mercoledì 29 ottobre 2014

PARAFRASI FARINATA DECIMO CANTO INFERNO

Parafrasi completa del X canto dell'Inferno di Dante, dedicato alla figura di Farinata degli Uberti, capo dei Ghibellini.

VV. 1-21
Dante e Virgilio camminano lungo uno stretto sentiero fra le mura della città di Dite e gli avelli infuocati (le tombe). Dante chiede se si possono vedere le persone che lì sono sepolte, visto che i coperchi sono tutti sollevati e non c'è alcun custode che vi faccia la guardia. Virgilio, dopo aver spiegato che tutte le tombe verranno richiuse dopo il Giudizio Universale, dice che in quel cimitero sono sepolti i negatori dell'immortalità dell'anima (gli Epicurei). Poi aggiunge che Dante sarà soddisfatto sia per ciò che ha chiesto sia per ciò che non osa chiedere apertamente.

VV. 21-51
All'improvviso una voce esce da una delle tombe (arche) e invita Dante a fermarsi, avendolo riconosciuto come un fiorentino per il suo accento. Dante, impaurito, si avvicina a Virgilio che però lo invita a voltarsi e lo sospinge verso la tomba da cui Farinata degli Uberti si erge maestoso dalla vita in su. Farinata, dopo aver guardato Dante fissamente in volto, non lo riconosce e gli chiede chi fossero i suoi antenati. Dopo averlo saputo, dichiara che essi furono suoi avversari (Dante e la sua famiglia erano di parte Guelfa) e aggiunge di averli scacciati due volte da Firenze. Dante, ferito nell'orgoglio familiare, risponde che se anche furono cacciati essi riuscirono a ritornare tutte e due le volte, cosa di cui invece non furono capaci gli Uberti.

VV. 52-72
A questo punto, a fianco di Farinata, si eleva un'ombra che, vedendo Dante, gli chiede come mai, essendo lui lì per i meriti del suo ingegno non abbia accanto suo figlio. Dante, che ha riconosciuto in quell'ombra il padre del suo amico Guido Cavalcanti, risponde di non essere lì per merito suo, ma per una Grazia che scende dall'alto e che lo conduce alla Teologia, verso cui Guido si rifiutò di essere portato. Il verbo al passato usato da Dante fa credere all'uomo che il figlio Guido sia morto e, poiché Dante esita davanti alla sua domanda, l'uomo interpreta quel silenzio come una conferma al suo timore e precipita nel sepolcro per non uscirne più.

VV. 73-93
Farinata è rimasto fermo, insensibile alla pietosa scena di Cavalcanti, sempre col pensiero a ciò che Dante aveva detto prima. Ripreso il discorso, Farinata profetizza a Dante il suo esilio e poi chiede perché i Fiorentini si accaniscano così tanto contro la sua famiglia. Dante risponde che è a causa del ricordo della battaglia di Montaperti. A questo punto Farinata dice di essere sì stato in gran parte responsabile dell'accaduto, ma non  è stato il solo e comunque c'erano delle ragioni. Solo, invece, lo fu quando si trattò di difendere Firenze da coloro che ne volevano la distruzione.

VV. 94-120
Dante, dopo aver augurato che i discendenti di Farinata trovino un giorno riposo in patria, chiede perché sembra che gli spiriti dell'Inferno, pur conoscendo il futuro, non conoscano nulla del presente. Farinata spiega che i dannati, come i presbiti, vedono bene le cose lontane, ma che, man mano che si avvicinano, gli avvenimenti scompaiono dalla loro conoscenza. Dante prega quindi Farinata di dire a Cavalcanti che sui figlio è ancora vivo e che quell'attimo di esitazione era dovuto a questo dubbio che aveva e che ora ha risolto. Dante domanda poi chi sono le anime che stanno con lui in quella tomba e Farinata risponde soltanto: Federico II di Svevia e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini e poi scompare.

VV. 121-136
Dante riprende il cammino, molto turbato dalla profezia di Farinata. Virgilio gli chiede il motivo del suo smarrimento e dopo averlo saputo lo consola dicendogli di ricordare sì ciò che ha udito, ma di aspettare il momento in cui Beatrice gli svelerà gli avvenimenti futuri della sua vita. Dopo di che i due poeti attraversano il cerchio giungendo all'orlo di quello seguente.




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