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martedì 14 maggio 2013

RIASSUNTO PIANO MARSHALL IN ITALIA


Dopo la fine della II guerra mondiale l’Italia si trova ad affrontare alcuni difficilissimi problemi.  
L’economia era in gravissime condizioni: sia la produzione industriale che quella agricola erano fortemente diminuite, moltissimi animali (mucche, cavalli, maiali, polli, galline) erano morti durante la guerra, la maggior parte delle case erano state distrutte o gravemente danneggiate. A questo si accompagnavano gravi problemi di ordine pubblico (furti, rapine, scassinamenti) dovuti proprio alla fame della popolazione, alla mancanza di alloggi, alla forte disoccupazione.  

Il ruolo degli USA nelle elezioni politiche del 1948
In questo periodo gli italiani vengono chiamati a votare il primo parlamento italiano e, sia il papa Pio XII, sia gli Stati Uniti, si impegnarono fortemente affinché non venisse eletto un governo comunista---> gli USA appoggiarono i democristiani minacciando una sospensione degli aiuti del piano Marshall in caso di vittoria delle sinistre
Il partito cattolico ottenne così il 48,5% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, mentre
i partiti operai ottennero il 31% . Il PSI vide dimezzata la sua rappresentanza parlamentare.

Piano Marshall
Il 3 aprile 1948 il Piano Marshall diventa operativo. Conosciuto ufficialmente come Piano per la Ripresa Europea (European Recovery Program), il Piano Marshall fu uno dei piani statunitensi per la ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Prende il nome dal segretario di stato americano George C. Marshall che, durante un discorso all'università di Harvard tenuto nel giugno del 1947, invitò i paesi europei a presentare un programma di ricostruzione economica che gli Stati Uniti si impegnavano a finanziare. 
La proposta voleva  favorire, con reciproco vantaggio, la ripresa dei sistemi economici e degli scambi commerciali nei paesi colpiti dalla seconda guerra mondiale.
Altro obiettivo era quello di porre un freno alla minaccia rappresentata dall'espansione sovietica. Nella conferenza di Parigi del 12 luglio 1947 sedici paesi europei, con l'esclusione dei paesi dell'Est, aderirono all'invito. Nell'aprile 1948 il Congresso americano approvò il piano varando un programma di finanziamenti quadriennale che operò sino al 1952.

Fondi erogati
L’accordo prevedeva uno stanziamento iniziale di 5 miliardi di dollari cui sarebbe seguita la donazione a fondo perduto di altri 12,4 miliardi di dollari per un totale di poco più di 17 miliardi di dollari per un periodo di 4 anni.  Il piano riuscì a realizzare molti dei suoi obiettivi e un tornaconto notevole per gli Stati Uniti: se infatti l’Europa uscì definitivamente dal periodo di crisi, gli Stati Uniti diffusero in Europa concetti come lo spirito imprenditoriale, il recupero di efficienza, l’esperienza tecnica e la tutela della concorrenza. Un vero e proprio affare per i sostenitori dell’economia di mercato. In Italia, in particolare, più che in impieghi direttamente produttivi, i fondi furono utilizzati per far fronte al forte disavanzo della bilancia commerciale e di quella dei pagamenti.
Al termine dei 4 anni,  la produzione industriale degli Stati Uniti raddoppiò, la disoccupazione scese da 10 a 2 milioni di unità e gli USA possedevano il 7% delle riserve auree mondiali. Per questi motivi e per aver dimostrato come la interdipendenza potesse migliorare i rapporti tra gli Stati, a George Marshall fu consegnato il Nobel per la pace nel 1953.



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