martedì 18 marzo 2014

ANALISI POESIA LAVANDARE DI PASCOLI

Parafrasi ed analisi della poesia Lavandare di Giovanni Pascoli



Lavandare di Giovanni Pascoli

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggiero. 

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene.

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
Quando partisti, come son rimasta!
Come l'aratro in mezzo alla maggese



Le Lavandaie  - Auguste Renoir - 1889

Parafrasi
Un aratro resta abbandonato tra il vapore che sale dalla terra di un campo arato solo per metà, mentre da un canale si sentono i tonfi delle lavandaie che sciacquano i panni nell'acqua accompagnandoli con lunghe cantilene. Il vento soffia e fa cadere le foglie dagli alberi e tu, che sei andato via per non tornare più, mi hai lasciata qui, abbandonata e sola come l'aratro in mezzo al maggese.

Analisi stilistica
La poesia è formata da tre strofe (due terzine e una quartina di endecasillabi)
Nelle terzine le rime sono incatenate (aba cbc) e nella quartina alternate (dede) con rima per assonanza (frasca/rimasta). Sono presenti anche due rime interne (sciabordare – lavandare; dimenticato – cadenzato).
La poesia può essere definita circolare perché inizia citando l'aratro e termina con la stessa citazione

Figure retoriche:
Allitterazione in f/s=soffia, frasca
Onomatopea=sciabordare/tonfi.
Chiasmo=vento soffia/ nevica la frasca; tonfi spessi e lunghe cantilene.
Similitudine= come l'aratro in mezzo alla maggese
Metafora= nevica la frasca
Sinestesia= tonfi spessi.

Commento
Il paesaggio descritto dal poeta in questa lirica è un paesaggio rurale immerso in una sfumata luce mattutina.
Il contesto è caro al Pascoli: il mondo contadino, in questo caso la quotidianità delle lavandaie e il loro lavoro monotono e sempre uguale che accompagnano con canti lunghi e ritmati.
Più ampiamente vi si può leggere un senso di smarrimento e di solitudine che pervade chi attende una persona cara. L'aratro stesso diviene il simbolo di questo abbandono: esso giace in mezzo ad un campo arato solo per metà, così come una donna ferita, amata solo per metà, attende senza speranza il ritorno dell'amato.
Nella prima strofa prevale l'aspetto "visivo" del paesaggio: vengono infatti descritti i colori (grigio, nero, il biancore del vapore). Nella seconda strofa prevale invece l'aspetto uditivo (i tonfi, lo sciabordare, le cantilene). Nell'ultima strofa, invece, viene messo in luce il paragone fra l'aratro e le lavandaie.


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