guidando i buoi da la pacata faccia;
e, dietro quelli, fumiga la traccia
del ferro aperta alle seminagioni.
Poi, con un largo gesto delle braccia,
spargon gli adulti la semenza; e i buoni
vecchi, levando al ciel le orazioni,
pensan frutti opulenti, se a Dio piaccia.
Quasi una pia riconoscenza umana
oggi onora la Terra. Nel modesto
lume del sole, al vespero, il nivale
tempio de’ monti inalzasi: una piana
canzon levano gli uomini, e nel gesto
hanno una maestà sacerdotale.
PARAFRASI
I giovani, forti e robusti,
guidano i buoi, dall’espressione tranquilla;
e dietro di loro fuma il solco,
e dietro di loro fuma il solco,
tracciato dall’aratro e pronto per la semina.
Poi gli adulti spargono i semi nella terra
con un ampio gesto delle braccia,
e, infine, i vecchi, innalzando al cielo le loro preghiere,
sperano in un abbondante raccolto.
Oggi la terra riceve l'onore
Poi gli adulti spargono i semi nella terra
con un ampio gesto delle braccia,
e, infine, i vecchi, innalzando al cielo le loro preghiere,
sperano in un abbondante raccolto.
Oggi la terra riceve l'onore
della devota riconoscenza umana. Nella tenue
luce del tramonto si stagliano i monti coperti dalla neve:
sembrano il tempio che dà al canto e ai gesti degli uomini
sembrano il tempio che dà al canto e ai gesti degli uomini
la solennità di un rito.
Analisi metrica
Sonetto che rima ABBA BAAB (rime chiuse) CDE CDE
Predominanza di vocali aperte nelle quartine (ritmo lento corrisponde alla lentezza del movimento dei contadini)
Commento
La lirica di D'Annunzio descrive una scena importante della vita contadina: il momento della semina. E' una scena ambientata in inverno (lo si capisce dalla terra smossa che "fumiga" a contatto con l'aria fredda e dal "nivale", cioè dai monti innevati).
Protagonisti sono tre generazioni di uomini - ragazzi, adulti e vecchi- che contribuiscono ognuno a proprio modo al duro lavoro contadino. Ma è anche posto in rilievo il ruolo degli animali, i buoi, che pacatamente condividono la fatica dei contadini. A questo proposito è bene rilevare quasi un'umanizzazione della bestia, che nelle parole del poeta non possiede più un muso, bensì una faccia.
Tutta la scena acquista nelle parole del poeta una forte sacralità: più che umili lavoratori, i seminatori sembrano sacerdoti che stanno compiendo un rito di cui la Terra può sentirsi onorata.
A livello stilistico la lirica ha un ritmo complessivamente lento, più evidentemente nelle due quartine dove la predominanza delle vocali larghe (A e O) contribuisce a sottolineare la lentezza, la pacatezza del lavoro degli uomini e dei buoi. Nelle due terzine il ritmo è spezzato da diversi enjambements.
Questa poesia fa parte della raccolta "La Chimera", insieme ad altre liriche scritte fra il 1883 e il 1889 e nello specifico della sezione Rurali, che comprende composizioni ancora fortemente improntate da una retorica di influenza carducciana, che esalta i valori sacri della terra e dei suoi coltivatori.
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