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lunedì 4 gennaio 2016

IL CORVO DI MIZZARO RIASSUNTO E COMMENTO

Riassunto "Il corvo di Mizzaro"

Un giorno, alcuni pastori trovano un corvo che cova le uova in un nido e decidono per gioco di attaccargli al collo un campanellino. Da quel giorno il corvo volando nel cielo fa risuonare il campanellino e nessuno sa darsi spiegazione di questo suono.
Anche Ciché, un bracciante che lavora dal mattino alla sera nei campi, ode il suono e si spaventa non vedendo nessuno intorno a sé. 
Inoltre, per tre giorni, gli sparisce la pagnotta che si porta da casa e si convince di essere stato preso di mira da qualche spirito che vuol fargli del male. Quando alla sera torna a casa è affamato e preoccupato, ma non osa confessare alla moglie la ragione di quel turbamento.
Finalmente viene a sapere che nella valle c’è un corvo ladro che ha un campanellino attaccato al collo. 
Cichè capisce che è stato l'uccello a prendere il suo cibo, ma invece di riderne come fanno altri contadini, decide di vendicarsi: vuole catturare la bestiola per darla in mano a qualche ragazzino affinché ne faccia scempio. Per questo crea una trappola con dello spago e alcune fave e la lega all'asino, aspettando che il corvo venga a rubarle. Così accade: il corvo va a beccare le fave e resta intrappolato. 
Cichè si avvia contento verso casa, ma lungo la strada, notando il corvo inerme, lo colpisce sulla testa per vedere se sia addormentato. L'uccello reagisce gracchiando e questo spaventa l’asino che si mette a correre all’impazzata. Ciché prova a fermare la bestia, ma entrambi finiscono in un profondo burrone.
Il giorno dopo, quando il contadino viene trovato morto, si sente nel cielo il suono del campanellino, 

Analisi e commento

Questo racconto fa parte della raccolta Novelle per un anno (1922).
Ambientazione: campagna siciliana.
Personaggi: Cichè, sua moglie, pastori, contadini.

Il protagonista è Cichè, un uomo povero e ignorante, pieno di paure infondate (gli spiriti), che non riesce a ridere dei propri timori: dopo aver capito che è stato il corvo a rubargli il pane, si arrabbia e decide di vendicarsi. 
E' questo il suo "torto": non aver saputo sdrammatizzare la paura, come hanno fatto gli altri contadini, poveri e ignoranti come lui, ma in grado di vedere il lato comico delle cose. Ciché, invece, non ha quel senso dell'umorismo, che per Pirandello era importantissimo e in virtù del quale la vita può apparirci meno infelice di quanto in realtà sia. 
Ciché ingaggia una lotta stupida con una bestiola e, la cosa buffa (umorismo pirandelliano), è che fra i due risulterà vincitore proprio il corvo. Ciché muore schiacciato dal perso dell'asino in fondo ad un burrone, mentre il corvo vola beato nel cielo facendo risuonare quel campanellino che tanto aveva ossessionato il povero contadino. 

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