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martedì 28 maggio 2013

ANALISI DEL QUADRO "PARTITA DI CALCIO" DI CARLO CARRA'

Cenni biografici
Figlio di un possidente terriero caduto in disgrazia, il giovane Carlo inizia la sua attività lavorativa a soli 12 anni: per aiutare la famiglia, viene messo a bottega con la mansione di decoratore e stuccatore. Dal piccolo comune dell'alessandrino che gli ha dato i natali, si trasferisce poi a Milano, città in cui lavora e, contemporaneamente, cerca di frequentare una scuola d'arte serale. Nel 1899 parte alla volta di Parigi dove, impegnato nella decorazione dei padiglioni dell'Exposition Universelle, scopre il Louvre, il Petit Palais entusiasmandosi per i grandi pittori dell'epoca, soprattutto Manet, Cezanne e Gauguin.

Il futurismo
Tornato in Italia riesce ad iscriversi all'Accademia di Brera di Milano e, nel 1910, sarà uno dei firmatari del Manifesto Futurista insieme a Marinetti, Boccioni e Russolo. A questo primo gruppo di artisti si uniranno Balla e Severini: era nato il movimento che esaltava la velocità, il progresso, la tecnologia.
A partire dal 1915 Carrà sentì di voler abbandonare i temi della velocità e del dinamismo, per aderire a una concezione della realtà che andasse al di là dell'esperienza fisica.

La metafisica
Questi sono anche gli anni della Prima Guerra Mondiale e Carrà ne sarà protagonista: prima come interventista e poi direttamente sul campo di battaglia, con la chiamata alle armi avvenuta nel 1917. Sarà però un'esperienza traumatica per il pittore che dovrà essere ricoverato in un nevrocomio appena fuori Ferrara. Qui conosce De Chirico e De Pisis coi quali definisce i principi teorici della Metafisica, cioè una pittura che rappresentasse ciò che è oltre l'apparenza fisica della realtà, al di là dell'esperienza dei sensi.
 

Il periodo trascendente
Una nuova svolta pittorica si avrà nel 1922, quando Carrà abbandona la corrente metafisica e prende la decisione di non "accompagnarmi più ad altri, di essere soltanto me stesso" intendendo con questo una nuova ricerca di equilibrio fra l'immedesimazione nelle cose e l'astrazione da esse.
E' un periodo di maturità, in cui il pittore, dopo tante sofferenze, si sente pronto al contatto diretto con la natura, col vero.
Muore a Milano il 13 Aprile 1966 per l'aggravarsi di un'improvvisa malattia.

Carlo Carrà - Partita di calcio - 1934

Analisi del quadro "Partita di Calcio"
Esposto per la prima volta alla II Quadriennale di Roma, nel 1935, il quadro rappresenta alcuni giocatori di calcio impegnati in un'azione di gioco. Il soggetto è dovuto alla grande passione di Carrà, che viveva il calcio come uno spettacolo totale, assolutamente capace di suscitare emozioni al pari di avvenimenti o opere di ben più elevato valore artistico. Oltretutto il 1934 fu l'anno della vittoria italiana ai Mondiali di Calcio e il riferimento alla nostra nazionale è evidente nel colore azzurro delle maglie dei giocatori che vi sono raffigurati.
L'artista coglie l'azione in un momento concitato: si tratta probabilmente di una mischia in area, con il pallone che finisce vicinissimo alla porta mentre gli attaccanti saltano per colpire di testa e il portiere si slancia nel tentativo di arrivare per primo sulla sfera. Il pallone resta, però, sospeso a mezz'aria, quasi come un'apparizione metafisica, che cattura sia l'attenzione dei giocatori impegnati in campo, sia quella dell'osservatore esterno, cristallizzando in un unico "fermo immagine" il simbolo stesso del gioco del calcio: la rincorsa,  la cattura, il possesso della palla.  
Attualmente il quadro, che è un olio su tela di 69x100cm, è conservato presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma.
 

martedì 8 gennaio 2013

IL FUTURISMO E LA I GUERRA MONDIALE

Il Futurismo è stato uno dei movimenti artistici più politicizzati del ventesimo secolo: in esso si fusero ideologie artistiche e politiche al fine di dare impulso ad un rinnovamento che interessasse non solo l'Italia, ma  l' Europa intera.
La rapidissima crescita industriale e la diffusione delle nuove tecnologie avevano catturato l'attenzione di un gruppo di giovani artisti ribelli, che rifiutavano, tra l'altro, le convenzioni accademiche fino ad allora riconosciute.
Il culto della macchina, centrale nell'ideologia futurista, era già stato rappresentato, per certi versi, dai cubisti e dalle loro composizioni geometriche, ma  i futuristi fecero un passo avanti elevando le linee diritte e le forme aerodinamiche, tipiche del mondo industriale, a nuova forma d'arte.
La prima mostra futurista si tenne a Parigi nel 1911, ma il movimento ebbe origine a Torino grazie al lavoro e alle idee di Filippo Tommaso Marinetti. Il giovane artista auspicava un radicale rinnovamento dell'arte italiana e dichiarò che ciò sarebbe potuto accadere solo grazie ad un totale abbandono del retaggio del passato;
per questo ripudiò la tradizione, le scuole accademiche, i musei,  le mostre d'arte tradizionali e tutta la produzione artistica passata.
Tutte le sue idee vennero raccolte nel manifesto del Futurismo che apparve sulla prima pagina del quotidiano francese Le Figaro nel 1909.
Da allora il movimento crebbe rapidamente anche livello internazionale e i suoi adepti erano soliti riunirsi in quelle che venivano chiamate serate futuriste, dove, oltre a recitare poesie e a portare avanti l'avanguardia artistica, si gridava apertamente alla rivolta: ci si era infatti convinti che l'agitazione delle masse avrebbe smosso lo status quo rigenerando il clima politico e sociale dell'Europa.
L'attivismo in politica portò i futuristi non solo a desiderare fortemente la guerra, ma ad arruolarsi e, in alcuni casi, a perdere la vita combattendo durante la Prima Guerra Mondiale.
Finita la guerra, il forte sentimento nazionalista portò i futuristi a legarsi con il nascente movimento fascista e, anche se  Marinetti ruppe con Mussolini nel 1920, egli sostenne ancora il regime fino alla marcia su Roma.
Con la morte di Marinetti, avvenuta nel 1944, anche il movimento scomparve rapidamente dalla scena arrtistica e politica internazionale.