venerdì 28 aprile 2017

RIASSUNTO IL CERUSICO DI MARE D'ANNUNZIO

"Il Cerusico di Mare" è un racconto di D'Annunzio che fa parte della raccolta "Le Novelle della Pescara" in cui si narra di un gruppo di pescatori che prende il mare alla volta della Dalmazia.
Il comandante dell'equipaggio è Ferrante La Selvi, poi ci sono i due fratelli Talamonte- Cirù e Massaccese- il mozzo Nazareno e infine Gialluca.
Quest'ultimo lamenta un dolore al collo dove ha una specie di grosso foruncolo rosso.
Inizialmente il tempo è buono, ma presto si leva un forte vento che tiene impegnati gli uomini nel governo della barca. Gialluca intanto sente aumentare il fastidio e chiede ai compagni di guardare com'è il foruncolo che in effetti si è molto ingrossato. Si mette allora a pregare tutti i santi affinché lo facciano guarire e scende sottocoperta per riposare. La tempesta si fa più forte e tutti gli uomini salgono sul ponte; anche Gialluca vorrebbe dare una mano, ma ha troppo male per essere d'aiuto.
Le coste dalmate sono ancora lontane e i compagni, visto lo stato sofferente di Gialluca, decidono di provare a incidere la ferita per far uscire il pus. Massaccese, che aveva visto un cerusico operare un conoscente, prende il coltello più affilato e inizia a praticare dei tagli sul tumore purulento. Dalla ferita sgorgano sangue e pus in quantità. Gialluca è terrorizzato, vorrebbe sottrarsi a quell'operazione, ma i compagni, ormai presi da uno stato di febbrile agitazione, portano a termine la loro opera, cercando infine di suturare la ferita con due legni incatramati.
Gialluca, ormai moribondo, viene portato sottocoperta dove muore poco dopo.
Presi dall'angoscia e dal timore di averne causato la morte, i pescatori decidono di gettare il corpo di Gialluca in mare e di dire che era stato sbalzato fuori bordo a causa della tempesta.
Poco dopo incontrano altre barche che stanno rientrando a Pescara e fra i saluti, gridano all'equipaggio di dar notizia della morte di Gialluca alla sua mamma.

RIASSUNTO L'ALTRO FIGLIO PIRANDELLO

"L'altro figlio", novella di Pirandello da cui venne tratto anche un lavoro teatrale, racconta la storia di Mariagrazia, una povera vecchia che vive di elemosina nel paesino di Farnia.
La donna ha due figli, emigrati in America quattordici anni prima, che sembrano essersi dimenticati di lei, non essendo mai tornati a casa e non avendole scritto mai una lettera. Mariagrazia vive nel loro ricordo e nella speranza di rivederli e cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con loro: ogni volta che qualche abitante di Farnia sta per emigrare in America, la donna si fa scrivere una lettera dove li prega di tornare a casa o almeno di mandarle qualche soldo. Per questa sua fissazione nei confronti dei due figli evidentemente ingrati e senza cuore, Mariagrazia viene schernita dalle vicine di casa e anche da Ninfarosa, la giovane che invece di scrivere per lei l'ennesima lettera, riporta sul foglio un mucchio di scarabocchi.

Grazie al giovane medico del paese, Mariagrazia scopre la beffa di Ninfarosa e, disperata, chiede aiuto all'uomo. Interessato alla sua storia, il medico scopre che la vecchia ha anche un altro figlio, Rocco Trupìa, che le vuole bene e vorrebbe prendersi cura di lei, ma che è stato sempre rifiutato. Quando il dottore chiede spiegazioni, Mariagrazia racconta che anni prima, alcuni banditi messi in libertà dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, andavano in giro per i paesi a rapire gli uomini e anche suo marito era stato preso. Riuscito a fuggire l'uomo era rimasto nascosto per qualche giorno, ma poi aveva dovuto tornare a lavorare nei campi ed era stato rapito di nuovo. Mariagrazia si era messa alla ricerca del loro rifugio e li aveva visti giocare a palla con le teste degli uomini che avevano ammazzato. Tenuta prigioniera per mesi da uno della banda, Mariagrazia era stata violentata e, rimasta incinta, aveva dato alla luce Rocco che però, somigliante in tutto e per tutto al padre, non poteva non ricordarle l'orrore che aveva dovuto subire e per questo non era mai riuscita a considerarlo davvero figlio suo.

