La città si abbelliva e prosperava sotto il suo comando, ma Policrate era ambizioso e senza scrupoli e desiderava conquistare non solo il resto dell'isola di Samo, ma anche altre città del mare Egeo.
Ben presto la sua potente flotta seminò il terrore nelle terre vicine e molte città furono assoggettate dal tiranno. La sua fama e il suo potere crebbero moltissimo e per questo Policrate decise di stringere una solida alleanza con Amasi, re dell'Egitto, inviandogli molti doni.
Policrate era anche un uomo incredibilmente fortunato: tutto ciò che intraprendeva andava a buon fine e presto la sua fama si sparse in tutte le regioni vicine. Quando anche Amasi venne a sapere della sua continua fortuna, volle mettere in guardia l'amico scrivendogli una lettera in cui gli consigliava di liberarsi di qualcosa per lui molto prezioso per non suscitare l'invidia degli dei. Secondo Amasi, infatti, gli dei desiderano che nella vita di un uomo non vi siano solo sventure o solo fortune, ma un'alternanza fra queste due cose.
Policrate ritenne giusto il consiglio di Amasi e si fece portare al largo con una nave per gettare in mare un prezioso anello a cui era molto affezionato.
Effettivamente questa perdita causò in lui molto dispiacere.
Qualche giorno dopo, però, un pescatore che aveva preso un grosso pesce volle fargliene dono e i cuochi scoprirono che all'interno vi era niente meno che il prezioso anello che Policrate aveva gettato in mare.
Il re di Samo scrisse allora ad Amasi per narrargli l'incredibile vicenda e questi, ormai del tutto consapevole che Policrate non avrebbe potuto sottrarsi al proprio tragico destino, decise di rompere ogni legame e alleanza con l'amico per non doversi trovare poi coinvolto nella sua inevitabile rovina.
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