Il quadro, che venne dipinto da Courbet
fra il 1849 e il 1850, misura 3 m x 6,5 e fu esposto per la prima
volta al Salon, dove ricevette pessimi giudizi dalla critica
dell'epoca che lo ritenne troppo “brutto e volgare”.
Le figure ritratte sono state definite
rozze, quasi grottesche e, in generale, l'aspetto troppo realistico
della scena non venne affatto apprezzata.
Il tema principale è quello della
morte --> tema che viene reso soprattutto attraverso l'uso di
colori cupi.
I personaggi, di grandi dimensioni, riescono per questo a catturare lo spettatore e a trascinarlo dentro al quadro, fin quasi a renderlo partecipe della mestizia funebre.
I personaggi, di grandi dimensioni, riescono per questo a catturare lo spettatore e a trascinarlo dentro al quadro, fin quasi a renderlo partecipe della mestizia funebre.
Influenze
Courbet con questo quadro realizzò
qualcosa di profondamente sgradevole per la cultura borghese
dell'epoca: egli volle mostrare la realtà per quello che era, senza
filtri e senza abbellimenti.
Per quanto riguarda la composizione
d'insieme, il pittore si ispirò ai classici: la disposizione dei
personaggi ricorda quella di un fregio antico e rimanda all'AraPacis. Dell'arte romana imperiale, Courbet riprende la solennità
dell'insieme e alcune componenti della ritrattistica.
Per realizzare il quadro fu necessario
un lungo lavoro preparatorio: Courbet, infatti, realizzò circa 50
ritratti degli abitanti del piccolo paese di Ornans che si recarono
da lui per posare all'interno del quadro.
Uso del colore
Come dicevamo all'inizio, i colori hanno
un'importanza fondamentale per la resa del tema: il nero è in
assoluto il colore dominante, insieme ad altre tinte piuttosto
spente, su cui spiccano, per contrasto, i verdi, i bianchi e i rossi
vivacemente pennellati.
Anche il paesaggio contribuisce ad
accentuare la mestizia del momento: è un luogo desolato, immerso in
un tramonto invernale, a cui fa da sfondo un cielo velato.
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