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venerdì 29 marzo 2013

LA RICERCA AGRICOLA POTREBBE AIUTARE I PAESI SOTTOSVILUPPATI


La possibilità di trasferire la tecnologia in campo agricolo dai Paesi del Nord a quelli del Sud del mondo potrebbe rappresentare un decisivo passo avanti nella risoluzione di moltissimi problemi legati a fame, povertà e sopravvivenza.
Secondo l'UNCTAD, sono circa 800 milioni le persone che vivono in paesi sottosviluppati e il 70% della loro forza lavoro è impiegata nell'agricoltura. Tuttavia, negli ultimi anni, gli stati donatori non hanno fornito abbastanza risorse per sostenere la ricerca agricola (si parla di circa 22 milioni di dollari all'anno: 9 milioni per la divulgazione in campo agricolo e 12 per l'istruzione e la formazione). Il pericolo è che i paesi sottosviluppati saranno sempre più emarginati e lontani da un vero progresso, se non riescono ad aumentare il livello di conoscenza delle loro economie e non le differenziano attraverso la formazione e l'innovazione. 

Anche l'emigrazione di operai specializzati dai paesi poveri  costituisce un grosso limite per la loro crescita tecnologica ed economica  e alcuni di questi, negli ultimi anni, hanno perso più della metà dei loro laureati a causa dei processi migratori verso i paesi industrializzati.
In merito agli aiuti da parte di paesi esteri, alcune ricerche dell'UNCTAD affermano che sono stati molto meno efficaci di quanto previsto. Tale fenomeno è stato causato da una sottovalutazione del ruolo della tecnologia nello sviluppo economico. I paesi ad alto-reddito dei G8, infatti, hanno adottato misure per promuovere l'incremento dei commerci su scala locale, ma il trasferimento di tecnologie è stato spesso omesso dai programmi di sussidio. Ne deriva che l'acquisizione di tecnologia, attraverso i mercati internazionali, da parte dei paesi poveri, resta ancora troppo scarsa per costituire davvero l'aiuto di cui l'Africa e altri paesi del Sud del mondo avrebbero bisogno.  

mercoledì 6 marzo 2013

MAPPA FAME NEL MONDO



In rosso scuro i paesi a fortissimo rischio fame, in arancione quelli ad alto rischio, in giallo quelli a rischio medio.
I dati sono relativi all'anno 2011. 
La mappa è stata prelevata su Maplecroft

lunedì 4 marzo 2013

BREVE TRAMA I MISERABILI

Il romanzo di Victor Hugo "I Miserabili" è ambientato durante la Restaurazione francese agli inizi del 1800.


Il protagonista, Jean Valjean è un galeotto finito in prigione per aver rubato del cibo che viene rilasciato dopo diciannove anni di carcere. All'inizio Valjean incontra diffidenza e chiusura da parte della gente, solo il vescovo di Digne, Monsieur Myriel, lo tratta con gentilezza e riesce non soltanto a restituirgli quella fiducia negli uomini che Jean Valjean aveva perso, ma lo instrada verso una nuova vita. Valjean, infatti, assume la falsa identità di Monsieur Madeleine e, grazie all'aiuto del prelato, mette in piedi un'attività che lo renderà presto ricco e benvoluto, tanto da essere eletto sindaco di una piccola cittadina di provincia.

La sua fortuna, però, sembra allontanarsi quando incontra Fantine, una sua ex dipendente licenziata perché ragazza madre, che lui vorrebbe aiutare, ma che muore di tisi prima  di ricongiungersi con la figlia Cosette, affidata a due genitori adottivi. Sarà poi Valjean a prendersi cura della piccola come un padre. Nel frattempo, in una cttà vicina, un uomo sta per essere incarcerato perché scambiato per Jean Valjean; venutolo a sapere, l'uomo si reca presso il luogo del processo e si auto-denuncia rivelando la propria identità. Viene incarcerato, ma riesce nuovamente a fuggire vivendo a Parigi sotto falso nome.

Dopo alcuni anni scopre che Cosette, divenuta ormai una giovane donna, è innamorata di un giovane di nome Marius, e, almeno all'inizio, Valjean tenta, con varie peripezie, di ostacolare la loro relazione perché non vuole perdere l'affetto della ragazza. In seguito,  memore della magnanimità del suo benefattore Myriel, decide di fare un estremo sacrificio e di rinunciare a Cosette. I due giovani si sposano e poco dopo, anche per la solitudine e la lontananza da Cosette, Valjean si ammala gravemente e di fronte alla morte, lascia un messaggio importante alla giovane coppia: "C'è solo una cosa al mondo che è importante - ed è quella di amarsi".

