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giovedì 21 novembre 2013

PARAFRASI CHI E' QUESTA CHE VEN GUIDO CAVALCANTI

 Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira  - Guido Cavalcanti


Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
che fa tremar di chiaritate l’âre ----->luce
e mena seco Amor, sì che parlare ---->porta con sè, suscita amore
null’omo pote, ma ciascun sospira?

O Deo, che sembra quando li occhi gira,
dical’Amor, ch’i’ nol savria contare:
cotanto d’umiltà donna mi pare,
ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.

Non si poria contar la sua piagenza, ---->la sua bellezza
ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,
e la beltate per sua dea la mostra.

Non fu sì alta già la mente nostra--->non è proprio l'intelletto!
e non si pose ’n noi tanta salute,
che propiamente n’aviàn canoscenza.

Parafrasi

Chi è costei che avanza, che ognuno guarda con stupore, 
che fa vibrare di luce l’aria intorno, 
e suscita tanto amore che nessuno riesce 
più a parlare, ma soltanto a sospirare?

Oh Dio, che cosa sembra quando volge lo sguardo,
lo dica Amore, perché io non saprei esprimerlo:
a tal punto mi appare come la signora dell'umiltà, 
che, in confronto a lei,  io considero malvagia ogni altra donna.

Non si potrebbe descrivere la sua bellezza
perché davanti a lei si inginocchia ogni nobile virtù, 
e la stessa bellezza la indica come sua dea.

La nostra sensibilità non è mai stata così elevata, 
e non fu posta in noi tanta grazia divina, 
da poterne avere un'adeguata conoscenza. 

ANALISI POESIA

Metro
E' un sonetto a rime incrociate  secondo lo schema:  ABBA ABBA CDE EDC

Analisi sintattica, semantica, lessicale

Uso di latinismi---> chiaritate, vertute
Uso di gallicismi--->null'omo 
Uso di provenzalismi---> piagenza

Molti sostantivi astratti (chiaritate, umiltà, ira, beltate, salute, canoscenza) rarefanno l'atmosfera del sonetto: traslano un elemento fisico, concreto (il passaggio della donna) in qualcosa di etereo e soprannaturale. 
Sembra quasi di vederla disfarsi nelle sue sembianze umane per diventare "altro", creatura impalpabile e divina. Il richiamo al divino è anche direttamente espresso sia nel versetto in cui Cavalcanti invoca direttamente il Signore, per non saper esprimere altrimenti  lo stupore e la meraviglia che lo pervadono, sia nell'attacco del sonetto (primi due versi) che rimandano al linguaggio biblico (nel MedioEvo gli studiosi indicavano queste caratteristiche a Maria, quindi, anche nelle intenzioni del poeta, la figura della donna viene ad associarsi a quella della Vergine). 

Tutte le negazioni presenti nella poesia servono a sottolineare l'impossibilità del poeta (e di chiunque altro essere umano) di comprendere, di capire, di esprimere in modo adeguato l'apparizione della donna---->
null’omo pote, ch’i’ nol savria contare, Non si poria contar, Non fu sì alta, e non si pose

La mente (primo verso, seconda terzina) non è da intendersi esattamente come "intelletto, ragione", bensì più come una capacità dell'anima, una sensibilità particolare che, pur presente nell'uomo, non è comunque abbastanza profonda da far comprendere all'uomo il sovrannaturale che questa donna rappresenta sulla terra. 


TEMI
Lode della donna
Donna come creatura celeste con doti soprannaturali
Impossibilità di esprimere con le parole le virtù della donna
La sensibilità umana è limitata-----> quindi incapace di cogliere e descrivere ciò che appartiene al soprannaturale