martedì 25 aprile 2017

RIASSUNTO RIVOLUZIONE CUBANA

Cosa= Guerra Civile
Quando= dal 1953 al 1959
Chi combatte= Esercito cubano (guidato da Batista) vs esercito dei rivoluzionari (guidato da Fidel Castro)
Chi vince= Fidel Castro

La Rivoluzione Cubana è stata una guerra civile in cui si sono fronteggiati l'esercito dei rivoluzionari (i guerrilleros) guidati da Fidel Castro e l'esercito del governo ufficiale cubano, guidato dal dittatore Fulgencio Batista, salito al potere con il colpo di stato del 10 Marzo 1952.
Già nel Luglio del 1953, Castro aveva tentato di rovesciare il potere con una rivolta rivelatasi fallimentare, ma questa azione rappresentò comunque la nascita ufficiale del suo partito rivoluzionario, il Movimento del 26 Luglio (prende il nome dal giorno della rivolta).
I propositi che si proponeva Castro erano quelli di riportare la democrazia a Cuba e di attuare riforme economiche e civili. Voleva, inoltre, eliminare il controllo statunitense sull'economia dell'isola.
Imprigionato e poi esiliato, Fidel aveva continuato a tramare e ad organizzarsi per rovesciare la dittatura cubana.
Nel 1956, insieme al fratello Raul e a un manipolo di appena 80 uomini, lasciò il Messico via mare per dirigersi su Cuba, dove approdò il 2 Dicembre sulla spiaggia di Las Coloradas. 
Nel primo scontro, i rivoluzionari furono sconfitti dall'esercito di Batista; tuttavia riuscirono a penetrare nella fitta giungla cubana della Sierra Maestra dove poterono organizzarsi meglio, reclutando altri soldati e procurandosi più armi.
Grazie alla propaganda ideologica e al supporto degli abitanti dell'isola di Cuba, gli 80 uomini di Fidel crebbero fino a diventare migliaia di soldati desiderosi di sconfiggere Batista. 

Teatro di guerra furono soprattutto le montagne cubane e la fitta boscaglia della Sierra Maestra dove più più volte i guerrilleros, sotto il comando di Camilo Cienfuegos, Juan Almeida Bosque ed Ernesto "Che" Guevara, riuscirono a sorprendere gli uomini di Batista e a sabotarne i centri di comunicazione. 
Nell'estate del 1958 Fidel e Raul Castro misero in atto un'offensiva coordinata che prevedeva attacchi da sud a nord e da ovest verso la capitale dell'Avana.
Il 30 Dicembre 1958 Camilo Cienfuegos sconfisse un'unità militare composta da 300 uomini nella battaglia di Yaguajay. Il giorno dopo, il 31 Dicembre, tre unità di guerrilleros annientarono l'esercito governativo nella battaglia di Santa Clara
Appresa la notizia, Batista lasciò l'isola e si ritirò in esilio nella Repubblica Dominicana. 
Le forze rivoluzionarie di Castro entrarono ufficialmente a l'Avana il 2 Gennaio 1959.

