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martedì 20 ottobre 2015

ANALISI SONETTO 29 SHAKESPEARE


Talora, venuto in odio alla Fortuna e agli uomini,
io piango solitario sul mio triste abbandono,
e turbo il cielo sordo con le mie grida imani,
e contemplo me stesso, e maledico la sorte,

agognandomi simile a tale più ricco di speranze,
di più belle fattezze, di numerosi amici,
invidiando l'ingegno di questi, il potere di un altro,
di quel che meglio è mio maggiormente scontento;

ma ecco che in tali pensieri quasi spregiando me stesso,
la tua immagine appare, e allora muto stato,
e quale lodola, al romper del giorno, si innalza
dalla terra cupa, lancio inni alle soglie del cielo:

poiché il ricordo del dolce tuo amore porta seco
tali ricchezze, che non vorrei scambiarle con un regno.


Riassunto
In questo sonetto Shakespeare avverte tutto il peso e l'amarezza per la propria solitudine: egli si sente il più infelice degli uomini, perseguitato dal destino. Però, mentre è immerso in questi tristi pensieri, gli succede di pensare alla persona che ama e allora lo sconforto si trasforma in gioia e la sua triste condizione diventa, come per miracolo, più bella e fortunata di quella di un re. 

Struttura
14 versi divisi in 3 quartine e un distico
La lirica è costruita in modo armonico: nella prima quartina la solitudine del poeta è espressa in modo quasi disperato tanto che il poeta chiede al cielo il perché di tanto dolore senza ricevere alcuna risposta. 
Nella seconda quartina Shakespeare paragona la sua condizione con quella degli altri uomini: si sente invidioso perché ciascuno di loro gli appare più fortunato e non riesce a sentire alcun conforto per i beni che possiede, per le doti che ha.
La poesia, però, non si chiude con questo tono di profonda tristezza: il ricordo della persona amata giunge improvviso a salvarlo (terza quartina). Il volto della donna amata, i ricordi che il poeta ha di lei sono come la luce del sole che vince le tenebre della notte. E per il poeta non esistono più ne' paure ne' angosce ne' infelicità. Tutto è cambiato. Nel lasciare questa sensazione di dolore egli si paragona ad un'allodola che si alza da terra: dalla pena più profonda, il ricordo dell'amore lo ha sollevato fino alle soglie del cielo. Negli ultimi due versi la sfortuna iniziale è mutata nella più bella delle condizioni umane, il poeta si sente tanto ricco da non voler cambiare la sua vita con quella di un re. (distico).  

Figure retoriche
Personificazione= "Fortuna" (lettera maiuscola) "el cielo sordo"
Similitudine= "simile a tale più ricco di speranze...",  "e quale lodola"
Metafora= "al romper del giorno" (all'alba)
Enjambements=" si innalza/dalla terra cupa", "porta seco/tali ricchezze" , 
Iperbole="alle soglie del cielo"

Campi semantici
Dolore e solitudine= odio, piango, solitario, triste, abbandono, maledico, scontento, terra cupa,
Amore=dolce, amore, ricchezze, regno
Silenzio/Voce=cielo sordo, grida inani, contemplo me stesso, lancio inni.


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