Nel punto dove i tre si fermano, però, ci sono già alcuni operai intenti a scavare nell'acqua per prelevare sabbia destinata all'edilizia.
I bambini sono impazienti di fare il bagno, ma Marcovaldo glielo impedisce in quanto il fiume, bucato sul fondo dalle draghe, crea pericolosi mulinelli. In più, l'uomo non riesce a trovare un solo pezzetto di rena asciutta per le sue sabbiature perché, proprio a causa degli scavi, tutta la riva è ridotta ad una fanghiglia melmosa.
Approfittando del riposo pomeridiano degli operai, Marcovaldo decide di entrare in una barca ormeggiata lì vicino e seppellirsi sotto la montagnola di rena asciutta che vi è stata accumulata.
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Quando si risveglia si accorge di essere ormai distante dalla riva, ma immobilizzato sotto il cumulo di sabbia, decide di non muoversi per godere il più a lungo possibile di quella cura miracolosa.
Nonostante questo pensiero, Marcovaldo non fa nulla per provare a muoversi o per chiedere aiuto, ma attende immobile il momento fatale.
Invece di volare giù dalla cascata, però, la barca di Marcovaldo sbatte violentemente contro un accumulo di detriti e l'uomo viene sbalzato in aria.
Da quella posizione sopraelevata, Marcovaldo riesce a vedere finalmente com'è il fiume in quel sabato pomeriggio: acqua bassa, tanta sabbia asciutta per i suoi reumatismi e una folla talmente fitta di uomini, donne e bambini con salvagenti, palle e materassini da rendersi conto che, seppur stia per cadere, finirà addosso a qualunque cosa, ma di certo non toccherà nemmeno un centimetro di acqua.
Analisi
Anche in questo episodio, coerente con l'idea che è alla base del libro, al centro di tutto vi è il rapporto uomo-natura. Un rapporto snaturato dalla modernità in cui l'uomo è costretto a vivere: il fiume è da una parte occupato dal "progresso", dai lavori in corso, dalle macchine che serviranno a gettare altro cemento nelle nostre città e, dall'altra parte, innaturalmente brulicante di uomini in cerca di uno spazio verde e apparentemente "incontaminato".
In realtà la natura viene doppiamente soffocata dalla presenza umana e, seppur per ragioni diverse, non resta nulla che si possa godere veramente.
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