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giovedì 8 dicembre 2022

PARAFRASI SPERANZA DI GUIDO GOZZANO

Guido Gozzano - Speranza


Il gigantesco rovere abbattuto
l’intero inverno giacque sulla zolla,
mostrando, in cerchi, nelle sue midolla
i centonovant’anni che ha vissuto.

Ma poi che Primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto,
dai monchi nodi qua e là rampolla
e sogna ancora d’essere fronzuto.

Rampolla e sogna - immemore di scuri -    
l’eterna volta cerula e serena
e gli ospiti canori e i frutti e l’ire

aquilonari e i secoli futuri...
Non so perché mi faccia tanta pena
quel moribondo che non vuol morire!


PARAFRASI

Un grande albero di rovere dopo essere stato abbattuto è rimasto tutto l'inverno disteso sul terreno e dal tronco tagliato si possono vedere i cerchi che indicano un'età di 190 anni. 
Quando poi è arrivata la primavera, che delicatamente ha fatto sbocciare nuovi fiori, il grande albero ha iniziato a mettere germogli dai nodi della corteccia come se volesse essere ancora coprirsi di fogliame. Dimenticando le accette che lo hanno abbattuto mette germogli e sogna il cielo azzurro e sereno, gli uccellini, i frutti e la furia dei venti settentrionali e una lunga vita da vivere per secoli... 
Il poeta non capisce il motivo per cui prova così tanta pena per quell' albero mezzo morto che non si dà per vinto. 

SCHEMA METRICO
La poesia di Gozzano è un sonetto, diviso in due quartine e due terzine di versi endecasillabi che rimano ABBA BABA CDE CDE. 

FIGURE RETORICHE
Sineddoche: v. 2 "zolla" sta per terreno (la parte per il tutto)
Personificazione: v. 5 "Primavera" - v. 8 e 9 "sogna" = il poeta attribuisce all'albero la facoltà di sognare - v. 14 "che non vuol morire" anche in questo caso l'albero sembra aggrapparsi disperatamente alla vita secondo le parole del poeta. 
Perifrasi: v. 6: "con mani di velluto" per indicare la delicatezza con cui i teneri germogli sbocciano a primavera - v. 
Ripetizione: vv. 7-8-9 "rampolla e sogna" il poeta ribadisce più volte il concetto per sottolineare la caparbietà dell'albero e della vita che rinasce, nonostante tutto. 
Metafora: v. 10 "l'eterna volta cerula" intendendo il cielo, appunto la volta celeste. - v. 11 "gli ospiti canori" cioè gli uccellini
Latinismo: v. 12 "aquilonari" il termine deriva dal latino aquilo - aquilonis, cioè "vento settentrionale".
Nella mitologia romana, Aquilone è la personificazione del vento del nord.
Ironia: vv. 13-14 "non so perché mi faccia tanta pena quel moribondo che non vuol morire"= il poeta sa benissimo perché quell'albero gli fa tanta pena, lo sa perché anch'egli sta vivendo con la paura di morire. L'ironia è appunto dire il contrario di quanto si vuole significare. 
Poliptoto: v. 14 "moribondo" e "morire"

ANALISI E COMMENTO
La poesia fa parte della raccolta "La via del rifugio" pubblicata nel 1907. Proprio in quell'anno Gozzano riceve la prima diagnosi della malattia che lo porterà alla morte: la tubercolosi. La poesia riflette lo stato d'animo di un uomo che non si arrende, che sta cercando di combattere il suo male così come l'albero abbattuto torna a mettere germogli con l'arrivo della primavera. Esemplificativo di questo stato d'animo è sicuramente il titolo "Speranza", che sottolinea appunto il desiderio di guarire e tornare a godere di una vita piena e in salute. L'uomo-albero della lirica sogna di vincere il male, è moribondo, ma non si arrende.
Il linguaggio è aulico, ci sono latinismi come "aquilonari" per intendere i venti del nord e alcune parole arcaiche come "fronzuto", ma la lirica ha comunque un'atmosfera intima e familiare. 
La disillusione del poeta nei confronti della vita è evidente nei due versi finali, dove opera quel distacco ironico che fa intendere quanto sia vano e inutile da parte della creature cercare di opporsi al destino e alla morte. 


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