La popolazione cubana aveva supportato l'esercito dei rivoluzionari perché gli era stata promessa la libertà e la democrazia. Fidel Castro, invece, allineò le proprie posizioni politiche con quelle dell'Unione Sovietica e dei paesi filo-marxisti, imponendo sull'isola un governo di tipo dittatoriale comunista.

venerdì 21 aprile 2017

PROPOSIZIONI DA IMPLICITE AD ESPLICITE ESEMPI

PRINCIPALE

SUBORDINATA IMPLICITA

SUBORDINATA ESPLICITA

TIPO DI PROPOSIZIONE

Paolo ha telefonato

per essere informato

affinché fosse informato

FINALE

Fu arrestato

per aver rapinato una banca

perché aveva rapinato una banca

CAUSALE

Ho talmente sonno

da non poter tenere gli occhi aperti

che non posso tenere gli occhi aperti

CONSECUTIVA

Avvisami

prima di partire

prima che tu parta

TEMPORALE

Speriamo

di arrivare in tempo

che arriveremo in tempo

OGGETTIVA

Ti prego

di fare attenzione

affinché tu faccia attenzione

FINALE

Non sapeva

se accettare l'offerta

se avrebbe accettato l'offerta

IPOTETICA

Non ho capito

di averlo offeso

che l'avevo offeso

OGGETTIVA

Gesticolava

arringando la folla

mentre arringava la folla

TEMPORALE

Fu premiato

per aver salvato quella donna

poiché aveva salvato quella donna

CAUSALE

Partì

pur non avendo salutato tutti

anche se non aveva salutato tutti

CONCESSIVA


mercoledì 19 aprile 2017

RIASSUNTO APPARATO CIRCOLATORIO

Le funzioni dell'apparato circolatorio sono

  • nutritiva=fornire alle cellule le sostanza necessarie (ossigeno, proteine, vitamine, etc.)
  • depurativa=portare via da organi e tessuti i prodotti di rifiuto (anidride carbonica)
  • di difesa dell'organismo (attraverso i globuli bianchi)
  • termoregolatrice=mantenere la temperatura interna del corpo stabile sui 37°
  • regolazione degli apparati (attraverso gli ormoni) 



Gli organi dell'apparato circolatorio sono: 
  • il cuore che pompa sangue nei vasi sanguigni
  • i vasi sanguigni che si dividono in--->  
arterie=portano il sangue ricco di ossigeno dal cuore agli organi
vene=portano il sangue ricco di anidride carbonica dagli organi al cuore
capillari=portano e raccolgono il sangue in ogni punto del corpo


Il sangue compie due circuiti
  • la circolazione polmonare (piccolo circolo) in cui il sangue va dal cuore ai polmoni e viceversa 
  • la circolazione sistemica (grande circolo) in cui il sangue va dal cuore a tutto il corpo

Piccola circolazione--->
1)il ventricolo destro spinge il sangue nei polmoni per ossigenarlo
2)il sangue ossigenato arriva all'atrio sinistro e da qui passa nel ventricolo sinistro
Grande circolazione--->
3)il ventricolo sinistro spinge il sangue attraverso l'aorta in tutto il corpo
4)il sangue torna nell'atrio destro
5)l'atrio destro spinge il sangue nel ventricolo destro (punto 1) e ricomincia il circolo

Il sistema circolatorio viene definito come "sistema chiuso" perché il sangue circola continuamente nei vasi sanguigni senza mai fuoriuscirne. 
Questo però non significa che il sangue non interagisca con altri apparati del nostro corpo---> 
  • c'è interazione coi polmoni dove avviene lo scambio ossigeno/anidride carbonica
  • c'è interazione con l'intestino perché è qui che il sangue preleva le sostanze nutritive da portare agli organi
  • c'è interazione con i reni perché qui il sangue cede le sostanze di rifiuto e l'acqua in eccesso.
Gli scambi con gli altri apparati avvengono tramite i capillari---> 

il cuore pompa il sangue nelle arterie che si ramificano in vasi più piccoli chiamati arteriole, le arteriole si ramificano in vasi ancora più piccoli, i capillari. I capillari si riuniscono poi nelle venule che a loro volta confluiscono nelle vene che riportano il sangue al cuore. 



