivamente alla creazione e allo sviluppo di una cultura che fosse quanto più possibile libera e soprattutto laica, in contrapposizione al predominio culturale che la Chiesa aveva in quel periodo nei territori dell’impero.
La corte di Federico era una corte itinerante, cioè non risiedeva stabilmente a Palermo, ma  si spostava in altre città sia del sud che del nord Italia. 

In Italia, la prima produzione di lirica amorosa in volgare nasce quindi da questo incontro di culture e lingue diverse. Federico stesso fu poeta, come anche i suoi figli e come altri funzionari di corte, ad esempio Giacomo da Lentini, considerato il caposcuola, Pier della Vigna, Guido delle Colonne, Percivalle Doria e molti altri.
Come dicevamo, i poeti della scuola siciliana erano tutti funzionari di corte: chi era impiegato nell’amministrazione, chi nella cancelleria, chi nell’organizzazione delle attività di corte. La poesia, quindi, non era considerata un lavoro vero e proprio, ma una libera espressione dello spirito, uno svago, un "di più".

I poeti della scuola siciliana trassero ispirazione per i loro componimenti dai trovatori provenzali, che, in fuga dopo l’annessione della Provenza alla Francia (in seguito alla crociata contro gli Albigesi, promossa da , Innocenzo III) trovarono rifugio presso Federico II, e ne rielaborarono la lingua, accostando al siciliano illustre forme provenzali, termini dialettali e neologismi.
Per quanto riguarda le tematiche, non ci sono componimenti incentrati su guerre e battaglie: Federico garantiva ai suoi sudditi pace e serenità e per questo i poeti si dedicarono soprattutto a cantare la donna e l’amore.
La donna viene rappresentata con caratteristiche tipiche: è bella, spesso inaccessibile, dotata di fine educazione e capace di nobile amore. Viene paragonata alla rosa profumata o ad una stella luminosa e l'amante con lei ha un rapporto di vassallaggio cavalleresco: egli non le rivela il suo amore, ma lo tiene per se' per poi cantarlo in poesia. 
La battaglia di Benevento del 1266 nella
quale trovò la morte Manfredi, figlio di Federico II

A livello stilistico e metrico prevale l’uso dell'endecasillabo e del settenario (che diverranno i versi per eccellenza della poesia lirica italiana) e proprio presso questa scuola nasce la forma del sonetto. Il sonetto costituisce, per i Siciliani, lo strumento più adeguato alla nuova poesia del ragionare d'amore, quella poesia che quasi si estranea dal reale, divenendo astratta, elevata e che, attraverso il sonetto, può essere considerata come vera e propria poesia intellettuale. La Scuola Siciliana fu importantissima a livello stilistico, metrico, formale e linguistico, ma lo fu anche per il ruolo che ebbe dal punto di vista storico. Infatti, mentre nel Nord la poesia d'amore era cantata ancora in lingua d'"oc", i Siciliani elaborarono un linguaggio poetico nuovo che venne poi preso a modello dai  poeti successivi. A questo proposito fu Dante il primo a riconoscere l'importanza della scuola siciliana, infatti  nel "De vulgari eloquentia " egli scrive: " vediamo che il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri perché qualsiasi opera poetica compongano gli italiani si chiama siciliana e, perché constatiamo che moltissimi maestri siciliani hanno cantato aulicamente".
La Scuola Siciliana si dissolse dopo la morte di re Manfredi (1266), figlio di Federico, quando crollò il potere degli Svevi in Italia. 

venerdì 3 ottobre 2014

SCHEMA SULL'EVOLUZIONE DELLA LINGUA IN ITALIA

La lingua parlata in Italia attraverso i secoli
La lingua parlata in Italia attraverso i secoli

Periodo preromano
(fino al 754 a.C.)


Si parlano le lingue dei popoli italici: etrusco, ligure, gallico, veneto, piceno, latino, osco. Fra queste si impone, in seguito alla conquista romana il

Dominio  romano
(III secolo a.C.-
IV secolo d.C.)

LATINO

Fine dell’impero romano d’Occidente
(476 d.C.)