Analisi Tematica
L’apparizione della donna è la manifestazione "concreta" di un mondo ideale e perfetto, che può essere conosciuto solo attraverso la sensibilità dell'anima. Dall’altro lato, però, proprio la sua apparizione impedisce all’uomo di trascendere la percezione sensibile, di elevarsi alla conoscenza intellettuale della “umiltà” e della “beltate”. 
È questa appunto l’eterna sconfitta dell’uomo innamorato: egli deve ammettere di essere incapace di conoscere queste “virtù” proprio nel momento in cui, in qualche modo, gli si palesano davanti. Le vede, ma non può completamente comprenderle.
La sconfitta cui è destinato l'uomo è ben espressa dall'impossibilità (tutte le negazioni presenti nella poesia) di rappresentare con parole adeguate l’apparizione della donna.
Le ragioni di quest’insistenza sulla poetica dell’ineffabile si chiariscono nell’ultima terzina, dove l’impossibilità di raccontare dell'uomo viene fatta scaturire direttamente dalla sua impossibilità di conoscere: in poche parole: non si può descrivere ciò che alla nostra mente/anima non è dato di sapere. L'uomo non può arrivare a quell’altezza, non gli è data questa possibilità di salvezza.  

lunedì 18 marzo 2013

RIASSUNTO DOLCE STIL NOVO

Il Dolce Stil Novo è un movimento poetico della metà del 1200. Nasce a Bologna e si sviluppa a Firenze, città di origine di quasi tutti i poeti stilnovisti.
Il manifesto di questa corrente è la poesia di Guido Guinnizzelli “Al cor gentile rempaira sempre amore” in cui compaiono molte caratteristiche della figura femminile che sarà uno dei cardini della poetica stilnovistica---> la donna angelo---> cioè una donna che ha la funzione di indirizzare l'animo dell'uomo verso Dio.
La donna è considerata come un angelo in terra, e parlare di lei, guardarla, contemplarla è, per i poeti  ascesa e nobilitazione dello spirito. La donna angelicata non ha caratteristiche fisiche, ne' nomi reali: è un essere misterioso, sconosciuto, che appare all'improvviso proprio come un angelo. Nelle poesie i nomi delle donne sono detti "nomi parlanti" cioè nomi simbolici, come la Beatrice di Dante--->colei che è beata. 
Il dolce stil novo si contrappone alla corrente letteraria dell'amor cortese: a differenza di quest'ultima, infatti, introduceva nei testi riferimenti filosofici o morali o religiosi e, a questo proposito, alcuni autori contemporanei si lamentarono dell'oscurità e della "sottiglianza" delle poesie specificando che un tale registro poetico non avrebbe suscitato né interessi né adesioni nel mondo toscano; la critica era quella di aver unito la filosofia alla poesia.
I principali autori di questa corrente letteraria sono per la maggior parte toscani, e sono Guido Guinizzelli (bolognese!!), considerato il precursore del movimento, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni,Gianni Alfani, Cino da Pistoia e Dino Frescobaldi.

domenica 23 dicembre 2012

RIASSUNTO GUIDO GUINIZZELLI

Guido Guinizzelli, nato nel 1230 a Bologna, esercitò la professione di giudice prima di venir esiliato, per ragioni politiche, a Monselice (in provincia di Padova) dove poi morì nel 1276.
Egli viene considerato il precursore del dolce stil novo: la corrente letteraria italiana del XIII secolo,  di cui la sua canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" è considerata il manifesto.
     Codice con la poesia Al cor gentil rempaira sempre amore
In questa poesia si ritrovano i temi fondamentali della sua poetica: la corrispondenza fra l'amore e il cuor gentile e la figura della donna angelicata. La gentilezza di cui parla il poeta è la nobiltà d’animo, l’elevatezza del pensiero, la disposizione del carattere verso la virtù, la sensibilità e la delicatezza, la capacità di provare sentimenti profondi.
La donna angelo di Guinizzelli è una creatura che, grazie alla sua bellezza, nobilita l'uomo e lo fa ascendere al cielo. Egli riprende, come poi farà Dante, l'idea che Platone aveva dell'amore e  la donna è sostanzialmente l' intermediario fra la fisicità del nostro mondo terreno e quello, spirituale, di Dio.
La produzione poetica del Guinizzelli,  cronologicamente imprecisa poichè non si conoscono le date esatte dei suoi componimenti, è costituita da  5 canzoni, 15 sonetti ed alcuni piccoli frammenti poetici. 
Il suo esempio fu fondamentale per la produzione letteraria di Dante:  egli viene spesso citato, a partire dalla Vita Nuova e poi in altri testi poetici, ed indicato come saggio equiparato ai grandi autori biblici e della Scolastica.