lunedì 25 febbraio 2013

RIASSUNTO AFRICA SUBSAHARIANA

L'Africa Subshariana (in verde
Per Africa Sub Sahariana si intende l'Africa che si trova al di sotto del Sahara. Essendo un'area tanto vasta ha moltissime nazioni al suo interno, così come climi e caratteristiche geo-fisiche differenti.
Si va dalle savane alle foreste tropicali, dai deserti alle catene montuose, dagli altopiani ai vulcani, alle isole coralline.
Alcuni fiumi - Nilo, Congo, Zambesi – sono tra i più lunghi del mondo e sono anche importanti vie di comunicazione
I monti più alti sono: il Kilimangiaro (5895 m) in Tanzania, il Monte Kenya (5199 m ) nello stato omonimo e il Ruwenzori (5110 m) in Uganda.
Sono presenti deserti (es. quello del Kalahari), foreste tropicali, arcipelaghi (Comore e Seychelles) ma l’unica isola di grandi dimensioni è il Madagascar. 
La popolazione dell’Africa subsahariana era di 770,3 milioni di persone nel 2006. Di questi, circa lo 0,5% sono di origine europea e il 2% di origine asiatica. Il tasso annuo di crescita della popolazione è del 2.3%. L'ONU prevede che la regione avrà una popolazione di 1,5 miliardi di persone entro il 2050.
Economia

 Le più importanti economie dell’Africa subsahariana sono quelle del Sudafrica – che da sola rappresenta il 60% dell’economia della regione – della Nigeria e del Kenya. Nella regione si trovano anche i paesi più poveri del mondo.

Nazioni
Ci sono 48 nazioni nella regione, di cui 6 sono nazioni insulari.  

lunedì 28 gennaio 2013

L'AFRICA E IL DIGITAL DIVIDE

Per digital divide si intende il divario digitale tra coloro che hanno o non hanno possibilità di accedere alle nuove tecnologie di comunicazione come i telefoni cellulari, internet, satelliti, etc. e che costituisce, oggi, una delle tante sfide dello sviluppo globale.
L'Africa è uno di quei paesi dove il divario è molto forte e non soltanto nei confronti del nord del mondo, ma anche fra i diversi stati del continente dove le differenze socio-economiche hanno creato uno sbilanciamento fra nazioni che si sono, in questo senso, evolute più di altre.
I dati, dal punto di vista dell'informazione, rivelano una situazione sconfortante: 1 africano su 4 possiede una radio, 1 su 12 ha un apparecchio TV, 1 su 30  un telefono cellulare, 1 su 45 è titolare di una linea telefonica fissa, 1 su 150 possiede un PC, 1 su 180 usa internet e solo 1 su 500 ha un abbonamento a una pay-TV.
Questa arretratezza tecnologica, accompagnata dai problemi ben noti di povertà e malnutrizione, va a rafforzare un isolamento economico e culturale della popolazione africana nei confronti del mondo.  
La soluzione al problema vede coinvolti non solo i governi africani, ma soprattutto i paesi più industrializzati e le organizzazioni internazionali di aiuto che dovrebbero accordarsi per diffondere capillarmente fra la popolazione gli strumenti necessari allo sviluppo. 
Qualche piccolo passo in tal senso è stato fatto: nel 2005 l'informatico statunitense Nicholas Negroponte ha lanciato un progetto, accolto dallo stato del Rwanda, chiamato One Laptop Per Child (un portatile per ogni bambino) proponendo la distribuzione di piccoli computer portatili ad un costo contenuto affinché i bambini potessero avvicinarsi alla tecnologia e al mondo dei computer. 
Anche i governi nazionali hanno tentato di rimediare al problema: alcuni stati come il Burkina Faso, ad esempio, si sono concentrati sulla diffusione del telefono, proponendo di installare nel proprio territorio un telefono pubblico ogni 20 chilometri; il Ghana, invece, ha previsto una linea telefonica ogni 500 abitanti. 
Nonostante questi sforzi, il problema resta ancora oggi di difficile risoluzione: non sarà facile per i governi ridurre in tempi brevi il digital divide in un territorio tanto vasto e popoloso. 

Molte informazioni di questo articolo sono state prese su questo sito
Seguendo il link potete approfondire l'argomento e avere accesso a molti altri dati utili. 

giovedì 17 gennaio 2013

I NUOVI POVERI DELLA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La seconda rivoluzione industriale portò con se' indubbi vantaggi dal punto di vista tecnologico e un miglior tenore di vita per molte persone, in particolare per quelle appartenenti alle classi medie e superiori.
Le classi povere a cui appartenevano gli operai, invece, si trovarono a fronteggiare non solo un mondo radicalmente nuovo, ma anche nuovissime difficoltà di vita.
Per prima cosa i salari erano bassissimi e le condizioni lavorative al limite della pericolosità; inoltre non esistevano (o quasi) i diritti che oggi ben conosciamo, gli operai erano poco qualificati, e quindi facilmente sostituibili, e non venivano assolutamente tutelati dal punto di vista medico e sanitario.
Abitazioni operaie durante la Rivoluzione Industriale
Anche i bambini facevano parte della forza lavoro a cui erano costretti per lunghe ore o, addirittura, impiegati in mansioni altamente pericolose come la pulizia di macchinari dove solo la loro fisicità minuta poteva essere adatta. Si stima che nel 1860 un quinto dei lavoratori dell'industria tessile britannica avesse meno di 15 anni. La parola industrializzazione significò anche la sostituzione della mano umana con quella meccanica in moltissimi reparti produttivi.
Un'altra nuova problematica è legata alle aree urbane dove erano ubicate le fabbriche e le industrie: questi nuovi centri, infatti, non erano strutturati per tenere il passo con il grande flusso di lavoratori che arrivavano in città dalla campagna.
La conseguenza furono che non c'erano abitazioni sufficienti per tutti, sovraffollamento, condizioni igieniche non adeguate e diffusione di moltissime, gravi malattie.
Le condizioni di vita della classe operaia in Gran Bretagna iniziarono a migliorare gradualmente dopo la seconda metà del 1800, quando il governo iniziò a varare le prime riforme del lavoro e gli operai poterono riunirsi in sindacati.