Il latino, adeguandosi via via alle forme della lingua parlata (sermo vulgaris o latino volgare), si frantuma nelle parlate regionali

Regni romano germanici
(secoli V-X)


Il tessuto della lingua si arricchisce di apporti germanici. Nelle varie regioni vengono formandosi i dialetti, fra i quali il toscano acquista tanta preminenza da imporsi sugli altri e dando origine alla lingua italiana

Età dei Comuni
(secoli XIXIV)

Si parla nei vari dialetti. Si scrivono per lo più in latino le opere di cultura, ma l’italiano è ormai usato dai grandi scrittori (Dante, Petrarca, Boccaccio), che ne forniscono validi modelli

Età delle Signorie
(secoli XIV-XV)

Si torna allo studio del latino del periodo classico e dei grandi scrittori. Si parla italiano alla corte dei Signori, mentre i dialetti rimangono la lingua viva del popolo

Invenzione della stampa e scoperta di nuove terre
(secolo XVI)

Si discute sull’italiano (questione della lingua) e se ne fissano regole ortografiche e grammaticali. Entrano nel lessico parole nuove per indicare, ad esempio, i prodotti provenienti dal nuovo mondo.

Dominazioni straniere
(secolo XVII)

Si parla nei vari dialetti. L’italiano assorbe parole francesi e spagnole.

Illuminismo
(secolo XVIII)
Scompare il latino anche dalle opere scientifiche; resta come lingua della Chiesa

Unità d’Italia
(1860)
Si parla nei vari dialetti. Comincia la storia dell’italiano, come lingua unificata di comunicazione

Secolo XX e XI
L’Italiano si diffonde presso sempre più ampi strati di popolazione per
  • l’estendersi dell’istruzione
  • la diffusione sempre maggiore dei mass media (stampa, radio, cinema, tv, etc.)

giovedì 2 ottobre 2014

BREVE RIASSUNTO CHANSON DE GESTE

Le Chansons de geste nascono in Francia.
Non si conoscono gli autori. 
Sono in lingua volgare (quella parlata nel nord del paese, cioè la lingua d’oil) e raccontano vicende avvenute secoli prima.
Si chiamano chansons perché venivano cantate.

ARGOMENTI
Carlo Magno e i suoi paladini (conti palatini, in origine). La base è quindi storica, ma non vi è fedeltà ai fatti reali. Esempio: si parla di guerra santa contro gli infedeli (i musulmani che al tempo della diffusione delle chansons occupavano la Spagna e i luoghi sacri al cristianesimo in Palestina), ma al tempo di Carlo Magno questo spirito di difesa della fede cristiana era totalmente assente.
A cosa servivano i poemi?
Ad auto celebrare i guerrieri che volevano presentarsi in una luce eroica ed ideale. Nelle chansons si esprimono quindi i valori militari dei cavalieri.

PUBBLICO
Inizialmente era un pubblico “militare” o comunque legato alla cavalleria, poi questi ideali esercitarono un grande fascino anche su pubblici diversi (come si vedrà poi gli ideali della cavalleria “penetrano” nelle corti francesi dove daranno inizio all’ideale cortese).
Come venivano trasmesse le chansons?
Oralmenteà erano cantate da cantori con un accompagnamento musicale piuttosto semplice.
Sono arrivate fino a noi perché poi sono state trascritte.
Chi cantava le chansons? I giullari che potevano essere dei giocolieri, dei mimi, oppure persone colte, anch'essi poeti.
Venivano accolto nelle corti e nelle abbazie per intrattenere un pubblico che poteva essere di volta in volta popolare oppure nobile.

VERSI
Decasillabi in strofe di varia lunghezza (chiamate LASSE)
Non avevano rime, ma assonanze.
Tipica della trasmissione orale è la ripetizione sempre uguale di alcune formule stereotipate (avviene anche nell’Odissea e nell’Iliadeà epiteti che servivano a memorizzare le caratteristiche dei personaggi, es. “Atena dalle bianche braccia”).