Il cuore è un muscolo involontario situato nel torace tra i polmoni, leggermente spostato a destra. E' avvolto da una membrana protettiva--> il pericardio.

La frequenza cardiaca è il numero dei battiti al minuto
La gittata cardiaca sono i litri di sangue pompati al minuto

I movimenti del cuore sono 2:
sistole=movimento di contrazione
diastole=movimento di dilatazione

Ciclo cardiaco: il sangue arriva negli atri che si dilatano (diastole), quando sono pieni si contraggono (sistole) e spingono il sangue nei ventricoli che si dilatano a loro volta (diastole) e poi si contraggono (sistole) per spingere il sangue nelle arterie o nelle vene. 

mercoledì 12 aprile 2017

RIASSUNTO MARTIN LUTHER KING

Martin Luther King nasce ad Atlanta, in Georgia, il 15 Gennaio del 1929.
Compiuti gli studi superiori presso il Morehouse College, si iscrive all'Università di Boston dove incontra Coretta Scott che diventerà sua moglie e da cui avrà quattro figli: due maschi e due femmine.
Nel 1954 King è ordinato pastore presso la Chiesa Battista di Montgomery in Alabama.
Le pesanti discriminazioni a cui erano sottoposti gli afro-americani in quel periodo lo spingono a diventare un attivista nella lotta per la conquista dei diritti civili.
Quando Rosa Parks venne arrestata, nel 1955, King guidò l'azione di protesta contro i soprusi dei bianchi: la comunità afro-americana di Montgomery attuò un boicottaggio dei mezzi pubblici che durò ben 382 giorni.
Nonostante i ripetuti attacchi e le minacce ricevute dalla sua famiglia, Martin Luther King non perse mai la fede e la determinazione nei propri ideali, anche quando fu tratto in arresto dalla polizia locale. L'azione di boicottaggio ebbe infine un esito positivo: oltre all'abolizione della segregazione razziale sugli autobus, il boicottaggio ebbe risonanza in tutti gli Stati Uniti e da molte parti si levarono grida di protesta per il trattamento dei neri: la lotta per la conquista dei diritti civili era ufficialmente cominciata.
Divenuto Presidente della Conferenza dei Cristiani del Sud, King adottò subito i metodi di un altro leader pacifista, il Mahatma Gandhi: portò le sue idee in tutto il paese, viaggiò, tenne moltissimi discorsi, incontrò leader politici, pubblicò articoli e libri per diffondere il suo messaggio di pace e libertà.
Il suo discorso più famoso è quello pronunciato a Washington, presso il Lincoln Memorial, davanti a una folla di 250.000 persone. King parlò del suo sogno, della speranza che un giorno i suoi figli avrebbero vissuto in un mondo libero, un  mondo in cui  non sarebbero più stati giudicati per il colore della loro pelle. (A questo link un estratto del discorso "I have a dream")
Nel 1964, a soli 35 anni, fu insignito del Premio Nobel per la Pace.
Venne tragicamente assassinato il 4 Aprile 1968 mentre si trovava sul balcone dell'Hotel Lorraine, a Memphis, dove si stava preparando per guidare un'altra marcia di protesta in difesa dei lavoratori.
E' sepolto presso il King Center, ad Atlanta, dove ogni giorno la sua tomba è meta di pellegrinaggi e omaggi floreali. Il suo epitaffio recita: "Free at last" (Finalmente libero)
Martin Luther King è oggi ricordato in tutto il mondo per i suoi famosi discorsi e per la forza con cui sostenne i principi di uguaglianza e libertà.
Ogni anno, il terzo lunedì di Gennaio, gli Stati Uniti celebrano una giornata di festa in suo onore, il Martin Luther King Day, per ricordare la sua importanza nella storia della nazione.


lunedì 10 aprile 2017

PLINIO IL VECCHIO RIASSUNTO

Nasce a Como nel 23 o 24 d.C. da una famiglia di ceto equestre. Funzionario imperiale, fece parte dell'esercito di Tito e fu uno dei più stretti collaboratori di Vespasiano. Quando erutta il Vesuvio, nel 79 d.C., si trova a Miseno dove ha il comando della base navale. Imbarcatosi per osservare meglio
l'eruzione, muore per asfissia o per collasso cardiaco.

