DINASTIA GIULIO CLAUDIA
Quindi lasciò il trono a TIBERIO (figlio che la moglie Livia aveva avuto da un precedente matrimonio).
Tiberio governò dal 14 al 37 d.C. con moderazione: durante il suo regno dimostrò infatti un rigido rispetto per la tradizione augustea cercando di salvaguardare l'Impero e assicurandone la tranquillità interna ed esterna. La corte imperiale era purtroppo attraversata da trame, lotte e congiure e Tiberio, non sopportando questo clima di tensione, si ritirò a Capri da dove continuò a governare Roma fino alla morte.
Tiberio governò dal 14 al 37 d.C. con moderazione: durante il suo regno dimostrò infatti un rigido rispetto per la tradizione augustea cercando di salvaguardare l'Impero e assicurandone la tranquillità interna ed esterna. La corte imperiale era purtroppo attraversata da trame, lotte e congiure e Tiberio, non sopportando questo clima di tensione, si ritirò a Capri da dove continuò a governare Roma fino alla morte.
A lui successe
CALIGOLA che interruppe la politica moderata di Tiberio e governò da sovrano dispotico. Avendo mostrato fin da subito un'inclinazione alla violenza e una chiara instabilità mentale, fece giustiziare molte persone e fu infine fermato dai pretoriani che lo uccisero e proclamarono come suo successore
CLAUDIO (zio di Caligola) uomo di mezza età, colto e stravagante, che si rivelò un ottimo imperatore.
Assunse dei liberti che chiamerà Liberti imperiali come suoi stretti collaboratori e consiglieri.
Aprì le cariche del Senato anche all'aristocrazia della Gallia Transalpina.
Annettè a Roma le province della Mauretania, della Tracia e della Britannia.
Ebbe però due mogli, che in qualche modo furono causa della sua rovina: la prima, Messalina, organizzò una congiura contro di lui che venne fortunatamente scoperta. La seconda moglie, Agrippina, è sospettata di averlo avvelenato per far salire al trono il figlio Nerone (figlio avuto da un precedente matrimonio).
NERONE salì al trono molto giovane (non aveva ancora 17 anni). Nell'esercizio del potere fu guidato in parte dalla madre Agrippina e in parte dal suo maestro, il filosofo Seneca, che cercò di farlo governare con moderazione e rispetto nei confronti del Senato. Dopo un litigio riguardante la sua amante, Poppea, Nerone fece uccidere la madre e allontanò Seneca da corte. Da quel momento la sua politica prese una piega decisamene più severa e dispotica.
Nerone amava organizzare feste e giochi per la plebe dove lui stesso si esibva.
Sposò Poppea (dopo aver fatto uccidere la moglie Ottavia) e, scoperta la congiura dei Pisoni, mandò a morte, fra gli altri, anche l'antico maestro Seneca. In poco tempo si era trasformato in un tiranno crudele.
Nel 64 d.C. un violento incendio distrusse buona parte di Roma e Nerone venne sospettato di aver appiccato il fuoco per impadronirsi di un terreno devastato dall'incendio su cui aveva fatto costruire la sua residenza, la Domus Aurea. Per difendersi Nerone accusò a sua volta i Cristiani che vennero perseguitati, torturati e uccisi.
Dopo un lungo viaggio in Grecia tornò a Roma, ma ormai abbandonato da tutti i suoi sostenitori, fu dichiarato nemico pubblico dal Senato. Senza più poteri né aiuto, Nerone si dà la morte tagliandosi la gola.
Di lui resta un ritratto completamente negativo, soprattutto a causa della storiografia senatoria e per la tradizione cristiana che vide in lui il primo persecutore dei cristiani. In realtà Nerone fece anche delle buone cose come la riforma monetaria, la ricostruzione di Roma dopo l'incendio con materiali refrattari al fuoco e più resistenti. Inoltre riconquistò l'Armenia contesa con il popolo dei Parti.
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