Diffusione delle chansons
Ebbero grande popolarità anche fuori dalla Franciaàes. nel Nord Italia diedero origine a poemi in lingua franco-veneta.
In Spagnaà “Il cantare del Cid” (1140 circa) incentrato sulla figura del Cid Campeador, un cavaliere che riuscì a sottrarre alcuni territori spagnoli ai Mori (nello specifico la città di Valencia).
In Germaniaà”La canzone del Nibelunghi”.

mercoledì 1 ottobre 2014

TESINA SUI COLORI

Rispondiamo alla richiesta di un affezionato lettore e pubblichiamo una tesina di terza media che ha come argomentocolori. 

Storia=Il Fascismo (il nero)
Geografia=Il Medio Oriente (focus sul Libano--->il porpora)
Italiano="I limoni" di Montale (il giallo)
Scienze=L'ecologia (Il verde)
Inglese=Il Grande Gatsby di F.S. Fitzgerald (il giallo)
Francese="IL rosso e il nero" di Stendhal (il rosso e il nero)
Tecnologia=La centrale idroelettrica (l'azzurro)
Arte=Van Gogh (Il giallo)
Musica="Brown Sugar" dei Rolling Stones (il marrone)
Ed.Fisica=La cromoterapia


ALTERNATIVE

Storia=L'Unità d'Italia (Il Tricolore)
Storia=Il comunismo (il rosso)
Geografia=L’Africa (il continente nero)
Italiano=Il positivismo (confronto letterario fra naturalismo francese e verismo italiano)
Italiano=I colori in letteratura (il giallo, il rosa, il nero)
Scienze=L'occhio e il sistema visivo nell'uomo
Scienze=Esperimenti di Newton sulla luce
Scienze=Il daltonismo e la trasmissione di questa malattia (la genetica)
Inglese=L'Arcobaleno di William Wordsworth
Inglese=L'AIC (Association internationale de la couleur)
Francese=Emile Zola
Francese=Rimbaud “Le Vocali”
Tecnologia=La colorazione dei tessuti nell'industria
Tecnologia=I coloranti alimentari
Tecnologia=Il sistema Pantone
Arte=I mosaici bizantini
Arte=L'Impressionismo
Arte=Il Divisionismo (si collega bene con il Positivismo)
Musica=Lista di canzoni che hanno un colore nel titolo



BREVE RIASSUNTO IL PICCOLO PRINCIPE IN FRANCESE

Ce livre raconte l’histoire d’un aviateur tombé en panne avec son avion dans le désert du Sahara. Ici il rencontre le Petit Prince, un petit garçon aux cheveux d'or et au rire cristallin, qui lui demande de faire un dessin d'un mouton. Le petit prince n’aime aucun dessin du narateur. L’aviateur lui dessine alors une boîte  qui contenait le mouton, et cela plaît tout de suite au petit prince. Jour après jour, le petit prince raconte son histoire au narrateur : il habite sur l'astéroïde B 612, une planète très très petite, où il a laissé trois volcans et une rose.
Un jour, le petit prince décide de quitter son planète et d’aller explorer les autres planètes pour trouver des amis. Pendant le voyage, il rencontre des personnages trés bizarres : le roi d'un empire factice, le vaniteux qui veut que le petit prince l’admire, , le buveur qui boit pour oublier qu'il boit, le businessman qui croit posséder toutes les étoiles, le géographe écrivant d'énormes livres et beaucoup d'autres.
Tous ces personnages représentent en quelque sorte les nombreuses absurdités et contradictions du monde des adultes.
De rencontre en rencontre, il arrive sur la Terre et découvre l'amitié avec le renard. Il apprend avec lui que l'essentiel est invisible pour les yeux et réalise à quel point sa rose lui manque
Pour retrouver sa rose, Le Petit Prince repart chez lui en se faisant mordre par un serpent venimeux. L’aviateur, qui a fini de réparer son avion, quitte lui aussi le désert.
Il espère toujours le retour du Petit Prince et nous prie de le prévenir si jamais nous le rencontrons.

(Controllare accenti e segni grafici!)