Molte opere di Plinio sono andate perdute. Era un instancabile lettore: impiegava qualunque momento per leggere e, se non poteva farlo personalmente, incaricava qualcuno di leggere per lui.
L'unica opera pervenuta per intero è la Naturalis Historia--> 37 libri riguardanti le scienze della natura (geografia, cosmologia, metallurgia, mineralogia, materiali per le arti, etc.).

Epistola dedicatoria: dedica l'opera a Tito e scrive l'epistola nel 71 in occasione della pubblicazione dell'opera. Nell'epistola espone la novità della sua opera: nessun pregio letterario, solo una descrizione della natura anche nei suoi aspetti più umili, tanto da dover usare termini "rustici" e "barbari". Il lessico è ricchissimo, anche di termini tecnici.
L'opera ha carattere tecnico-scientifico e uno scopo pratico: era una sorta di enciclopedia di carattere "compilativo", ma per noi importantissima perché riporta dati e informazioni di testi ormai perduti.
Plinio non indaga le cause dei fenomeni, ma si preoccupa soprattutto di accumulare quanti più dati e informazioni ha di un determinato argomento. Non è sempre del tutto acritico: contesta e respinge ciò che non gli sembra accettabile, non su base scientifica, ma basandosi sul buon senso.

Mirabilia: grande attenzione di Plinio per fatti straordinaria ed eccezionali. Tramanda notizie curiose e leggendarie derivate anche dalla cultura greca, che nel Medioevo e oltre furono ritenute reali (poi smentite dalla scienza moderna).

Prefazioni-Digressioni: in queste parti dell'opera emerge la personalità di Plinio e il suo moralismo: critica la corruzione dei costumi, l'avidità di ricchezze, la ricerca del lusso e del piacere. Tutte queste cose si accompagnano al progresso della scienza e della tecnica---> atteggiamento antitecnologico di Plinio: la vita dell'uomo può essere migliorata con lo studio della natura, ma ha timori di tipo superstizioso: non bisogna cercare di carpire alla natura i suoi segreti più nascosti. E' favorevole alla ricerca scientifica, ma è contro la tecnologia perché la considera un incentivo all'avidità e all'ambizione che sfocia nel lusso e nella corruzione morale.

lunedì 3 aprile 2017

POSIZIONE DELL'AGGETTIVO NELLA FRASE

L'aggettivo (sia qualificativo che non) può essere messo prima o dopo il nome a cui si riferisce, senza che la sua posizione ne alteri completamente il significato (quando è messo dopo il nome acquista in genere maggior risalto)

Esempio-->
La tua è una bella macchina---> La tua macchina è bella
E' un bravo ragazzo---> E' un ragazzo bravo


Ci sono però dei casi in cui uno stesso aggettivo acquista un significato del tutto diverso a seconda della sua posizione nella frase-->

Vediamo degli esempi per capire meglio:

Un uomo gentile---> un uomo cortese
Un gentil uomo----> un uomo nobile, onesto, dall'educazione impeccabile


Una macchina nuova----> una macchina non usata
Una nuova macchina---> un nuovo tipo di macchina


Un'unica condizione---> una sola condizione
Una condizione unica---> una condizione speciale


Usare colori diversi---> usare colori non uguali
Usare diversi colori---> usare molti colori


Una notizia certa--->una notizia sicura
Una certa notizia--->una notizia vaga, incerta (esattamente il contrario)


