O iubelo del cuore
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O gioia del cuore
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O iubelo del core,
che
fai cantar d’amore!
Quanno iubel se scalda,
sì
fa l’omo cantare,
5
e la lengua barbaglia
e
non sa che parlare:
dentro non pò celare,
tant’è granne ’l dolzore.
Quanno iubel è acceso,
10 sì fa l’omo clamare;
lo
cor d’amor è appreso,
che
nol pò comportare:
stridenno el fa gridare,
e
non virgogna allore.
15 Quanno iubelo ha preso
lo
core ennamorato,
la
gente l’ha ’n deriso,
pensanno el suo parlato,
parlanno esmesurato
20 de che sente calore.
O iubel, dolce gaudio
ched entri ne la mente,
lo
cor deventa savio
celar suo convenente:
25 non pò
esser soffrente
che
non faccia clamore.
Chi non ha costumanza
te
reputa ’mpazzito,
vedenno esvalïanza
30 com’om ch’è desvanito;
dentr’ha lo cor ferito,
non
se sente da fore.
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O gioia del cuore,
che fai
cantare d’amore!
Quando la gioia si accende,
allora
fai cantare
e la
lingua balbetta
e non
sa quel che dice:
non può
nascondere dentro
la
dolcezza, tanto è grande.
Quando la gioia si accende,
fa
gridare l’uomo;
il
cuore è preso dall’amore
(così )
tanto da non poterlo sopportare:
stridendo
lo fa gridare
e in
quel momento (l’uomo) non si vergogna.
Quando la gioia ha preso (completamente)
il
cuore innamorato,
la
gente lo deride
pensando
alle sue parole
che
saranno sicuramente smisurate
riguardo a ciò per cui sente la passione.
O gioia, dolce piacere
che
entri nella mente
il
cuore sarebbe saggio se celasse il proprio stato
però
non riesce ad evitare
di
abbandonarsi alle grida.
Chi non ha esperienza (dell’amore)
ti
considera pazzo,
vedendo
il comportamento strano
come di
un uomo che è fuori si sé;
un
cuore che è ferito dentro
non si
percepisce dall’esterno
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ANALISI DELLA POESIA
METRO
E' una ballata in versi settenari. All'inizio è presente un distico (due versi) a cui seguono strofe da 6 versi.
STRUTTURA
Sono presenti alcuni nuclei tematici che ritornano più volte nella lirica.
a)calore dell'amore, dolcezza dell'amore, gioia che provoca nell'uomo (parole chiave: se scalda, acceso, calore, dolzore, dolce gaudio, iubelo)
b)chi prova questo amore non può fare a meno di cantare e gridare, la potenza del sentimento non è contenibile in nessun modo (fai cantare d'amore, fa l'omo cantare, l'omo clamare, el fa gridare, non faccia clamore, dentro non pò celare, nol pò comportare)
c)questa forza dirompente dell'amore deve però fare i conti con i limiti dell'espressione umana: non c'è parola che possa esprimere veramente quello che si prova e quindi l'uomo balbetta e si rende ridicolo agli occhi della gente che lo deride (la lengua barbaglia, non sa che parlare, parlanno esmesurato, te reputa 'mpazzito, co'om ch'è desvanito)
FIGURE RETORICHE
Francesismi: v. 8 Dolzore= "douceur" dolcezza - v. 29 "esvalianza"
Latinismi: v.21 "gaudio"
Anafore: "iubel/iubelo" inizio del distico e di ogni strofa
Rima siciliana: v. 15/17 "preso/deriso"
TEMI L'amore di cui parla Iacopone in questa lirica è l' amore mistico, cioè quel sentimento che mette in comunicazione l'uomo con Dio. Gli effetti di questa passione, che dovrebbe essere spirituale, sono presentati come del tutto simili a quelli di un amore propriamente fisico, erotico: è un sentimento sconvolgente e profondamente irrazionale, che coinvolge tutti i sensi di chi lo prova.
Grazie per aver pubblicato questa parafrasi
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