suon che s’udia di palafreni andanti:
era l’acqua che giù dalle stillanti
4tegole a furia percotea la gronda.
Pur via e via per l’infinita sponda
passar vedevo i cavalieri erranti;
scorgevo le corazze luccicanti,8
scorgevo l’ombra galoppar sull’onda.
Cessato il vento poi, non di galoppi
il suono udivo, nè vedea tremando
11fughe remote al dubitoso lume;
ma voi solo vedevo, amici pioppi!
Brusivano soave tentennando
14lungo la sponda del mio dolce fiume
PARAFRASI
Lo so: il suono che si udiva non era quello di
nobili cavalieri che galoppano nella notte fonda,
ma quello dell'acqua che, gocciolando dalle tegole,
picchiava forte sulla grondaia.
Pur sapendo che non fosse vero, vedevo passare i cavalieri erranti
sulle sponde che sembravano infinite;
vedevo le loro corazze scintillanti,
vedevo le loro ombre riflettersi sull'acqua del fiume.
Quando poi il vento cessava, non sentivo più
il rumore del galoppo, né vedevo tremando i cavalieri fuggire
nella luce incerta della notte;
vedevo solo voi, amici pioppi!
Frusciavano e ondeggiavano
lungo la sponda del mio amato fiume.
TEMI
La natura= Il paesaggio è campestre, descritto in una notte di pioggia, quando Pascoli bambino immagina di vedere e sentire cavalieri medievali vagare per la campagna. La familiarità dell'ambiente sfuma allora nella fantasia, tanto che le sponde del piccolo corso d'acqua paiono al poeta "infinite" e le ombre della notte si trasformano in cavalieri dall'armatura scintillante. Solo nella parte finale della lirica c'è un ritorno alla realtà: il vento smette di soffiare, la pioggia si placa e tutta la natura torna a mostrarsi senza veli e ombre. Davanti a sé il poeta riconosce gli amici pioppi che, frusciando, ondeggiano nell'aria notturna lungo le sponde del fiumiciattolo da lui amato.
Il Ricordo= La lirica appartiene a Myricae, raccolta di poesie dedicata al ricordo del padre, brutalmente ucciso nel 1867, quando Pascoli aveva solo 11 anni. Il poeta rievoca qui le sue fantasticherie di bambino, sicuramente influenzate dalla lettura dei grandi poemi cavallereschi di Ariosto e Tasso.
Il tema del ricordo è spesso presente in Pascoli, e di frequente egli rievoca momenti dolorosi della sua infanzia; in questo caso il ricordo è più dolce e delicato, anche se non manca una nota amara: la consapevolezza ribadita più volte ("Lo so" del verso iniziale, "pur sapendo" all'inizio della seconda strofa e quel "solo voi" alla fine della lirica) che quelle fossero solo le fantasie di un bambino.
Quando la sua fantasia di fanciullo si interrompe, Pascoli ritrova davanti a sé l'ambiente in cui è cresciuto e dove vive: quel luogo di un'infanzia felice che sempre rimpianse e verso cui sempre desiderò tornare.
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