mercoledì 16 gennaio 2013

I BOHEMIENNES E LA POVERTA'

Si è appena chiusa a Parigi una bellissima mostra sul legame fra i bohemiennes e gli zingari Rom.
La voglia di libertà, il rifiuto di valori preconfezionati, la povertà e l'emarginazione sono i temi raccontati nelle oltre 200 opere raccolte ed esposte per l'occasione.

Nell'articolo potete trovare spunti e informazioni per legare il tema della povertà con la vita degli artisti che scelsero, volontariamente, di ribellarsi alla società e ai valori che rappresentava, piuttosto che omologarvisi.
Qui di seguito una definizione di Bohème secondo Murger, colui che viene considerato il padre del movimento bohemien e che ho trovato su questo blog.







Ne “La vie Bohème” Murger descrive tre tipi di bohèmian che spesso ha incontrato:

  • Sognatori Sconosciuti – Artisti amatori che non cercano la pubblicità ma credono che essa arriverà per loro. Loro sono poveri e spesso muoiono per questa condizione
  • Amatori – Sono borghesi che decidono di diventare Bohème per il divertimento di farlo. Spesso si annoiano e tornano ad essere borghesi.
  • Bohèmian Ufficiali Famosi – Sono bohème giunti al successo universali e grazie a questo sono divenuti molto ricchi. Nonostante ciò essi rinunciano a tutto pur di continuare a vivere nella loro frugalità e nel loro stile di vita stravagante.

TESINA SULLA POVERTA' TERZA MEDIA

Esempi di argomenti da trattare nelle tesine per l'esame di terza media.
Ai link proposti ci sono gli argomenti (riassunti!) già pronti per essere utilizzati.



Storia = La povertà come conseguenza della Seconda Rivoluzione Industriale
Geografia= L'Africa
Italiano=Verga
Inglese=Dickens (A Christmas Carol o Oliver Twist)-->riassunto in inglese 
Francese= Les Restos du coeur
Musica=Concerto del Live Aid
Tecnica=L'Africa e il Digital Divide
Ed. Fisica=La Boxe (nasce come sport "per poveri")
Scienze=I danni alla salute provocati dalla povertà
Arte=Van Gogh e "I mangiatori di patate"


ALTERNATIVE

Tecnica=Ricerca agricola e modernizzazione nei paesi sottosviluppati

martedì 13 novembre 2012

FLUSSI MIGRATORI - CONSIDERAZIONI GENERALI


Sono dovuti agli squilibri delle condizioni economiche tra un paese e l'altro o tra una regione e l'altra (esempio: emigrazione dal Sud Italia verso le città industrializzate del Nord negli anni '50).
Chi emigra sfugge solitamente ad un condizione di povertà e va all'estero per guadagnare abbastanza per mantenere la propria famiglia.
In altri casi si verificano emigrazioni per sfuggire alla guerra o alle persecuzioni.
Per quanto riguarda i flussi migratori internazionali essi si verificano fra i paesi dell'Asia e dell'Africa verso l'Europa e il Nord America.

Rispetto ai grandi flussi migratori dei primi del '900 che hanno coinvolto migliaia di persone, oggi sono cambiate fondamentalmente due cose:

  • i paesi ospitanti hanno imposto delle restrizioni sulla possibilità di risiedere PERMANENTEMENTE nel paese, quindi l'emigrazione è spesso temporanea o soggetta a determinate condizioni (acquisto casa, lavoro fisso, matrimonio ad esempio)
  • il livello culturale degli emigranti è molto cambiato: oggi molti hanno un grado d'istruzione medio-superiore mentre un tempo erano poveri contadini o operai praticamente analfabeti.
Nonostante questo, gli emigrati sono spesso impiegati in lavori inferiori al loro livello culturale o alla loro qualifica: quindi capita che un medico egiziano si ritrovi a raccogliere i pomodori in Basilicata.
Inoltre è ancora molto diffuso il lavoro nero, che non garantisce al lavoratore una paga decente e neppure condizioni di sicurezza accettabili.
C'è poi un'emigrazione di tipo “politico” che avviene quando la popolazione di un paese in guerra fugge per salvarsi la vita. In questo caso si parla di profughi di guerra. Recentemente Lampedusa è stata teatro di decine di sbarchi di persone che cercavano si sfuggire agli orrori della guerra in nord africa.