Influenze filosofia europea
La poetica di Svevo, e la sua concezione della letteratura, vengono profondamente influenzati dalla letteratura europea del primo '900 e da opposte correnti filosofiche: da un lato, infatti, egli approfondì lo studio del positivismo, di Darwin e del marxismo (quindi approvava l'utilizzo di metodi scientifici di conoscenza e rifiutava la visione metafisica e spiritualistica della realtà), dall'altro, si lasciò influenzare dalle teorie di Schopenhauer e di Nietzsche (pensiero negativo e antipositivista--> nessuna fiducia nel progresso umano, limiti della ragione di fronte all'istinto).
La psicoanalisi
Nella seconda parte della sua vita subì anche l'influenza di Freud e delle teorie psicoanalitiche-->il suo rapporto con la psicoanalisi fu però abbastanza complesso: da un lato, infatti apprezzava la piscoanalisi come strumento conoscitivo della psiche umana, ma, dall'altro, non credeva al fatto che dovesse essere utilizzata per guarire il malato dalla nevrosi-->nell'ammalato ci sono pulsioni vitali che verrebbero spente dalla terapia psicoanalitica.
Per Svevo la nevrosi è un male contemporaneo che nasce dal voler sfuggire alla società di massa (che è schiacciante e competitiva) e dal rifiuto dell'uomo a sottomettersi alla civiltà moderna.
E' da questo rifiuto che nasce l'ammalato, cioè colui che non riesce ad uniformarsi alla società, che si sente estraneo, diverso, fuori posto.
Il fallimento della psicoanalisi come terapia sta proprio in questo: cercare di guarire l'ammalato dalla sua nevrosi, senza comprendere che l'uomo vero è proprio l'ammalato e che non ha nessuno bisogno di guarire perché in realtà è perfettamente sano (implicitamente significa che i malati sono dunque le persone sane, mentre i cosiddetti sani, quelli perfettamente introdotti nella società, sono in realtà i malati!).
Romanzo psicologico
Il romanzo psicologico ha come caratteristica principale la presenza costante della psiche e dell'inconscio--> influenza di Freud.
Nelle prime opere di Svevo (come ad esempio Senilità) il narratore è esterno-->è una sorta di "giudice" che distingue tra la realtà "vera" e la coscienza del protagonista che interiorizza gli avvenimenti a modo suo.
Successivamente (esempio ne La Coscienza di Zeno) il narratore diventa autodiegetico-->il romanzo diventa una sorta di memoriale, di confessione: la realtà "vera" e quella creata dalla coscienza del personaggio si fondono e risultano indistinguibili.
Successivamente (esempio ne La Coscienza di Zeno) il narratore diventa autodiegetico-->il romanzo diventa una sorta di memoriale, di confessione: la realtà "vera" e quella creata dalla coscienza del personaggio si fondono e risultano indistinguibili.
Caratteristiche dei personaggi
I personaggi delle opere di Svevo sono dunque gli inetti--> persone incapaci, indecise, senza forza d'animo e che si fanno trascinare dagli eventi.
Apparentemente sono caratteristiche negative, ma in realtà in Svevo corrispondono all'essere autentici: Svevo afferma che la nevrosi è la condizione umana più vera
e che fuori di questa non vi sono altro che comportamenti falsamente sani perché
cristallizzati in cliché.
La lingua
Il linguaggio di Svevo risente molto dell'influenza mitteleuropea (del tedesco soprattutto) e non appare come un linguaggio chiaro e sintatticamente piano--> il linguaggio riproduce dunque lo stream of consciousness (il flusso di coscienza): l'autore vuole trasmettere al linguaggio quella caratteristica di confusione e disordine con cui i pensieri si presentano alla mente.
OKKK
RispondiEliminaxD
RispondiEliminaNon so non si poteva più semplice?? hahahahaha
RispondiEliminaIl narratore ne "La coscienza di Zeno" non è autodiegetico, ovvero "esterno" ma al contrario, cioè interno. E' palesemente interno, poichè interviene con commenti e giudizi.
RispondiEliminaCarissimo/a, autodiegetico non significa "esterno" bensì interno..
EliminaForse ti sei confuso/a con eterodiegetico che indica appunto il narratore esterno...
Certi che tu abbia compreso l'errore, ti ringraziamo per il passaggio.
Alla prossima! :-)