Ci sono scarse
notizie sulla vita di Lucrezio (la fonte più importante è San
Girolamo).
Si sa che nacque nel
94 a.C. e morì suicida a 43 anni (cioè nel 51 a.C).
Per altri la data di
morte più probabile è il 55 a. C.
Anche le notizie
sulla sua pazzia sono incerte e non del tutto confermate.
Precedenti
letterari
Il De Rerum Natura è un poema epico-didascalico scritto in
esametri e diviso in 6 libri. Ha lo scopo di diffondere la filosofia
di Epicuro (didascalico significa appunto “che insegna”).
E' dedicato a Memmio, illustre e coltissimo intellettuale
latino.
Il titolo è una traduzione dal greco→ Perì Phiseòs (“Intorno
alla natura”) che è anche lo stesso titolo dell'opera più
importante di Epicuro.
Perché Lucrezio usa la poesia? Lo dice lui stesso nel I
libro: la poesia serve a far comprendere meglio al lettore
concetti che altrimenti sarebbero difficili da capire.
Modelli
letterari
Il poema didascalico era molto diffuso nel I secolo a.C.
Lucrezio si rifa ad Empedocle di Agrigento e ad Ennio, poeta che
aveva creato l'epica latina in esametri.
Proemio e
contenuto
Il proemio è una preghiera a Venere (dea protettrice dei Romani)→
tipica del genere epico è l'invocazione alla divinità. Il poeta non
invoca però le Muse come accadeva di solito, bensì Venere che era
la dea dell'amore, del piacere, della potenza della natura.
Lucrezio chiede alla dea di assicurare la pace ai Romani: questo è
in contraddizione con la filosofia epicurea che voleva gli dei
completamente indifferenti alla vita degli uomini. Quello di Lucrezio
deve quindi considerarsi un omaggio, sia alla tradizione sia al
pubblico dei lettori che avevano in Venere la loro progenitrice.
Epicuro e Ifigenia
Dopo l'Inno a Venere (al cui interno si trova anche la dedica a
Memmio), Lucrezio elogia Epicuro, da lui visto come l'eroe che ha
salvato il mondo dalla “religio”→ cita quindi l'episodio di
Ifigenia, figlia di Agamennone, che fu sacrificata per propiziare la
flotta greca in partenza per Troia.
Secondo Lucrezio la religione è spesso causa di eventi empi e
scellerati (come lo fu l'uccisione di Ifigenia).
I Libro –
Gli Atomi
In questo libro Lucrezio si occupa della fisica epicurea: gli atomi
sono invisibili e innumerevoli e formano e disfano i corpi
aggregandosi e disaggregandosi nel loro incessante movimento nello
spazio vuoto. Quindi nulla si crea e nulla si distrugge e non c'è
altra materia oltre a quella costituita dagli atomi. Questa materia è
eterna perché gli atomi sono indistruttibili.
Nell'ultima parte del libro afferma e dimostra l'infinità
dell'universo.
II Libro – Il Clinamen
L'atarassìa (l'imperturbabilità) del sapiente viene contrapposta
alla stoltezza degli uomini, divorati dalle passioni. Poi Lucrezio
parla ancora del movimento degli atomi che si combinano grazie al
CLINAMEN, cioè l'inclinazione che modifica le traiettorie degli
atomi. Nell'ultima parte del libro Lucrezio afferma che secondo lui
esistono infiniti altri mondi che si formano, crescono e poi
periscono esattamente come il nostro.
III Libro –
L'Anima
Prima celebra Epicuro, poi tratta dell'anima (principio vitale
diffuso in tutto il corpo) e dell'animus (la mente, sede delle
facoltà razionali): per Lucrezio sono anch'essi fatti di atomi che
si disperderanno al momento della morte. Nel momento in cui l'uomo
muore cessa per lui ogni forma di conoscenza, sensibilità e
sofferenza.
IV Libro –
Le Sensazioni
Le sensazioni sono provocate da atomi sottilissimi (i Simulacri) che
si staccano dagli oggetti e dai corpi e vanno a colpire i sensibili
V Libro –
L'Universo
Secondo Lucrezio l'universo non è eterno e non è stato creato dagli
dei, ma si è formato dalla casuale aggregazione degli atomi.
VI Libro – I
Fenomeni Naturali
Lucrezio descrive i fenomeni meteorologici (tuoni, fulmini, etc.) e
naturali (terremoti, eruzioni vulcaniche, etc.) che provocano timore
negli uomini e che, in realtà, possono essere spiegati in modo
scientifico. Nell'ultima parte del libro parla delle epidemie e
descrive anche la terribile peste di Atene del 430 a.C.
Struttura e linguaggio
I 6 libri sono raggruppati a 2 a 2 (diadi)
-
i primi due libri parlano degli atomi (Fisica)
-
i secondi due parlano dell'uomo (Antropologia)
-
gli ultimi due parlano del mondo (Cosmologia)
Ogni libro è strutturato con un proemio iniziale e una parte finale
che contiene un tema specifico connesso a quanto precede.
I difetti
Molti lo ritengono un poema incompiuto (manca una revisione finale e
mancano alcune parti che Lucrezio aveva dichiarato
di voler scrivere). Questa incompiutezza è probabilmente dovuta sia
alla sua morte prematura, sia al suo stile poetico meno raffinato ed
elegante rispetto ai poeti successivi.
Per quanto riguarda il linguaggio ci sono molte ripetizioni che
Lucrezio usa per ribadire alcuni concetti già espressi e che sono
tipiche della poesia greca.
Le apostrofi al destinatario
Nel poema ci sono frequenti apostrofi al destinatario (sia a Memmio che al lettore generico) e un largo uso di “quindi”, “dunque”,
“inoltre”→ in questo modo il poeta sembra instaurare un vero
dialogo con il lettore.
Rusticità e arcaismi
Il poema è stato definito “rustico” in quanto usa vocaboli di
utilizzo quotidiano (e questo è un aspetto sicuramente voluto da
Lucrezio che corrisponde all'intento divulgativo dell'opera).
Il tratto più caratteristico del suo stile è l'arcaismo, cioè
l'uso di arcaismi morfologici, asindeti, figure di suono, etc.
Lessico
Il lessico è molto innovativo: sono presenti molti termini
scientifici e filosofici latini che traducono termini fino ad allora
espressi con parole greche.
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