VOI CH'ASCOLTASTE IN RIME SPARSE IL SUONO
E' il sonetto proemiale dell'opera: viene posto come prima poesia anche se fu scritta in tarda età da Petrarca. La sua posizione non è casuale: qui infatti il poeta traccia un bilancio della propria esistenza e del proprio lavoro poetico. Petrarca si volta indietro e riguardando tutto non ha un'impressione positiva: amare Laura è stato un errore che ha condizionato tutta la sua vita; anche l'opera poetica ne è stata negativamente influenzata (le rime infatti sono definite "sparse", cioè non bene delineate, non armoniche). Il poeta si vergogna di quel sentimento che lo ha così condizionato e spera di trovare perdono fra i lettori, soprattutto fra color che come lui sono caduti nello stesso errore.
ERA IL GIORNO CH'AL SOL SI SCOLORARO
In questa lirica Petrarca rievoca il giorno in cui vide Laura per la prima volta e si innamorò di lei (Venerdì 6 Aprile, che era un Venerdì Santo---> giorno della passione e della morte di Cristo). Petrarca paragona la propria sofferenza d'amore alla sofferenza di Gesù. L'amore per Laura ostacola la sua fede e quindi anche la sua salvezza nel regno dei cieli. In questo sonetto è forte l'influenza stilnovistica (gli occhi di Laura che "legano" il cuore del poeta, Amore che ferisce con le sue saette, Amore che arriva al cuore attraverso lo sguardo della donna amata).
MOVESI IL VECCHIEREL CANUTO E BIANCO
Questo sonetto è basato sulla similitudine fra il vecchio che lascia la sua casa, la famiglia e gli affetti più cari per cercare la vera immagine del volto di Cristo e il poeta che, similmente, cerca il volto di Laura, ormai morta, nei visi delle altre donne. C'è un forte contrasto fra l'amore sacro (quello del vecchio verso Dio) e l'amore profano (quello del poeta per Laura).
SOLO ET PENSOSO I PIU' DESERTI CAMPI
In questo sonetto il poeta desidera allontanarsi dalla società e dagli uomini per sfuggire alla vergogna di essere innamorato e per cercare un po' di pace, ma la natura stessa sembra essergli ostile e, pur lontano da tutti, non può evitare che quel sentimento così forte lo raggiunga e lo faccia soffrire. Per alcune tematiche questo sonetto richiama quanto trattato nel proemio del Canzoniere ("Voi ch'ascoltaste in rime sparse il suono") e cioè quel senso di vergogna che il poeta prova davanti agli altri uomini e il desiderio di non volersi far vedere. La natura partecipa al suo stato d'animo: sono luoghi desolati, aridi, selvaggi dove non si può trovare pace per la propria sofferenza.
ERANO I CAPEI D'ORO A L'AURA SPARSI
Questo sonetto è incentrato su Laura e la sua bellezza. La donna è descritta mentre cammina e parla, con il vento che le scompiglia i capelli. La descrizione è di tipo stilnovistico: le forme sono angeliche, lo spirito celeste, i capelli sono d'oro e gli occhi sono luminosi. In questo caso però Laura è inserita nel tempo: il poeta ripensa al passato e quindi ripensa anche a Laura, che fa appunto parte di un tempo preciso. In Dante e Guinizelli le donne amate erano cristallizzate in un eterno presente: sempre giovani, bellissime. Erano donne angelo, sovraumane e perfette, mentre Laura è donna terrena e mortale.
CHIARE FRESCHE ET DOLCI ACQUE
Anche questo sonetto è incentrato sulla figura di Laura, che viene rievocata, nel ricordo del poeta, intenta a fare un bagno nelle acque di un laghetto, circondata da piante e fiori primaverili. E' qui presente il topos letterario del locus amoenus e un importante elemento stilnovistico (quello dell'intercessione di Laura presso Dio per la salvezza del poeta). Sia Laura che la natura sono rappresentate in modo stilizzato, senza definizioni precise: Laura potrebbe essere qualunque donna e quel laghetto potrebbe essere ovunque nel mondo.
ZEFIRO TORNA E IL BEL TEMPO RIMENA
In questa lirica si tratta il tema del ritorno della primavera: la bella stagione porta con sé la rinascita della vita, della natura e di tutte le cose viventi. Solo il poeta non riesce a partecipare a questa gioia diffusa. E' troppo addolorato per la morte di Laura e per lui non è prevista alcuna gioia, alcuna serenità. Anche in questo sonetto la natura è descritta in modo stilizzato, senza precisazioni dei luoghi.
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