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lunedì 1 aprile 2019

IL TRENO HA FISCHIATO FABULA E INTRECCIO

FABULA

Il signor Belluca è un modesto impiegato contabile che vive con la moglie cieca, la suocera e la sorella della suocera, anch'esse cieche e ormai vecchie, le due figlie vedove e i loro bambini. Vivono tutti insieme in una casa piccola, con solo tre letti matrimoniali e ogni notte si verificano zuffe e litigi per scegliere il posto in cui dormire. Belluca invece non dorme: per poter sfamare tutti lavora fino a tardi, scrivendo e facendo di conto.
Di giorno lavora in un ufficio dove viene deriso e maltrattato da tutti per il suo atteggiamento sempre docile e remissivo.
Una notte Belluca, che per la stanchezza si era buttato a dormire su un vecchio divano, sente un treno fischiare in lontananza. Da quel momento egli avverte come se le sue orecchie si fossero improvvisamente sturate e insieme ad esse anche la sua mente. Così immagina di partire su quel treno, visitando i luoghi e le città del mondo che non aveva mai potuto vedere.
La mattina dopo arriva in ufficio con mezz'ora di ritardo.
Durante tutto il giorno non combina niente e alla sera viene sgridato malamente dal capoufficio a cui sembra impossibile che Belluca non abbia svolto come sempre il proprio lavoro. L'uomo prova a spiegare cosa è successo quando ha sentito il fischio di quel treno, ma le sue parole sembrano le farneticazioni di un pazzo e viene portato di peso in manicomio.
Qui lo vanno a trovare i suoi colleghi e anche il narratore della storia, un suo vicino di casa, che invece sembra capire molto bene quello che è successo all'amico.
E' a lui che Belluca racconta tutta la storia dal principio, confidandogli anche che presto tornerà al lavoro, ma che non permetterà più a nessuno di trattarlo come prima.

INTRECCIO

I colleghi di Belluca vanno a trovarlo in manicomio. Sentendolo pronunciare parole per loro senza senso si convincono che sia davvero impazzito da quando, la sera prima, si è ribellato ad un rimprovero del capoufficio.
Belluca è sempre stato docile e ligio al lavoro, mai un ritardo o un compito non svolto. Per anni i colleghi avevano provato a suscitarne le reazioni, un po' per ridere e un po' sperando di vederlo perdere il controllo. Ma l'uomo aveva sempre accettato in silenzio le loro vessazioni, tranne la sera precedente quando appunto si era ribellato al capoufficio che, per una volta, lo stava riprendendo a ragione non solo perché non aveva svolto come sempre il suo lavoro, ma, al mattino, era arrivato con mezz'ora di ritardo. Belluca allora aveva iniziato a farneticare di un treno che fischiava e, credendolo impazzito, era stato portato di forza in manicomio.
La notizia dell'improvvisa pazzia di Belluca giunge anche ad un suo vicino (il narratore della storia) il quale invece sembra capire perfettamente che cosa possa essere successo. Il vicino racconta che l'uomo vive da anni una situazione familiare difficile: sua moglie è cieca e in casa con lui abitano anche la suocera e la sorella della suocera, oramai vecchie e cieche anch'esse, le due figlie rimaste vedove e i loro figli. La casa è piccola, ci sono pochi letti e ogni sera si verificano zuffe e litigi per trovare un posto in cui dormire. Solo Belluca non dorme: dovendo sfamare tutte quelle bocche lavora anche di notte, facendo di conto e ricopiando testi.
Quando il vicino va a trovarlo in ospedale, Belluca gli racconta che due sere prima, dopo aver lavorato fino a tardi, si era buttato su un vecchio divano per riposare un po' e all'improvviso aveva sentito il fischio di un treno in lontananza. Quel fischio, spiega Belluca, gli aveva sturato le orecchie e aperto la mente. Aveva idealmente viaggiato su quel treno, visitando tutti i posti del mondo che mai aveva potuto vedere. Si era sentito come ubriaco per quell'improvvisa scoperta del mondo e per questo era sembrato pazzo.
Belluca confida che tornerà a fare il suo lavoro, ma che non permetterà più a nessuno di trattarlo come un tempo e che, ogni tanto, salirà su quel treno per allontanarsi e viaggiare con la mente.

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