Coloro che si convertivano e si facevano battezzare, si riunivano poi in piccole comunità in cui erano soliti chiamarsi "fratelli" o "salvati in Cristo". Fu proprio ad Antiochia che per la prima volta i pagani della città soprannominarono "cristiani" i seguaci di Cristo.
Lapidazione di Santo Stefano - Paolo Uccello |
Queste prime comunità cristiane incontrarono ben presto l'ostilità del mondo: Stefano fu il primo martire, lapidato a Gerusalemme nel 36 d.C per aver affermato la divinità di Cristo.
Alla sua lapidazione assistette anche Saulo di Tarso, un fariseo che si convertì proprio mentre si recava a Damasco per arrestare alcuni cristiani. Saulo, che prese poi il nome di Paolo, divenne così un apostolo e viaggiò a lungo per diffondere la parola di Gesù fra la gente.
Anche in altre città, fuori e dentro la Palestina, le comunità ebraiche si opposero alla diffusione del Cristianesimo e proprio Paolo racconta di essere stato più volte frustato, bastonato e preso a sassate.
Le persecuzioni a Roma
La parola di Cristo, intanto, aveva raggiunto Roma, capitale dell'impero, e qui aveva iniziato a diffondersi fra gli strati più bassi della popolazione.
Il Vangelo predicato dai cristiani e il loro stile di vita erano molto diversi dalle usanze della società romana e per questo furono subito malvisti dalle autorità imperiali.
I Romani non videro di buon occhio la riservatezza dei cristiani e i loro riti religiosi apparvero come qualcosa di magico ed esoterico che andava contro ai loro dei. Oltre a ciò non potevano ammettere che i cristiani si rifiutassero di venerare l’imperatore.
I primi 50 anni dopo la morte di Gesù furono abbastanza tranquilli, eccezion fatta per la persecuzione di Nerone del 64 d.C che servì come capro espiatorio per giustificare l'incendio di Roma.
Nerone era noto al popolo per la sua crudeltà e per le sue malefatte e venne sospettato di essere l'autore dell'incendio.
Per trovare un colpevole, l'imperatore accusò allora la comunità cristiana i cui membri furono brutalmente torturati e uccisi.
Secondo alcuni storici fra i martiri di questa persecuzione ci furono anche Pietro, crocifisso, e Paolo di Tarso, decapitato.
Alla fine del I secolo, fra l'81 e il 96 d.C., ci fu un'altra persecuzione di massa sotto l'imperatore Domiziano: coloro che si rifiutavano di offrire sacrifici al dio-imperatore venivano torturati e uccisi.
Altre persecuzioni cristiane si verificarono sotto gli imperatori Traiano e Adriano.
Fu proprio sotto Traiano che avvenne il famoso martirio di Ignazio di Antiochia il quale, mentre veniva trasferito a Roma per essere dato in pasto alle fiere, scrisse una lettera ai Romani in cui manifestava gioia per il destino cui andava incontro con queste parole "Lasciate che sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio".
I metodi crudeli dei Romani non ebbero però gli stessi effetti su tutti i cristiani: molti non sopportarono le torture e pur di non essere uccisi preferirono rinnegare la parola di Cristo compiendo atti di adorazione verso gli dei pagani. Costoro venivano chiamati "lapsi".
Libertà di culto
Le persecuzioni, i martirii, la brutalità dei romani non indebolirono le comunità cristiane, anzi, ebbero l'effetto opposto di renderle più forti, più unite e più numerose.
Nel IV secolo, sotto l'imperatore Costantino, il Cristianesimo passa dall'essere una religione illegale e perseguibile, a religione libera. Costantino, infatti, aveva bisogno dell'appoggio dei cristiani, divenuti molto numerosi, per ottenere il trono imperiale.
Dopo la propria conversione, Costantino emanò nel 313 d.C. l'Editto di Milano con cui cessavano formalmente tutte le persecuzioni e si dava ai cristiani la libertà di professare il proprio culto.
Più tardi, con l'Editto di Teodosio del 380 d.C., il Cristianesimo divenne religione di stato.
Dopo circa 4 secoli la fede in Cristo poté essere diffusa e professata liberamente in tutto l'Impero Romano.
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