C'era una ragazza sola--->c'era una ragazza non in compagnia
C'era una sola ragazza---> c'era soltanto una ragazza


E' una domanda semplice---> è una domanda facile
E' una semplice domanda---> è soltanto una domanda


Betta ascolta qualunque discorso---> Betta ascolta tutti i discorsi
Betta ascolta un discorso qualunque---> Betta ascolta un discorso di nessuna importanza


Farò una cosa qualsiasi---> farò una cosa, non importa quale
Farò qualsiasi cosa---> farò tutto, ogni cosa



sabato 1 aprile 2017

PARAFRASI DIDONE ED ENEA LIBRO IV

Parafrasi del dialogo fra Didone ed Enea - Libro IV
Dal v. 296 al v. 396

La regina ebbe dei presentimenti- perché un'amante non può essere ingannata- e capì subito i progetti futuri e ciò che sarebbe successo, sentendosi troppo tranquilla.
Fu la Fama, portatrice di dolori, ad avvisarla che stavano preparando le navi ed erano pronti a partire.
Didone si aggira inquieta e furente per la città come una Tiade (una Baccante) eccitata quando è il tempo dei riti e il dio Bacco la richiama con fragore sul monte Citerone per le orge triennali.
Parla Didone
Didone si rivolge infine ad Enea dicendogli che forse lui sperava, traditore com'è, di poter nascondere una tale cattiveria e di riuscire ad andarsene da Cartagine senza dare spiegazioni. Poi gli chiede se non servano a trattenerlo il loro amore, il patto nuziale che avevano stabilito stringendosi la mano e il fatto che lei morirà sicuramente di dolore per questo abbandono.
Gli chiede se sia così crudele da prepararsi a partire di notte, d'inverno, quando i venti del nord ostacolano la navigazione. Poi gli domanda se, invece di essere alla ricerca di terre sconosciute e di luoghi lontani, partirebbe davvero per Troia -se fosse ancora in piedi- con il mare in tempesta.
Infine gli chiede se sta scappando da lei.
Poi lo prega, per il proprio dolore e per la mano destra di Enea- visto che nient'altro ha lasciato per sé disgraziata - per la loro unione, per il rito nuziale già iniziato, se un po' del bene di Enea ha meritato, o ha saputo regalargli un po' di dolcezza, di avere pietà di lei e del suo regno e di abbandonare, se le sue preghiere hanno valore, l'idea di partire.
Continua dicendo che a causa di Enea le popolazioni libiche e di Numidia ora la odiano e anche i Titi sono diventati suoi nemici; a causa sua lei ha perso per sempre la sua virtù e l'onore che la caratterizzavano. Gli chiede cosa le accadrà se lui, accolto come un ospite quando era in difficoltà, la abbandona. (Poi sottolinea che ormai Enea si comporta con lei solo come un ospite).
Si chiede cosa potrà aspettarsi ora, perché probabilmente Pigmalione distruggerà le mura della città o forse Iarba, re dei Getuli, la farà prigioniera per costringerla alle nozze.
Prosegue dicendo che sarebbe bello poter stringere fra le braccia il figlio di Enea, poterlo guardare mentre gioca nella corte e rivedere in lui il padre, in modo da non sentirsi abbandonata del tutto.
Questo dice Didone.
Parla Enea
Enea aveva lo sguardo fermo, col pensiero rivolto al proprio dovere, e cercava di contenere il dispiacere che sentiva nel cuore. Poi risponde brevemente a Didone dicendole che lui non potrebbe mai negare tutte le cose buone che lei ha fatto per lui e che mai proverà dispiacere nel ricordare il nome di Elissa, almeno fino a quando ricorderà il proprio nome e lo spirito sarà vivo nel suo corpo. Prosegue dicendo che le spiegherà brevemente cosa è accaduto. Lui non aveva mai pensato di nasconderle la sua partenza e neanche aveva mai pensato di sposarla o di essere arrivato ad un punto così importante