Enea e Turno in un dipinto di Paolo Giordano |
Nell'Iliade la vicenda dell'ira di Achille- ira che da impulso a tutta l'opera- si conclude con il duello fra Achille ed Ettore e la morte di quest'ultimo (n.b. il poema prosegue per altri due libri!).
Anche Virgilio conclude il suo poema con un duello fra eroi, ispirandosi al XII libro dell'Iliade, ma reinterpretandolo in maniera originale.
Fin dall'inizio Virgilio ci ha presentato Enea come un secondo Ettore, mentre Turno, coerentemente
con il suo ruolo di antagonista, ci viene presentato (dalla Sibilla) come un altro Achille.
Giunti al momento del duello finale, però, i ruoli si devono invertire: il
lettore conosce già l’esito dello scontro, e sa che sarà Enea,
come Achille, il vincitore; il lettore ricorda anche la violenza di
Achille, che dichiara di desiderare di uccidere a morsi l’avversario,
che infierisce orrendamente sul corpo di Ettore, nutrendosi della vendetta in modo quasi animalesco. Per questo potrebbe essere difficile che Enea, fino ad ora personaggio d'animo pio, possa assumere nel finale il ruolo di feroce vendicatore.
Enea si trasforma---> da eroe pius a feroce vendicatore
Per questo la trasformazione,
incoerente dal punto di vista della moralità del personaggio, deve
essere resa credibile e giustificabile sotto il profilo della
narrazione: per giungere a questo, Virgilio ci prepara fin dal libro X, dove si narra del duello fra Turno e Pallante. Qui l'autore esaspera la violenza di Turno, per rendere in
qualche modo giustificabile la futura vendetta (giustificabile
ovviamente non in sé -la vendetta è comunque legittima nel codice
eroico- ma relativamente alla costruzione della personalità di
Enea).
Dal momento in cui viene a conoscenza
della morte del giovane alleato, Enea ritiene che Turno abbia invalidato da Turno
il codice che regola i rapporti tra nemici, e procede ad una strage
indifferenziata di quanti gli capitino sotto tiro. E’ un primo segnale, ma l’equilibrio nella
personalità dell’eroe si ristabilisce nuovamente nel duello con
Lauso, in cui ritroviamo un Enea pietoso e rispettoso, che riconosce e onora il coraggio e la giovinezza.
Un nuovo elemento di legittimazione
della vendetta è costituito dalla richiesta di Evandro, che dichiara
di mantenersi in vita solo per la speranza che Enea, per rispettare i
patti di alleanza sanciti tra i due, vendichi la morte del figlio,
uccidendo Turno.
Anche gli interventi di Giuturna esasperano l’eroe troiano, facendo scaturire in lui la furia,
davvero degna di un eroe omerico, con cui lo troviamo ad affrontare
il duello finale, ormai completamente trasformato e adesso molto più simile ad Achille che ad Ettore.
Il duello
Enea assomiglia ad Achille perché è l'eroe che attacca e incalza, che ha dalla sua parte il favore degli dei.
Turno invece sembra più Ettore, il guerriero che affronta il duello finale con coraggio pur consapevole di avere un destino ostile.
Altri punti simili:
Turno fugge, inseguito dall'avversario.
Turno supplica Enea, così come Ettore aveva supplicato Achille.
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