Studia giurisprudenza a Pavia, ma, per aver scritto una satira sulle donne pavesi, viene espulso dal collegio dei gesuiti. Nonostante questo si si laurea in legge a Padova e, dopo la morte del padre, svolge per un breve periodo la professione di avvocato per aiutare economicamente la madre. Da sempre appassionato di teatro, inizia a seguire la compagnia di Giuseppe Imer con l'incarico di scrivere alcuni testi teatrali. Proprio durante una tournée con Imer, conosce a Genova Nicoletta Connio, una giovane diciannovenne, che sposerà nel 1736 e con cui ebbe un matrimonio felice, seppur senza figli.
Tornato a Venezia scrive la parte del protagonista del "Momolo Cortesan" (1738) e la commedia "Donna di garbo". Importante di questo periodo è anche l'opera "Pamela Nubile" in cui Goldoni abolisce le maschere.
Fino al 1741 ricopre l'incarico di direttore del teatro San Giovanni Crisostomo e nel 1745 scrive la sua famosa opera "Arlecchino servitore di due padroni" che segna per lui l'abbandono definitivo della carriera di avvocato per dedicarsi a quella di commediografo.
Dal 1748 al 1752 lavora con la compagnia Madebach (presso il Teatro S.Angelo) e scrive, fra le altre opere, "La vedova scaltra", "La famiglia dell'antiquario" e "La bottega del caffè".
Dal 1753 al 1762 lavora presso la compagnia Vendramin (Teatro S.Luca) e compone "La Locandiera", "Gli innamorati", "I Rusteghi", "Le Baruffe Chiozzotte", "La Trilogia della villeggiatura". Ormai è un commediografo famoso e le sue opere vengono tradotte e rappresentate anche all'estero.
Nel 1762 parte per Parigi dove lavora per la Comédie Italienne. Qui, nel 771, viene rappresentata una sua commedia "Le Borrou Bienfaisaint" (Il burbero benefico), interamente in francese, che ebbe un grandissimo successo.
Goldoni, ormai anziano, quasi cieco e in pessime condizioni economiche, muore a Parigi nel 1793.
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