della loro relazione. Prosegue dicendo che se i fati gli permettessero di avere la vita che desidera, egli tornerebbe a Troia, dove riposano i suoi cari, per ricostruire la rocca di Pergamo, caduta una volta a causa di Ercole e una volta a causa dei Greci. Spiega che adesso Apollo Grineo e gli oracoli della Licia gli hanno ordinato di andare in Italia e che questo deve essere il suo volere e che quella sarà la sua patria. Poi domanda a Didone perché non lascia che i Troiani trovino una nuova patria in Italia, visto che lei è al sicuro fra le mura di Cartagine, il regno che ama così tanto. Dice che anche i Troiani possono cercare regni sconosciuti. Dice che l'immagine del padre Anchise, ogni volta che scende la notte e le stelle brillano nel cielo, lo rimprovera e lo spaventa adirato per il suo comportamento; trattenendosi a Cartagine sta facendo un torto al figlioletto Ascanio, suo successore del regno d'Italia e delle terre che dal fato sono state a loro destinate.
Continua dicendo che anche Mercurio, inviato da Giove - e lo giura sulla propria testa e su quella di Didone - gli ha ordinato di partire; Enea stesso ha visto il dio coi propri occhi entrare attraverso i muri e ha sentito la sua voce con le proprie orecchie. Conclude suggerendo a Didone di smettere di piangere, perché non è solo per sua volontà che deve recarsi in Italia.
Parla Didone
Didone lo ha ascoltato con uno sguardo adirato, voltando gli occhi di qua e di là, squadrando Enea e infine lo aggredisce chiedendogli se sia davvero figlio di una dea e il capostipite della stirpe dei
Dardani o se se sia piuttosto figlio delle selvagge montagne del Caucaso e sia stato nutrito dalle tigri dell'Ircania. Gli chiede anche perché abbia finto e le abbia riservato un così grande affronto. Si domanda se Enea abbia mostrato dispiacere vedendola piangere o se abbia abbassato gli occhi. E se commosso, abbia anche lui versato qualche lacrima o abbia compatito la sua amata. Dice che non c'è offesa più grave di questa indifferenza. Continua dicendo che lo sguardo di Giunone e di Giove, sovrano dell'Olimpo, non sembrano più esprimere giustizia: ovunque regna una fragile lealtà.
Lei ha accolto Enea quando aveva fatto naufragio e aveva bisogno di tutto e aveva diviso con lui il proprio regno; aveva tratto in salvo le sue navi e salvato i suoi compagni dalla morte. Didone si sente travolgere dalla rabbia. Si lamenta perché Apollo, gli oracoli della Licia e Mercurio, inviato da Giove, gli hanno ordinato di partire. Questa cosa agita gli dei e turba la loro tranquillità. Poi dice di non voler trattenere Enea, non vuole ribattere alle sue parole. Lo invita ad andarsene, a cercare l'Italia spinto dal vento, attraverso il mare. Poi si augura, se gli dei avranno pietà di lei, che Enea possa naufragare sugli scogli e che allora possa a lungo invocare invano il nome di Didone. Gli dice che lo seguirà da lontano con fuochi maligni e che quando la morte sarà sopraggiunta il suo fantasma lo perseguiterà ovunque.
Continua dicendo che arriverà per lui il castigo e che lo sconterà nel regno dei morti.
Conclusione
Didone smette di parlare e fugge via, di schiena, sottraendo il suo sguardo a quello di Enea e lasciandolo lì, timoroso di parlare, ma con la voglia di farlo. Le ancelle accolgono Didone che sviene e la portano sul letto di marmo adagiandola sui cuscini. Enea vorrebbe calmare la sofferenza di Didone e confortarla, allontanando il dolore con le sue parole, ma, con molti lamenti e incerto nel camminare per il grande amore che prova, esegue l'ordine divino e ritorna alla flotta.